Louise Michel
La comune
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PARTE TERZA LA COMUNE

I. Il 18 marzo.

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PARTE TERZA
LA COMUNE

I.
Il 18 marzo.

La germination extraordinaire des idées nouvelles les surprit et les terrifia, l'odeur de la poudre troubla leur digestion; ils furent pris de vertige et ils ne nous le pardonneront pas.

(J. B. ClÉment, La Revanche de la Commune.)

Aurelle de Paladine comandava, senza che essa volesse obbedirgli, la guardia nazionale di Parigi, la quale aveva scelto Garibaldi.

Brunet e Piazza, ugualmente scelti per capi, il 28 gennaio dalle guardie nazionali e che erano condannati dai consigli di guerra a due anni di prigione, furono messi in libertà la notte dal 26 al 27 febbraio.

Non si obbediva più: i cannoni della piazza dei Vosgi che il governo mandava a prendere dagli artiglieri, sono rifiutati senza che questi osino insistere e sono trascinati sulle alture Chaumont.

I giornali che la reazione accusava di parteggiare col nemico, Le Vengeur di Félix Pyat, Le Cri du Peuple di Vallés, Le Mot d'Ordre di Rochefort, fondato il giorno dopo l'armistizio; Le Père Duchesne di Vermesch, Humbet, Maroteau e Guillaume; La Bouche de Fer di Vermorel; La Féderation di Odysse Barst; La Caricature di Pilotelle, erano sospesi dal 12 marzo.

Gli affissi sostituivano i giornali e i soldati allora difendevano contro la polizia quelli in cui si diceva loro di non sgozzare Parigi, ma di aiutare a difendere la Repubblica.

Il signor Thiers, il cattivo genio della Francia, avendo il 10 marzo terminato le sue peregrinazioni, Giulio Favre gli scrisse la seguente incredibile lettera.

Parigi, 10 marzo 1871, mezzanotte.

«Caro presidente ed eccellente amico, il consiglio riceve con immensa gioia la notizia del voto dell'assemblea.

«È alla vostra infaticabile devozione che ne rimette l'onore, e esso vede un motivo di più di riconoscenza verso di voi; io me ne rallegro sotto tutti i punti di vista; è la ricompensa della vostra unione con l'assemblea; vi riconduce a noi e vi permette, infine, di raggiungere il compimento dei nostri differenti doveri.

«Noi abbiamo da rassicurare e da difendere il nostro povero paese così disgraziato e così profondamente turbato.

«Noi dobbiamo cominciare dal fare eseguire le leggi. Questa sera noi abbiamo ordinata la soppressione di cinque giornali che predicano ogni giorno l'assassinio: Le Vengeur, Le Mot d'Ordre, La Bouche de fer, Le Cri du Peuple e La Caricature.

«Noi siamo decisi a finirla con le fortezze di Montmartre e Belleville e noi speriamo che ciò abbia a farsi senza spargimento di sangue.

«Questa sera giudicando una seconda categoria degli accusati del 31 ottobre, il consiglio di guerra ha condannato per contumacia Flourens, Blanqui, Levrault alla pena di morte, Vallès presente a sei mesi di prigione.

«Domani mattina vado a Ferrière a intendermela con l'autorità prussiana su gran numero di dettagli.

«I Prussiani continuano ad essere intollerabili, voglio provare a prendere con essi degli accomodamenti che addolciranno la posizione dei nostri infelici concittadini.

«Spero che voi possiate partire domani, sabato. – Troverete Parigi e Versailles pronte a ricevervi e a Parigi qualcuno felicissimo del vostro ritorno.

«Saluti sinceri.

Giulio Favre».

La sera del 17 dei manifesti del governo furono affissi sui muri di Parigi perchè fossero letti presto, ma la mattina del 18 nessuno s'occupava più delle sue dichiarazioni.

Questa pertanto era curiosa; coloro che la fecero credettero di spiegarvi dell'abilità; o, inconsci dei sentimenti di Parigi, parlavano una lingua che nessuno voleva capire, quella della capitolazione.

«Abitanti di Parigi,

«Ci rivolgiamo ancora a voi e al vostro patriottismo e speriamo di essere ascoltati.

«La vostra grande città che non può vivere che con l'ordine è profondamente turbata in qualche quartiere, e il turbamento di questi quartieri senza estendersi negli altri è sufficiente tuttavia per impedirvi il ritorno del lavoro e dell'agiatezza.

«Da qualche tempo, degli uomini male intenzionati, sotto il pretesto di resistere ai Prussiani che non sono più entro le vostre mura, si sono costituiti signori di una parte della città, vi hanno costruito delle trincee, vi montano la guardia, vi forzano a montarla con essi per ordine d'un comitato occulto che pretende di comandare da solo a una parte della guardia nazionale, misconosce così l'autorità del generale d'Aurelle così degno d'essere alla vostra testa e vuole formare un governo legale istituito dal suffragio universale.

