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V.
I primi giorni della Comune a Parigi.
Parigi respirava! Quelli che durante la marea montante guardano venire i flotti che copriranno il loro asilo, sono in una simile situazione. Lentamente ma sicuramente Versailles avanzava. I primi decreti dalla Comune erano la soppressione della vendita degli oggetti del Monte di Pietà, l'abolizione del bilancio dei culti e della coscrizione. Ci si immaginava, e forse ci si immagina ancora adesso, che la Chiesa e lo Stato che col loro mal governo tanti cadaveri trascinano dietro di sè, potessero essere separati; è invece e solamente uniti che devono scomparire.
Poi venne la confisca dei beni di mano morta; furono assegnate pensioni alimentari per i federati nella pugna, pagabili alla moglie, legittima o no, ed ai figli, riconosciuti o no, di ogni federato perito in guerra.
Versailles si incaricò, con le condanne di morte, di quelle pensioni.
La donna, che, poggiandosi su prove irrefragabili, avesse chiesto la separazione di corpo contro il proprio marito, aveva diritto alla pensione alimentare.
Era abolita la procedura abituale, e le parti in causa avevano diritto all'autodifesa.
Divieto di perquisizione senza regolare mandato.
Divieto di accumulare danari, con un maximum di rendita fissato in 6000 franchi all'anno.
Gli onorari dei membri della Comune erano di quindici franchi al giorno, il che era ben lungi dal toccare il massimo.
La Comune organizzò anche una camera di tribunale civile a Parigi. L'elezione dei magistrati e delle giurie. Si pensò subito ad usufruire degli stabilimenti abbandonati dalle Società di lavoro.
Lo stipendio dei maestri fu fissato a duemila franchi all'anno.
Fu inoltre deciso d'abbattere la colonna Vendome, simbolo di forza brutale, affermazione del dispotismo imperiale, e che avrebbe potuto con le sue memorie attentare alla fraternità dei popoli.
Più tardi, per metter termine alle esecuzioni di prigionieri fatte a Versailles, fu votato un decreto che autorizzava a fucilare ostaggi presi fra i partigiani di Versailles: e fu, certo, la sola maniera di diminuire le uccisioni dei prigionieri.
La Comune proibì le multe negli stabilimenti; abolì il giuramento politico e professionale; fece appello ai dotti, agli inventori, agli artisti. E il tempo passava, nè Versailles si trovava più in cattive acque come quando la cavalleria non aveva che ombre di cavalli. Thiers accarezzava, adulava l'esercito, del quale aveva bisogno per i suoi scopi alti e bassi.
Gli oggetti depositati al Monte di Pietà per meno di 25 lire furono restituiti.
Si voleva abolire, come troppo faticoso, il lavoro di notte dei fornai, ma sia la lunga abitudine, sia che fosse veramente più rude il lavoro di giorno, i fornai preferirono continuare come prima.
Dovunque si agitava una vita intensa. Courbet in un caloroso appello diceva: «Ciascuno potendo abbandonarsi, senza ostacoli, alle proprie attività, Parigi raddoppierà la sua importanza, e la città internazionale di Europa potrà offrire alle arti, all'industria, al commercio, allo scambio di ogni sorta, ai visitatori d'ogni paese, un ordine imperituro, l'ordine dei cittadini, che non potrà essere rotto da pretesti di pretendenti mostruosi».
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Parigi ebbe quell'anno una esposizione, ma fatta dal vecchio mondo e dalla diplomazia, l'esposizione dei morti. Centomila e non trentamila cadaveri furono stesi in una Morgue immensa, dentro l'immenso quadro delle fortificazioni.
L'arte fece lo stesso la sua seminagione, la prima epopea lo dirà.
Versailles naturalmente faceva dire che la Comune distruggeva le arti e le scienze; mentre i musei erano aperti al pubblico, come il giardino delle Tuileries e gli altri erano aperti ai bambini.
All'Accademia delle scienze i dotti discutevano tranquillamente, senza occuparsi della Comune, che non gravava sopra di essi.
Thenard, i Becquerel padre e figlio, Elia de Beaumont si riunivano come al solito.
Alla seduta del 3 aprile per esempio, Ledillot inviò un libro sulla medicazione delle ferite sul campo di battaglia; il Dottor Dronet sui diversi trattamenti del colera, argomento tutto d'attualità, mentre Simone Newcombe, un americano, s'allontanava tutt'affatto dal teatro degli avvenimenti, ed anche della terra per analizzare a tavolino i movimenti della luna.
Il Delaunay rettificava gli errori di osservazione metereologica senza preoccuparsi d'altro. Il dottor Ducaime si occupava della nostalgia morale, sulla quale i rimedi morali erano più possenti degli altri: avrebbe potuto aggiungere le conseguenze della paura, la sete di sangue, e le potenze che crollano.
I dotti si occuparono di tutto, in una pace profonda, della vegetazione anormale d'un bulbo di giacinto, agli effetti di una corrente elettrica. Il chimico Bourbouze, impiegato alla Sorbonne, aveva costruito un apparecchio elettrico mediante il quale telegrafava senza l'aiuto di fili conduttori attraverso piccole distanze, e l'Accademia delle Scienze l'aveva autorizzato a fare delle esperienze attraverso i ponti della Senna, essendo l'acqua miglior conduttore che la terra. L'esperienza riuscì, e l'apparecchio fu utilizzato al viadotto d'Auteuil per comunicare con un punto di Parigi, investito dalle truppe tedesche.
Il rapporto terminava con il resoconto di un esperimento fatto sopra un aerostato, per ricevere i messaggi mandati da Auteuil da Boubouze: il pallone fu trascinato via dal vento, un po' meno lontano certo di quello di Andrè ai giorni nostri.
Chevreul, con voce chioccia, pur dichiarandosi partigiano assoluto della classificazione radiaria, riconosceva l'importanza degli studi embriologici.
Dappertutto erano aperti corsi, che secondavano l'ardore di quella gioventù.
Si volevano in un sol momento, arti, scienza, letteratura, scoperte; la vita bruciava; si aveva fretta di scappare dal vecchio mondo decrepito.