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Perchè baciarti avrei dovuto... e
al sole,
Come bel sogno che nel cor risplende,
Levarti puro e cinto di vïole
Con quella gioia che ogni donna accende.
Se alla conquista, un giorno, del
gran mondo,
Ridente alla gemmante giovinezza
Se nell'ardore d'animo profondo,
Folle di vita, esangue di dolcezza,
Vederti inetto avrei dovuto e
vinto,
E nella lotta torbida cadere
Da un'altra folla, o figlio mio, respinto,
E aver d'angoscia le pupille nere?
Così... come tua madre, o figlio,
un giorno
Sentito avresti l'impeto dei venti
E lampi e insidie e frodi a te d'attorno
E l'ansia di visioni prorompenti,
Ed il martirio de la gente umana
Che avanza, che si affanna e si calpesta,
E vince... i vinti... e nella lotta vana
Davanti all'oro, estatica, si arresta,
E incensa, con turiboli dorati,
I biechi, i vili, i perfidi venduti
E rende schiavi e fa disonorati
Giovani cor, che stanchi... son caduti...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Oh! quieti tempi!... quando
adolescente,
Coi fili dei miei sogni io ricamava
Una gran tela... coloria la mente
La trama dolce, che nel sol raggiava...
E quando bianca risplendea la luna
Io ricercavo il trèmulo giardino
E le sfogliavo tutte, ad una, ad una
Le margherite, ansiosa del destino.
Come triste, fu l'urto!... Allor
piegai
Muta la fronte ove il passato langue
E nel silenzio del tormento odiai
E n'ebbi, il volto, lividito, esangue.
Ecco... perchè ti nego e luce e
vita...
Per non vederti un dì, fanciullo, odiare.
E senza pace, il mio singhiozzo invita
Gli stanchi ed i caduti a vendicare.
Ma largo, allora! E tra i bei sogni
morti,
Deh! fate, questa donna, alfin, passare!
Il viso è scarno e gli occhi sono assorti
Dove può il mondo falso naufragare.