«Questi uomini che vi hanno già causato tanto male, che avete dispersi voi stessi il 31 ottobre, si vantano di difendervi contro i Prussiani che non hanno fatto altro che apparire entro le vostre mura, e la cui partenza definitiva è ritardata dai disordini, puntando dei cannoni che, se avessero sparato non avrebbero fatto che mitragliare le vostre case, i vostri fanciulli e voi stessi.

«Infine compromettono la Repubblica invece di difenderla, poichè, se si stabilisse nell'opinione della Francia che la Repubblica è la compagna necessaria del disordine, la Repubblica sarebbe perduta. Non credete loro; ascoltate la verità che vi esponiamo con tutta sincerità.

«Il governo istituito dall'intera nazione avrebbe già potuto riprendere i suoi cannoni rubati allo Stato e che in questi momenti non minacciano che voi; – togliere questi ricordi ridicoli che non arrestano che il commercio e mettere nelle mani della giustizia quei criminali che non temono di far succedere la guerra civile alla guerra con lo straniero; ma esso ha voluto dare agli uomini ingannati il tempo di separarsi dagli ingannatori.

«Tuttavia il tempo che si è dato agli uomini di buona fede per separarsi dagli uomini in mala fede è rubato al vostro riposo, al vostro benessere, al benessere della Francia intera; non occorre dunque prolungarlo indefinitamente.

«Finchè duri questo stato di cose il commercio è arrestato, i negozi deserti, le ordinazioni che vengono da ogni parte, sospese, il credito scomparso, i capitali necessari al governo per liberare il territorio dalla presenza del nemico esitano a presentarsi. Nel vostro interesse stesso, in quello della vostra città, come in quello della Francia, il governo ha deciso di agire. I colpevoli che hanno preteso di istituire un governo stanno per essere abbandonati alla giustizia regolare. I cannoni rubati allo Stato stanno per essere ristabiliti negli arsenali, e, per eseguire questo atto urgente di giustizia e di ragione, il governo conta sul vostro concorso.

«Che i buoni cittadini si separino dai cattivi, che essi aiutino la forza pubblica in luogo di resisterle; essi affretteranno così il ritorno dell'agiatezza nella città e renderanno un servigio alla Repubblica stessa che il disordine rovinerebbe nell'opinione della Francia.

«Parigini, noi vi teniamo questo linguaggio perchè stimiamo il vostro buon senso, la vostra saggezza, il vostro patriottismo: ma, dato questo avvertimento, voi ci approverete d'aver ricorso alla forza, perchè occorre che l'ordine, condizione del vostro benessere, rinasca intero, immediato ed inalterabile.

Parigi, 17 Marzo 1871.

Thiers, Capo del Potere Esecutivo».

Si pensava al proclama di Thiers molto meno di quanto ci si sarebbe occupati d'un proclama del re Dagoberto.

Tutti sapevamo che i cannoni che si dicevano rubati allo Stato, appartenevano alla guardia nazionale e che renderli allo Stato sarebbe equivalso aiutare la restaurazione.

Thiers era caduto nel suo proprio agguato, le bugie erano troppo evidenti, le minacce troppo chiare.

Giulio Favre racconta con l'incoscienza data dal potere la provocazione preparata.

«Vinoy, dice, volle che si intraprendesse la lotta col sopprimere la paga della guardia nazionale; noi credemmo questo mezzo più dannoso d'una provocazione diretta».

La provocazione diretta fu dunque tentata; ma il colpo di mano tentato in piazza dei Vosgi aveva dato l'allarme. Si sapeva da quanto era avvenuto il 31 ottobre ed il 22 gennaio, di che cosa erano capaci i borghesi spaventati dallo spettro rosso. Si era troppo vicini a Sedan e alla capitolazione perchè i soldati, fraternamente nutriti dagli abitanti di Parigi facessero causa comune con la repressione. – Senza una pronta azione si sentirà, disse Lefrançais, che, come al 2 Dicembre è finita per la Repubblica e per la libertà.

L'invasione dei sobborghi per parte dell'armata si fece nella notte dal 17 al 18; ma, malgrado alcuni colpi di fucile dei gendarmi e delle guardie di Parigi essi andarono d'accordo con la guardia nazionale.

Sull'altura era un presidio del 61° che vegliava al n. 6 della via dei Rosiers; vi andai dalla parte di Dardele per una comunicazione e vi rimasi.

Due uomini sospetti che vi si erano introdotti durante la sera erano stati inviati sotto buona scorta al municipio dove essi reclamavano d'essere condotti e dove nessuno li conosceva; vi furono custoditi ed evasero il mattino durante l'attacco.

