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Gli Stessi, Capron, Duhormel, De La Troude.
Duhormel - E noi che credevamo sorprendervi in pieno lavoro, signorina!
Capron - In piena ispirazione!
Genoveffa - Non era in vena questa mane... ho congedato la modella (Roberto è andato alla finestra grande in fondo ove simula di guardare il paesaggio).
De la Troude - (esamina sul muro gli studi) Sempre rivoluzionaria, mia cara Genoveffa!... Impressionista anche, se l'oso dire!.. Del bianco.... del rosa... dell'azzurro!... Che cos'è questo? (indicando una tela) Un molino?...
Genoveffa - Oh! signor De la Troude !... Vedete bene che è una vecchia che raccatta legna!
De la Troude - Toh ! ma guarda!... (si inforca le lenti, e guarda più attentamente) È vero!... Ebbene, a prima vista, questa vecchia, l'aveva presa per un molino!... Del resto, con la nuova scuola ci s'inganna sempre!... Il mare, le vecchie che raccolgon legna, i molini, i giardini, le mandre di pecore, il cielo in tempesta.... è sempre la stessa cosa!... Scusate la mia franchezza, cara fanciulla... ma, lo sapete, in pittura, come in politica, come in tutto.... io sono un vecchio baccellone... sto per la tradizione, io!... Bello, del resto... pieno di luce... di talento!.. (esamina altri studi) Curioso molto!....
Capron - Non l'ascoltate.... Egli si diverte a contradirvi... Eppoi, il nostro la Troude è ciò che i pittori usano chiamare un filistin!
Genoveffa - (a Duhormel) Gradite un po' di birra signor Duhormel?...
Duhormel - Volentieri signorina... (Genoveffa versa la birra) Grazie.
Genoveffa - Perchè mio padre non è venuto qui con voi?...
Duhormel - Hargand sta parlando con Maigret... Sarà qui fra qualche minuto, credo!
Genoveffa - Si sono avute notizie della riunione?
Duhormel - Senza dubbio Maigret ne deve aver portate... Lo sapremo a momenti.
Genoveffa - Ne sono impaziente... ho paura!
Duhormel - Ciò viene male a proposito, infatti... Dovrò rimandare ad altro tempo la grande caccia che volevo offrirvi.
Genoveffa - Anche voi ne temete molto, non è vero?
Duhormel - Molto, no... Non credo che ci sia da allarmarsi troppo.... Ma è certo che la ragione sta per esser messa sottosopra per qualche giorno...
Genoveffa - Mio padre, lui, la vede molto brutta...
Duhormel - Hargand è pessimista... Immagina spesso cose impossibili... Il movimento è più che altro superficiale...
Capron - (che ha lasciato De la Troude) Ma perchè dovrà esservi uno sciopero qui, dove non ve ne sono stati mai?... Vorrei che qualcuno me lo dicesse!...
Duhormel - Evidentemente!...
De la Troude - (sedendosi vicino a Genoveffa) Evidentemente!...
Capron - Eppoi, ammettiamo.. Che cos'è mai uno sciopero?... se innanzi tutto in principio si usasse molta energia, e non si cedesse in nulla!... Che potrebbero questi disgraziati contro l'enorme potenza industriale e finanziaria di Hargand? Ma avrà, egli, l'energia necessaria?...
Genoveffa - (vivamente) Ne dubitate?...
Capron - No, madamigella... mi sono espresso male... Io non dubito dell'energia di vostro padre... che, al contrario, è un uomo molto risoluto e bravissimo... Ci ha dato venti volte la prova di una resistenza ammirabile... sì, ma infine c'è anche un po' di colpa sua in ciò che succede oggi.
Genoveffa - Come sarebbe?
Capron - È un sognatore!... Crede al miglioramento delle classi inferiori!... (leva le braccia al cielo) alla moralizzazione dell'operaio!... Che errore!...
Genoveffa - Generoso, in ogni modo!
