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Roberto, Genoveffa, la Madre Cathiard.
Genoveffa - (annoiata) Ah! sei tu?
Roberto - (alla madre Cathiard, che s'inchina) Buon giorno, madre Cathiard!... (a Genoveffa) Ti disturbo?
Genoveffa - No... Ma perchè non sei restato coi nostri amici?
Genoveffa - Tu vieni per chiacchierare, e questo mi distoglie dal lavoro... (Roberto si avvicina alla tela... Genoveffa la rivolta verso il cavalletto) Ah!... tu vuoi?... No... no!.. non voglio, io….. Ti befferesti di me, ancora... (alla madre Cathiard) Ebbene?... E il paniere di aranci?... (la madre Cathiard fa un gesto significante che se ne era dimenticata, e va a cercarlo in uno stanzino in fondo alla stanza.)
Roberto - Cara mia Genoveffa... i tuoi amici mi irritano... mi fanno male!... Credeva di non poter neppure aspettar la fine della colazione.... E se, or ora, non fossi fuggito dalla sala del bigliardo, dove bevono il caffè, parlando di donne, dell'immortalità dell'anima, del socialismo, del papa, di caccia e di cavalli... credo che sarei scoppiato!... Qui succedono cose terribili... ed ecco di che cosa essi si preoccupano!... Ma come può vivere mio padre presso imbecilli così sinistri?...
Genoveffa - A te, a prima vista, tutti sembrano bestie!... Ma sai che prima di andarsene passeranno di qui?...
Roberto - Ah! ma qui parleranno di arte... poichè pretendono aver delle idee anche sull'arte!... Ma non saranno più odiosi, saranno semplicemente comici!... E la loro comicità mi conforta... mi rende più fiero di me stesso. (la madre Cathiard ritorna col paniere di aranci.)
Genoveffa - Ebbene... prendi un libro… leggi… e sta zitto!... (alla madre Cathiard) A noi due, ora!... (Roberto siede sopra un divano... Genoveffa siede avanti al cavalletto che mette a posto... A Roberto) Ebbene, leggi?
Roberto - (metà serio, metà beffardo) Leggo nel tuo animo!....
Genoveffa - Come sei snervante!... (silenzio. La madre Cathiard prende la posa. Genoveffa paragona il modello con la tela, con leggeri movimenti di testa) Non è uguale... Il capo un po' più a sinistra, più piegato... ancora... Ah! bene... benissimo!.. Non vi movete... (si alza, le accomoda qualche piega della veste, e guarda l'effetto... Facendo il gesto di dipingere). È bella!... che espressione!.... Che disegno!... Che... (finisce con un gesto la frase. Poi si mette a dipingere... Silenzio.) Oh! queste sfumature di vecchio avorio!.. quel viso incavato... quella magrezza estrema!.. È davvero esaltante!.. (silenzio, dopo qualche secondo Genoveffa aggrotta le ciglia, appoggia la tavolozza sulle ginocchia, e diviene sempre più attenta e grave.) Ma no, non è così!.. Non so che cosa ci sia, oggi... Non ritrovo più l'espressione... Madre Cathiard, voi non avete più l'espressione... Avete una cera dura e cattiva, oggi... (gioco di fisonomia della madre Cathiard.) Ma no... ma no... non è così... Non avete più tutto il sentimento..! Prendete un aspetto triste,... molto triste!... Non dovete essere sinistra... dovete esser triste, soltanto molto triste!... Ricordatevi quanto vi ho detto... Fate come se foste molto disgraziata... ed aveste molta miseria ed affanni... Fingete di piangere!... (la fisonomia della madre Cathiard prende una espressione sinistra. Ella dirige su Genoveffa sguardi come di lupa. Roberto che ha tenuto dietro a tutta questa scena si alza) Vediamo... non mi capite? (con una certa impazienza) Come se piangeste!!... Non è difficile!... (l'intensità dello sguardo della vecchia, e la sua fissità, divengono così fastidiosi che Genoveffa tutto ad un tratto ne freme, si alza, ed indietreggia.) Ma perchè mi guardate così?... Non mi avete mai guardata a questo modo!... Siete forse malata?...
Roberto - (intervenendo, severo) - Genoveffa!...
Genoveffa - (irritata) Che cosa vuoi, tu?
Roberto - Oggi sei troppo nervosa... non sei in vena di lavorare... Madre Cathiard, voi potete pure tornare a casa... (la madre Cathiard guarda Genoveffa e Roberto con aria ebete; ora) Sarà meglio... (la madre Cathiard si alza, e si leva gli ornamenti con cui posava).
Genoveffa - Perchè dici questo?... Ma perchè fai ciò?....
Roberto - (imperioso) Te ne prego! Non mi obbligare a far di più!
Genoveffa - (deponendo tavolozza e pennelli, e pagando la madre Cathiard) Ritornerete domani, dunque?
Roberto - (vivamente) Non deve tornar più!
Genoveffa - (impaziente e infastidita) Ma... perchè?
Roberto - (tagliandole la parola) Zitta!
Genoveffa - Sei pazzo?... Che ti piglia adesso? Roberto!... Ah! Roberto!... anche tu hai uno sguardo cattivo!
La madre Cathiard - (ha finito di togliersi di dosso gli ornamenti, ed è pronta ad andarsene) Signorina... signor Roberto... scusatemi!...
Roberto - Andate, ora, madre Cathiard... E non portate con voi da questa casa odio soverchio!... (la madre Cathiard esce lentamente, pesantemente con aria di non capire. Genoveffa ha suonato. Una cameriera si presenta e riconduce via la madre Cathiard, che, prima di sparire, mostra ancora il suo profilo duro, sul fondo luminoso del finestrone del vestibolo.)