Louise Michel
La comune
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PARTE PRIMA L'agonia dell'Impero

VI. La guerra. – I dispacci ufficiali.

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VI.
La guerra. – I dispacci ufficiali.

Napoleone III aveva avuto il 2 dicembre, il suo 18 Brumaio: voleva il suo Austerlitz. Gli è perchè in principio anche le disfatte si tengono in conto di vittorie. Allora quelli stessi, che durante la sommossa avevano gridato: Pace, Pace, Pace!, e quelli che avevano scritto: «Noi andremo a Berlino come in una passeggiata militare», si levarono non volendo invasioni.

Il sentimento popolare era con loro, quasi indovinando sotto le imposture officiali la verità, che si mostrò poi inevitabile il giorno infausto della pubblicazione de' dispacci ufficiali.

Dall'inchiesta ufficiale sulla guerra, ordinata nel '71, appariva la verità tale e quale la si giudicava dalle cose. Ecco quali erano i rapporti inviati dalle provincie dell'Est al ministro della Guerra, il quale assicurava che neppure un bottone di una ghetta mancava all'esercito e faceva buon mercato dei reclami.

«Metz, 19 luglio 1870.

«Il generale de Failly mi previene che i 17 battaglioni del suo corpo d'armata sono arrivati: ed io trascrivo qui sotto il suo dispaccio che ha carattere d'urgenza.

«Nessuna risorsa; non un centesimo in cassa in dosso. Io reclamo del denaro sonante. Noi abbiamo bisogno di tutto sotto ogni rapporto. Mandate delle vetture per lo stato maggiore; nessuna ne ha, mandate anche carri d'ambulanza».

Il 20 luglio seguente, l'intendente generale Blondeau, direttore amministrativo della guerra, scriveva a Parigi.

«Metz, 20 luglio 1870, ore 9,50 del mattino.

«Non abbiamo a Metz zucchero caffè; riso acquavite; poco lardo e biscotto. Mandate subito almeno un milione di razioni verso Thionville».

Il generale Ducrot, lo stesso giorno scriveva al ministro della guerra.

«Strasburgo, 20 luglio 1870, ore 7,30 di sera.

«Domani ci saranno appena 50 uomini per guardare la piazza di Neuf-Brissac e il forte Mortier. La Petite Pierre e Lichlemberg sono parimenti sguarniti. È la conseguenza degli ordini che noi eseguiamo. Sembra positivo che i Prussiani siano già padroni di tutta la linea della Foresta Nera».

Ai primi di Agosto meno di duecentoventimila uomini difendevano le frontiere.

La guardia mobile, che fino allora era stata adoperata solo nei casi di rivolta per mitragliare e che in tempo di pace non figurava che sui registri del ministero della guerra, fu equipaggiata.

Parigi apprendeva, non si sa come, che un certo generale non aveva potuto trovare le sue truppe. Ma nessuno poteva credere questa fandonia: bisognò però, molto più tardi, riconoscere che la cosa era vera, leggendo nell'inchiesta sulla guerra del '70

«General Michel, Parigi.

«Sono arrivato a Belfort, non trovata mia brigata, non trovato generale di divisione. Che debbo fare? Non so dove siano miei reggimenti».

Sempre secondo le notizie ufficiali, gli invii richiesti d'urgenza dal generale Blondeau il 20 luglio, non erano ancora giunti a Thionville il 24: cosa attestata dal generale comandante il corpo d'armata, al maggior generale a Parigi.

«Thionville, 24 luglio 1870, ore 9,12 del mattino.

«Il corpo non ha ancora cantine, ambulanze, vetture per i corpi e lo stato maggiore: tutto è completamente sfornito».

L'incredibile dimenticanza continua.

«Metz, 24 luglio 1870, ore 7 di sera.

«Il corpo parte domani; io non ho infermieri, impiegati di amministrazione, cassoni d'ambulanza, fieno di campagna, treni, istrumenti da peso, e alla 4a divisione di cavalleria non ho neppure un funzionario».

La serie continuai in luglio e agosto, senza interruzione. Fatalità, follia, ignoranza? I dispacci fanno credere ad incuria.

«Sottointendente alla guerra, 6a divisione, ufficio sussistenza, Parigi.

«Mezieres, 25 luglio 1870, ore 9,20 mattina.

«Non abbiamo nella piazza di Mezieres biscotti carni salate».

«Colonnello direttore Parc, corpo.

«Le munizioni dei cannoni a palla non arrivano».

«Maggior generale alla Guerra, Parigi.

«Metz, 27 luglio, ore 1,15 sera.

«I distaccamenti che raggiungono l'armata continuano ad arrivare senza cartucce e senza accampamento».

«Maggior generale alla Guerra, Parigi.

«Metz, 29 luglio 1870, ore 5,36, mattino.

«Manco di biscotti per marciare avanti».

«Il maresciallo Bazaine al generale Ladmirault a Thionville.

«Boulay, 30 luglio 1870

«Voi dovrete aver ricevuto il foglio d'ordinanza N.°5, nel quale vi si avvisa di grandi movimenti di truppe nella Sarre; e dell'arrivo del re di Prussia a Coblentz. Io ho visto ieri l'imperatore a Saint Cloud; nulla è ancora deciso sulle operazioni che dovrà intraprendere l'armata francese. Pare tuttavia che si propenda verso un movimento d'offensiva in avanti del corpo».