Capron - No! signorina, non vi sono errori generosi... vi sono degli errori, ecco tutto!... Vedete, egli ha lasciato invadere la ferriera di troppe novità... ha lasciato svilupparglisi contro i sindacati, le associazioni di ogni sorta, che sono la morte del lavoro, l'indebolimento dell'autorità padronale... il germe della rivoluzione!... Quando si danno venti soldi di benessere o di libertà ad un operaio... egli ne pretende subito dopo per venti lire!... È regola!
Capron - Dipende da che cosa?... No... no!... Lasciategli la briglia sul collo... ed egli si adira... si lancia... non sa più dove va... e tutto spezza!... Da gran tempo l'ho osservato (affermando in aria dottrinale)... Il proletario è un animale ineducabile... inorganizzabile!... Non lo si trattiene che a condizione di fargli sentire, duramente, il morso alla bocca, e la frusta alle reni... Ho già detto tutto questo ad Hargand, tempo addietro... Colla sua mania di emancipazione, i suoi forni, i suoi macelli cooperativi... le sue scuole professionali, le casse di soccorso e di risparmio... le società di previdenza... tutta questa blague socialista – sì, socialista – con la quale invece di fortificare il potere, si rischia di diminuirlo e perderlo... rende difficile, dannosa la situazione anche a noialtri, obbligati ad imitarlo... Deve accorgersi, oggi, che avevo ragione!... (dietro un movimento di Genoveffa) Notate, signorina, che, per questa volta, non credo allo sciopero!.. Come Duhormel, sono convinto che è un movimento fittizio... senza alcuna base seria... per cui sarà facile arrestarlo. Ma vorrei che ciò fosse, pel nostro amico, un avvertimento, una lezione... che comprendesse alfine, che non vi sono altri mezzi per guidare questi bruti, che quello consistente a reprimere senza scrupoli... a metterli fra l'uscio e il muro, com'essi dicono. Ma sul serio, senza debolezze... senza pietà!...
De la Troude - Per l'idea, in tesi generale, avete ragione, caro Capron... benchè, forse, non abbiate detto tutto... Ma qui, la situazione è speciale.. Grazie a Dio! le idee moderne non sono ancora molto penetrate nel paese. Gli arruffapopoli non han fatto breccia... che pochissimo, almeno, sullo spirito dei nostri bravi lavoratori!..
Capron - I nostri bravi lavoratori!... Eh!... Eh!... lo credete sul serio?
De la Troude - Perfettamente...
Capron - E questo Giovanni Roule, che, in pochi giorni, ha saputo trascinare cinquemila operai, che, fino ad oggi, avevan resistito a tutti gl'incitamenti, a tutte le istigazioni a la rivolta?
De la Troude - Un fabbricatore di castelli in aria!... un parolaio!... Non avete detto, che neppur voi ci credete, alla serietà di questo movimento?
Capron - Senza dubbio!... senza dubbio!... Ma intanto Hargand teme l'ascendente di quest'uomo... Pretende che abbia dell'eloquenza... dell'attrattiva.... uno spirito di propaganda e di sacrificio... un gran coraggio!... Ce n'è anche di troppo, siatene sicuro mio caro La Troude, per avvelenare, in poco tempo, tutto un paese....
De la Troude - Ma via!:.. Queste sono qualità esclusivamente aristocratiche e borghesi. Non potrebbero animare il pensiero di un semplice operaio.
Genoveffa - Non sono niente affatto sicura, come voi... Conosco questo Giovanni Roule... è terribile!
De la Troude - No, cara Genoveffa, avete torto di spaventarvi... In fondo gli uomini non sono nulla, poichè è possibile schiacciarli... Le idee sole sono terribili!... Ebbene, dal punto di vista delle idee, la situazione qui, lo ripeto, è buonissima.. Vediamo!... di che si lagnano gli operai?... di che cosa potrebbero lagnarsi?... Sono contenti sempre...
Capron - Troppo contenti!... È questo che rimprovero loro...