Un terzo individuo sospetto, Souche, entrato con un vago pretesto verso la fine della notte, era disposto a raccontar bugie di cui non si credeva una parola. Mentre non lo si perdeva di vista, il funzionario Turpin cadeva colpito da una palla. Il presidio è sorpreso, senza che il colpo di cannone che doveva essere tirato in caso d'attacco desse l'allarme, ma si sentiva che la giornata non doveva finire così.

Io e la cantiniera avevamo già fasciato Turpin strappando la nostra biancheria, quando arrivò Clemenceau, il quale credendo che il Turpin non fosse ancora fasciato, domanda della biancheria. Sulla mia parola e sulla sua di ritornare, discendo l'altura, con la mia carabina sotto il mantello, gridando: Tradimento! Una colonna si formava, tutto il comitato di vigilanza era , e Montmartre si svegliava, il tamburo batteva: io ritornavo, infatti, ma con gli altri all'assalto delle alture.

Nell'alba che si levava, si sentiva la campana a martello; noi salivamo a passo di carica sapendo che alla sommità vi era una armata schierata a battaglia. Noi pensavamo di morire per la libertà.

Si era come sollevati da terra. Morti noi, Parigi si sarebbe risollevata. Le folle in certe ore sono l'avanguardia dell'oceano umano.

L'altura era circondata da una bianca luce, un'alba splendida di liberazione.

Ad un tratto vidi mia madre presso di me e provai un'angoscia spaventosa: inquieta essa era venuta; tutte le donne erano salite nello stesso tempo di noi, non so come.

Non era la morte che ci attendeva sulle alture ove già l'armata allineava i cannoni, per unirli a quelli di Batignolles rubati durante la notte, ma la sorpresa di una vittoria popolare.

Fra noi e l'armata, le donne si gettano sui cannoni, sulle mitragliatrici: i soldati rimangono immobili.

Mentre il generale Leconte comanda il fuoco sulla folla, un sott'ufficiale uscendo dalle file si pone davanti alla sua compagnia e grida più forte di Leconte: calcio in aria! I soldati obbediscono. Era Verdaguerre che fu per questo fatto fucilato da Versailles qualche mese dopo.

La rivoluzione era fatta.

Leconte arrestato nel momento in cui per la terza volta ordinava di far fuoco, venne condotto in via Rosiers ove fu raggiunto da Clément Thomas, riconosciuto mentre sotto abiti civili studiava le barricate di Montmartre.

Secondo le leggi di guerra essi dovevano perire.

Al Chateau-Rouge, quartiere generale di Montmartre, il generale Leconte indicò l'evacuazione, delle alture. Condotti dal Chateau-Rouge alla via Rosiers Clément Thomas e Leconte ebbero sopratutto come avversarii i propri soldati.

Il muto accumularsi delle torture permesse dalla disciplina militare è causa anche di risentimenti implacabili.

Quand'anche i rivoluzionari di Montmartre avessero potuto salvare i generali dalla morte che ben meritavano, malgrado la condanna già vecchia di Clément Thomas per i fatti di giugno, la collera l'avrebbe impedito: un colpo parte, i fucili si scaricano da stessi.

Clément Thomas e Leconte furono fucilati verso le quattro in via Rosiers.

Clément Thomas morì bene. In via Hondon, un ufficiale che aveva ferito uno de' suoi soldati perchè s'era rifiutato di sparare sulla folla veniva assalito e colpito.

I gendarmi nascosti dietro i boulevards esterni non poterono resistere: Vinoy fuggi dalla piazza Pigalle lasciando, dicevasi, il suo cappello. La vittoria era completa; essa sarebbe stata durevole se dal giorno seguente si fosse partiti in massa per Versailles, ove era fuggito il governo.

Quand'anche molti di noi fossero caduti sul terreno, la reazione sarebbe stata scovata nel suo nascondiglio.

La legalità, il suffragio, tutti gli scrupoli di questo genere che perdono le rivoluzioni entrarono in campo come al solito.

La sera del 18 marzo gli ufficiali che erano stati prigionieri con Leconte e Clément Thomas furono messi in libertà da Jaclard e Fervé.

Non si volevano debolezze crudeltà inutili.

Qualche giorno dopo morì Turpin, felice, egli diceva, d'aver visto la Rivoluzione; egli raccomandò la moglie che aveva lasciata senza risorse a Clemenceau.

Una moltitudine agitata accompagnò Turpin al cimitero.

– A Versailles! gridava Ferré salito sul carro funebre.

– A Versailles! ripeteva la folla. Sembrava di esser già sul cammino, non veniva l'idea che a Montmartre si potesse attendere.

Fu Versailles che venne; gli scrupoli dovevano andare tant'oltre fino ad attenderla.


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