Ed è in questo stesso momento che Rouber diceva al suo sovrano: Grazie alle vostre cure, la Francia è pronta!

Presto però, ci si ravvide che nulla c'era di pronto, neppure la decima parte del necessario.

Mentre,questi dispacci, allora secreti, venivano scambiati, i pochi uomini disseminati lungo la frontiera, sparivano contro il numero dei soldati di Guglielmo.

Quarantamila Prussiani, seguendo le rive della Lauter, vi incontrarono delle bande sparse, che schiacciarono, passando; e che componevano la divisione del generale Donay.

A Froeschwiller, Mac Mahon, appoggiato da un lato su Reichshoffen, dall'altra su Elsauhaussen, aspettava ansiosamente De Failly che non veniva, senza accorgersi che a poco a poco, a gruppi insignificanti, i soldati Prussiani montavano riunendosi nella pianura; era l'armata di Federico di Prussia. Quando furono riuniti 120 mila uomini, con 400 cannoni, attaccarono sfondando contemporaneamente le due ali dei francesi. Mac Mahon fu così sorpreso con 40 mila uomini. Allora, come sempre, i corazzieri si sacrificarono: è la famosa carica di Reichshoffen.

Lo stesso giorno, a Forbach, disfatta del corpo.

Lo sfacelo si avvicinava in fretta.

I dispacci si inseguono, sconfortanti.

«Verdun, 7 agosto, ore 5,45 minuti di sera.

«Manca a Verdun come approvvigionamento: vino, acquavite, zucchero, caffè, lardo, legumi secchi, carne fresca; preghiera di procedere d'urgenza per le quattromila guardie mobili senza armi».

Niente poteva essere inviato come lo prova il seguente dispaccio.

«Intendente corpo, alla Guerra, Parigi.

«Campo di Chälons, 8 agosto 1870, ore 10,52 mattino.

«Ricevo dall'intendente in capo dell'armata del Reno la domanda, di 500.000 razioni di viveri da campagna. Io non ho una razione di biscotto, viveri da campagna all'infuori di zucchero e caffè».

La dichiarazione sulla situazione del generale Frossard non lascia alcun dubbio.

«L'effettivo totale arrivava, dice egli, appena a 200.000 uomini al principiare; dopo l'arrivo dei diversi contingenti potè ascendere a 250.000, ma non oltrepassò mai questa cifra. Lo stato maggiore generale accusa presenti 243.171 uomini il primo agosto 1870.

«L'organizzazione materiale era incompleta, i comandanti dei corpi d'armata non avevano ancor conoscenza di nessun piano di guerra. Noi sapevamo solo che andavamo incontro ad eserciti tedeschi forti di circa 250.000 uomini, che potevano essere da un momento all'altro aumentati del doppio».

Possiamo leggere sulle «Fortezze francesi durante la guerra del 1870» del tenente-colonnello Prevost una testimonianza non meno terribile:

«Quando fu dichiarata la guerra alla Prussia, nessuna città di frontiera possedeva armamento conveniente, specialmente per l'artiglieria; i pezzi rigati, e i cannoni nuovi vi erano rari; la stessa cosa per ciò che riguarda le munizioni, i viveri e gli approvvigionamenti d'ogni sorta».

Nelle opere del generale di Palikao, si trova questa lettera d'un ufficiale generale.

«Dal mio arrivo a Strasburgo (circa 12 giorni) io sono colpito dall'insufficienza dell'amministrazione e dell'artiglieria. Voi stenterete a credere che a Strasburgo, questo grande Arsenale dell'Est, ci fu impossibile di trovare degli aghi, delle ruotelle, e delle capocchie mobili per i nostri fucili.

«La prima cosa che ci dicevano i nostri comandanti delle batterie mitragliatrici, era di tener da conto le munizioni perchè non ce n'erano. Difatti alla battaglia del 7, le batterie di mitragliatrici e altre hanno abbandonato, per lunga pezza, il campo per andare in cerca di nuove munizioni al parco di riserva, ch'era a sua volta assai mal fornito.

«Il giorno 6, essendo stato dato l'ordine di far saltare un ponte, non si trovò in tutto il corpo d'armata, al genio, all'artiglieria, della polvere da mina».

I Prussiani entrarono in Francia contemporaneamente da Nancy, Toul, Lunèville.

Federico marciava su Parigi inseguendo Mac Mahon, che stupido e testardo invocava Nostra Signora d'Auray; o forse d'accordo con Eugenia, che chiamava sua guerra questa disastrosa sequela di sconfitte, invocava qualche madonna andalusa.

Il giovane Bonaparte, che noi chiamavamo il piccolo Badingue, e che i vecchi sbracati chiamavano anticipatamente Napoleone IV, raccoglieva neghittosamente cartuccie vuote, nei campi dopo la battaglia, in quell'età, in cui tanti giovanetti eroici combattevano come uomini, nei giorni di maggio.

Il grottesco si confondeva coll'orribile.


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