De la Troude - Essi hanno tutto... buoni salari... buoni alloggi... buone assicurazioni... e dei sindacati.... cosa che, da parte mia, d'accordo con voi, caro Capron, trovo eccessiva....
Capron - Dite... scandalosa!... mostruosa!..., (si anima) Come?... Degli operai,... dei semplici operai.... gente senza istruzione... senza moralità…. senza responsabilità nella vita… e che non hanno un soldo... e che mangiano, o meglio, bevono tutto quanto guadagnano... man mano che guadagnano, avranno il diritto di unirsi in sindacati, come noi padroni... di difendersi come noi, e contro di noi?... Ma piuttosto che ammettere in loro un diritto così esorbitante, così antisociale... amerei meglio bruciare le mie officine... sì, bruciarle con queste mani!... (dietro un movimento di Roberto) .... Ah, capisco.... voi pretendete...
Roberto - (freddo) Io, signore?... Non pretendo nulla... vi ascolto... continuate dunque!...
Capron - Sì, sì, sì!... pretendete che le idee cambiano, che son cambiate... che cambieranno, un giorno?... Non è questo?...
Roberto - (molto vago) Se volete!...
Capron - Ebbene, questo per me è indifferente!... ciò che voglio constatare è, che gli interessi non cambiano... sono immutabili, mi capite?.... Ora, l'interesse esige che io mi arricchisca in tutte le maniere, e più che posso... Non devo saper altro!... Mi arricchisco, ecco il fatto!... In quanto agli operai?... ricevono il loro salario, non è vero?... Che ci lascino dunque tranquilli!... Ah! voi non penserete neppure, credo, a paragonare un economista e produttore come me, con lo stupido operaio che non sa nulla, che ignora perfino il nome di Giambattista Say, e di Leroy-Beaulieu! L'operaio, mio giovane amico, è il campo vivente che io lavoro e scavo fino a che non trovo il duro!... (animandosi) che sollevo a grosse zolle umane, per seminarvi il grano di ricchezze che raccoglierò, e riporrò nei miei scrigni... In quanto poi alla liberazione sociale... all'eguaglianza.... a – come la chiamate voi? – la solidarietà?... mio Dio! non ci vedo nessun inconveniente che si stabiliscano nell'altro mondo!... Ma in questo... alto là!... Gendarmi... ancora gendarmi... sempre gendarmi!... Ecco, come risolvo io la questione sociale!...
Duhormel - Vi spingete un po' troppo, voi, Capron... ed io non sono invece così esclusivo... Ma pure, non posso negare che, in quanto avete detto, ci sieno molte verità.
Capron - Per bacco!... non sono mica parole campate in aria. Io non son poeta, nè sognatore... sono un economista... un pensatore... e, non ve ne dimenticate, un repubblicano... un vero repubblicano!.... Non è lo spirito del passato che parla in me... è lo spirito moderno... E come repubblicano, mi vedete sempre pronto a difendere le sublimi conquiste dell'89, contro gli appetiti insaziabili dei poveri!...
Duhormel - È certo che non si può cambiar nulla di quanto esiste... In una società democratica ben costruita, abbisognano ricchi e poveri... è evidente!... Che ne sarebbe dei ricchi, se non ci fossero i poveri?... E i poveri, che cosa farebbero, se non ci fossero i ricchi?
Capron - È chiaro….. Ci vogliono i poveri per far capire e sentire ai ricchi il prezzo delle proprie ricchezze... come ci vogliono i ricchi per dare ai poveri l'esempio di tutte le virtù sociali!...
Duhormel - Ammirabilmente riassunto!...
De la Troude - Ecco una frase che dovrebbe servire di epigrafe a tutte le nostre istituzioni.
