Louise Michel
La comune
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PARTE TERZA LA COMUNE

XI. Ultimi giorni di libertà.

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XI.
Ultimi giorni di libertà.

I federati furono eroici. Ma questi eroi ebbero dei momenti dei debolezza, spesso seguiti da veri disastri.

Le case dei liberi tessitori, per quanto il decreto autorizzasse le società operaie a servirsi di quei locali abbandonati, erano state rispettate: anzi, davanti ad alcune case, in certe vie si montava la guardia, per quanto parecchi dei vigliacchi che erano fuggiti, credendo Parigi in pericolo, ritornassero dalla provincia o semplicemente da Versailles: con lo scherno sulle labbra, potevano offrire ospitalità agli spioni del Governo. Ce ne furono in breve delle bande. Alcuni, avendo stabilito il loro domicilio in alcune case di piacere, dovettero essere ricercati dai commissarii della Comune, i quali però, grazie alla complicità delle donnacce di quelle case, non poterono trovare le spie che vi si nascondevano, esponendo se stessi ad accuse fatte di calunnie.

Alcune deliberazioni prese furono anche mandate ad esecuzione. La colonna Vêndome fu rovesciata, ma i pezzi furono conservati cosicchè potè poi essere reintegrata; e davanti a questo bronzo fatidico la gioventù andò continuamente ad inebbriarsi del culto della guerra e del dispotismo.

Forse nell'esagerare i dati delle ecatombe, si attenuava anche questo fatidico slancio.

Il patibolo era stato bruciato, proposto all'indignazione pubblica da una commissione composta di Capellatro, David, André Idjiez, Dorgel, Faivre, Perier, Colin.

Il 6 aprile, alle dieci del mattino, questa macchina infernale, creata pel macello umano, fu bruciata. Era una ghigliottina di nuovo genere, sostituita poi da parecchie altre, più nuove ancora.

Le testimonianze di simpatia giungevano da ogni parte alla Comune, ma non erano che parole: l'incaricato delle relazioni estere, Pasquale Grousset, gridava quindi con ragione nella sua lettera alle grandi città di Francia.

«Grandi città! Non è più il tempo dei manifesti; e tempo di agire; oramai la parola spetta al cannone!

«Già ci significaste abbastanza la vostra simpatia avete dei cannoni e delle munizioni; avanti, o grandi città di Francia!

«Parigi vi guarda, Parigi attende che le vostre forze si stringano addosso a questi vigliacchi assedianti e impediscano loro di sfuggire al castigo che ad essi è riservato.

«Parigi farà il proprio dovere, e lo farà sino alla morte. Ma non dimenticate, o Lione, Marsiglia, Lilla, Tolosa, Nantes, Bordeaux ed altre città, che se Parigi soccombesse per la libertà del mondo, la storia vendicatrice avrebbe il diritto di dire che Parigi è stata sgozzata perchè voi avete lasciato che si consumasse l'assassinio.

«L'incaricato agli affari esteri

Pasquale Grousset».

La lettera di Grousset non potè giungere: solo quelle di Versailles passavano. Quanto alle comunicazioni delle Provincie a Parigi, erano dirette a Versailles dove ingombravano, al castello, la Galleria delle Battaglie.

Malgrado tutto il coraggio dimostrato dai delegati di Parigi in Provincia, da Paolo Mink, fra gli altri, i dispacci di Parigi, tolti all'ufficio ove giungevano, prendevano la via di Versailles.

Il 21 marzo, a mezzogiorno, Thiers, reazionario intero, inviava a Giulio Favre il seguente telegramma:

«Bismark sia tranquillo. La guerra terminerà nel corso della settimana. Abbiamo praticato una breccia dalla parte d'Issy; si sta ora allargandola.

«La breccia alla Muette è cominciata e i lavori sono avanzati; ne intraprendiamo una a Passy e al Point-du-Jour. Ma i nostri soldati lavorano sotto la mitraglia e, senza la nostra grande batteria di Montretout, queste temerarietà sarebbero impossibili.

«Ma opere di questo genere sono soggette a tanti incidenti, da non potersi assegnare un termine fisso al loro compimento. Prego Bismark a nome della Causa dell'Ordine di lasciare compiere a noi la repressione del brigantaggio antisociale che ha preso sede a Parigi da qualche giorno.

«Agire altrimenti cagionerebbe nuovi guai in Europa.

«Si abbia fiducia in noi: l'Ordine sociale sarà vendicato entro la corrente settimana.

«In quanto ai nostri prigionieri vi inviai stamane i veri punti di sbarco; è troppo tardi per ricorrere ai trasporti marittimi.

«I quadri dei reggimenti sono pronti alle nostre frontiere di terra ed i prigionieri giunti, vi saranno passati immediatamente.

«Del resto non li attendiamo per agire, ma è una riserva pronta ad ogni evento».

A. Thiers».

Insensibilmente veniva la disfatta. Alcuni giornali che dapprima avevano avuto un movimento di indignazione contro Versailles, cominciavano ad esortare apertamente al tradimento.

Al Comitato della Salute Pubblica passavano sopratutto coloro che avevano più riguardo della difesa della Comune che della loro memoria: Cournet, Rigaud, Ranvier, Ferré, Vermorel. Vi raccolsero, con la più grande indifferenza gli odii della reazione.

Il vecchio Delescluze era alla commissione della guerra. Il 21 era stato fissato, dalla federazione degli artisti, un concerto alle Tuileries a beneficio delle vedove e degli orfani della guerra.

«Il vostro trionfo sarà quello di tutti i popoli», diceva Delescluze all'armata Comune.


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