Duhormel - Ed è così giusta, che voglio farvi una confessione... (movimenti d'attenzione) Ecco... voi sapete che sono cacciatore!... Ora, quando ero povero – (a Genoveffa) poichè sono stato povero, signorina... (bonario) e vedete che non se ne muore – quando ero povero, non potevo ammettere che ci fossero caccie riservate... e, sinceramente, m'indignavo, perchè non si accorda a tutti il diritto di cacciare, almeno, nei terreni dello Stato… Appena divenuto ricco, ho cambiato opinione, tutto ad un tratto...
Capron - Per bacco!... avete aperto gli occhi... avete vista la luce...
Duhormel - Immediatamente ho compreso la utilità economica delle grandi caccie, dove si vede la gente che vi è dedicata spendere trecentomila lire all'anno, per nutrire dei fagiani.
Capron - «L'utilità economica delle grandi caccie», ecco la parola!....
Duhormel - Perchè infine.... la mano sulla coscienza.... è forse un povero – un bracconiere per esempio – capace di spendere trecentomila franchi, per nutrire, in una caccia, dei fagiani?
Capron (a Roberto) - Rispondete a questo giovanotto!...
Duhormel - E questi trecentomila franchi... dove vanno a finire? In mano di tutti.... della massa!
Capron - Ammirate come la società è materna.... anche con un bracconiere.
Duhormel - Beninteso!.... ognuno ne profitta...
Capron - È inconfutabile!... Economicamente scientificamente inconfutabile!... Tutta la questione è là!....
Duhormel - Ed il mio esempio vi prova anche un'altra cosa, che per tutti è cosa facile il divenir ricchi... con l'ordine, l'economia.... ed il rispetto alle leggi....
Capron - Ebbene! Andate un po' a predicar loro queste sane dottrine!... Vi tratteranno da sfruttatore, e vi urleranno la Carmagnole sul viso.... (fa qualche passo furioso, battendo i piedi, con le mani incrociate dietro il dorso. Poi ad un tratto facendo il gesto di prendere per la gola qualcuno) Prenderli pel collo... prenderli pel collo.... non v'è altro mezzo!... (a Roberto che si è avvicinato al gruppo) Sì!... sì, ridete, alzate le spalle!.... voi siete giovane... credete a tutte quelle corbellerie.... ma vi ravvederete!....
Duhormel - Siamo stati tutti come lui... siamo stati tutti come voi, Roberto. È la vita! L'esperienza della vita si incarica però di rettificare le nostre idee e guarirci dalle nostre illusioni... Ah, la vita!... non è sempre piacevole.... sopratutto per noi....
De la Troude - Abbiamo anche noi tormenti, disinganni, sofferenze, affari, gravose obbligazioni di cui i poveri non ne hanno neppure sentore.... Sono liberi i poveri.... Fanno ciò che vogliono.... Non hanno da pensare che a sè stessi... mentre noi... (sospira) Ma ciò che è insopportabile nella nostra situazione, è che non possiamo diventar poveri, anche se lo vogliamo!.... Così, vedete, mia cara Genoveffa... io ho sempre sognato un bel sogno... Vorrei avere un campicello, con una piccola casa, una piccola vacca.... un cavalluccio.... e duemila franchi... non un soldo di più!.. duemila franchi... che guadagnerei coltivando il mio campicello... Esser povero!.... che gioia!.... come sarebbe delizioso!... che idillio squisito e virgiliano!... Non aver più responsabilità sociali.... non più dilatazione di stomaco.... non più nevrastenia.... non più gotta!... poichè i poveri ignorano la gotta, fortunati! – Ebbene, io, neppur per sogno posso essere questo povero felice, candido e sano!
Genoveffa - Chi ve l'impedisce?
De la Troude - Ma, cara ragazza, ho troppe case, castelli, foreste, caccie, amici e domestici.... Sono legato a questo carro: la ricchezza!... (sospirando) Bisogna pure che mi adatti a trascinarlo!... (Capron e Duhormel approvano, sospirando anch'essi, e levando le braccia al cielo).
Genoveffa - (alzandosi e andando verso la porta) E mio padre che ancora non viene!... Sono veramente inquieta!....
De la Troude - (a Duhormel e Capron) Lo vedete.... ella è inquieta?.... I poveri sono mai inquieti, essi?... (si alza) E dire che c'invidiano!... (camminando vede Roberto che è ritornato ad appoggiarsi alla finestra) Perchè restate in un angolo, Roberto? Perchè non dite nulla?
Roberto - (durante tutta questa scena ha dato continui segni di stanchezza) E che potrei dirvi?.... Voi siete gli eterni sordi!... Non sentite nè la preghiera, nè la minaccia!.... Meno pietosi, ma più ferocemente orgogliosi ed aspri, somigliate agl'uomini di cento anni or sono!... Quando la Rivoluzione incombeva su essi... e già erano ghermiti dai suoi artigli, e passava loro sul viso un soffio di sangue.... dicevano come voi: «Ma no, non è niente! Andrà sempre, come sempre è andata! L'ora del povero non verrà mai.» Eppure era venuta.... col coltello in mano!
Capron - Ma che cosa dite mai?... La Rivoluzione?.... l'abbiamo fatta noi!
Roberto - L'avete fatta voi!.... ma oggi, vostro malgrado, essa vi trascina!... (si ode un confuso mormorio, clamori ancora lontani, canti. Roberto apre la finestra, e, con la mano in direzione dei rumori) Sentite qualche cosa?.... (tutti sporgono il capo verso la finestra).
Roberto - È la povertà che s'avvicina ... (silenzio nella stanza. I rumori si avvicinano. I canti si precisano. Tutti e tre ascoltano col collo sempre più teso, immobili, pallidissimi). È la miseria che viene!... La miseria che voi negate, signor De la Troude... La miseria che voi coltivate, che sollevate in forma di grosse zolle rosse, signor Capron (i gridi di «viva lo sciopero» si distinguono sempre meglio). La sentite ora?.. Viene qui oggi.... domani sarà da voi.... domani sarà in ogni luogo!... (fra il sordo rumore, lo scalpiccio d'una folla in cammino, si sente distinto il ritmo della «Carmagnole»). Credo infatti, signor Duhormel che la vostra caccia sia un po' compromessa.... (chiude la finestra) Ed ora, è finito?.... Non parlate più?.... E il vostro ardore di combattimento.... il vostro eroismo?... È già scomparso?... Che!... È bastato che qualche povero cantasse per la strada... perchè voi subito ve ne stiate là... silenziosi.... e pallidi di terrore!....
Capron - Di terrore?.... Ma che cosa dite!... Voi!.... Io!.... Ah! per esempio…. (il rumore, i clamori aumentano. Mostrando il pugno alla finestra) Miserabili!....
De la Troude - (dominando la propria paura) Ma lasciate andare!... Sono ebbri!
Roberto - Ebbri? Può essere.... Ma di che? Lo sapete?
Capron - Ah! mi fate imbestialire, alla fine, voi! Perchè state qui oggi?.... Perchè siete qui?.... È chiaro, adesso!.... Ah! ah! son vostri amici coloro!... e voi siete venuto.... per bacco!
Roberto - Signore calmatevi!....
Duhormel - Ma via!.... ma via!.... Non è una cosa seria!.... Non posso ammettere che sia seria!.... Scherzano!....
Genoveffa - (ansiosa, cogli occhi sempre verso la porta). E mio padre!... Mio padre che ancora non si vede!
Capron - Hanno chiusi i cancelli del castello?
Genoveffa - (atterrita, suona e va nel vestibolo e si china sulla balaustra dello scalone) Giuseppe!.... Adele!.... Battista!.... (si china ancora più) Chiudete i cancelli.... fate chiudere i cancelli.... (agitata e tremante rientra nello studio, ove Roberto cerca di calmarla) Dio mio!.... Dio mio!...
Capron - Purchè ci sia possibile ritornare a casa!... (Hargand compare) Ah! finalmente, ecco Hargand!...
Genoveffa - Mio padre!.... mio padre!.... (tutti attorniano Hargand).