Gandolin
Ciarle e macchiette
Lettura del testo

La tribuna della stampa.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

La tribuna della stampa.

 

Tanto era noiosa, quella seduta della Camera, che non ricordo più affatto su che diavolo di soggetto l'onorevole Nervo infliggesse all'umanità uno del suoi più splendidi discorsi.

Un giornalista solo, martire del dovere, faceva quattro righe di resoconto, seminato di sbadigli eroici e di sbagli d'ortografia; gli altri dormicchiavano, sdraiati alla meglio sui cuscini di cuoio.

In mezzo a quella monotonia, ecco, si spalanca l'uscio con una certa solennità e appare la faccia onesta e sorridente dell'usciere Gaetano, che precede un cosetto vestito di nero, una specie di Leopardi in preparazione, un giovanottino un po' gobbo, paffutello e giallognolo, con piccoli occhi e grandi occhiali, con due labbra infantili, senza ombra di baffi, col mento rotondetto affondato in un solino magistrale, corredato di enorme cravatta nera; soprabito di panno abbottonato, stile del risorgimento nazionale: un tipo: un nuovo.

- Scusi, - dice con voce commossa all'usciere, - dove mi posso sedere?

- Si metta pure dove crede lei, chè tanto, a queste sedute, non viene quasi nessuno.

- Grazie.

- Di niente, s'immagini.

Il neofita, con due orecchi rossi come due pomodori, guarda con la coda dell'occhio a destra e a sinistra, e non vede che individui sdraiati comodamente, i quali lo fissano con curiosità e con un fare leggermente canzonatorio.

Dopo aver meditato a lungo e arrossito parecchie volte, finalmente si decide e, a piccoli passi fatti con cautela straordinaria, quasi camminasse sulle ova, si accosta al primo banco e siede vicino a me, non prima d'avermi detto, con fare cerimonioso:

- Scusi tanto: posso sedere a questo posto?

- Se non hai male alle reni, si, figlio mio! - gli risponde con paterna e incoraggiante bonomia.

Lui si rifà rosso, si mette a sedere e cava fuori un quinternino di carta da lettere e un lapis Faber numero 2. Tanto per darsi un po' di contegno guarda giù nell'aula, con occhi maravigliati, finge di prendere qualche appuntino, poi mi domanda, con voce velata da un leggero tremolìo:

- Perdoni, se la disturbo.... mi farebbe il favore di dirmi chi parla in questo momento?

- Parla il compianto P. C. Boggio.

- Boggio! - esclama lui, esterrefatto; - ma non dicevano che è morto a Lissa?

- Eh, caro mio, si diceva in provincia; - ma se tu badi ai discorsi della gente!...

 

 

Il neofita fa sforzi enormi per capire almeno una frase dell'arringa dell'on. Nervo, ma non c'è caso; alla fine, si rivolge nuovamente a me:

- Dirà che sono seccante.... mi fa il piacere di dirmi il soggetto della discussione?

- Ma tu chi sei?

- Sono Prospero Martucci, corrispondente della Campana di Valdinievole, organo del comizio agrario di Pescia....

- Non mi confondere la testa! è una campana o un organo?

- Campana, Campana!

- Ma tu fai il giornalista per campare, o semplicemente per campanare?

- Ecco: io sono studente di liceo qui, a Roma; ma siccome mi diletto a scrivere, mando una corrispondenza al mese alla Campana: il direttore mi ha scritto di occuparmi anche di politica, e io le confesserò schiettamente che non me ne intendo: vengo qui a formarmi; intende? se lei fosse tanto buono....

- Non seccarmi l'anima con questo lei; alla tribuna della stampa, per tua regola, non si usa che il tu.

- Sa; io non conosco nessuno....

- E io neppure: tutti questi colleghi che dormono, li vedo oggi per la prima volta, poichè tutti i giorni qui si cambia personale. Del resto, le conoscenze alla tribuna son presto fatte. Vieni abbasso, nel salottino ove si fuma, e conoscerai subito una ventina di colleghi.

Lo presi per mano, lo trascinai nel salottino dove si faceva un baccano d'inferno e, intimando silenzio, dissi:

- Signori: ho l'onore di presentarvi un chiarissimo nostro collega, l'illustre scrittore... Scusa: come ti chiami?

- Prospero Martucci.

- Diciamo, dunque, Martucci, corrispondente della Campana di Valdinievole.

A queste parole, tutti gli si precipitano addosso, gli stringono le mani fino a storpiarle, lo abbracciano, gli si appendono al collo, lo baciano sugli occhiali, lo soffocano letteralmente di dimostrazioni d'affetto, di tenerezze, l'assordano con un diluvio di esclamazioni di questo genere:

- Ma dunque è proprio lei, Prospero Martucci?

- Così giovane e già così Martucci!

- Noi tutti non leggiamo altro che la Campana! è il nostro vangelo!

- Che splendido giornale! io sono così abbonato che non cesserò mai di abbonarmi finchè non sarò abbo.... morto.

- Ma perchè.... perchè non fa cinque o sei campane il giorno?

 

 

Il Martucci, intontito, baciucchiato, ballottato dall'uno all'altro, con un sorriso idiota sulle labbra, risponde a monosillabi, mentre uno gli strappa il cappello di mano, dicendogli:

- Dia qua: non stia con quell'impiccio tra le mani.

- Fa tanto caldo! - grida un altro: - si levi pure anche il soprabito.

E in tre o quattro lo sbottonano e lo mettono in maniche di camicia.

- Dica la verità: si sente meglio?

- S'accomodi.

- Facciamolo sedere.

- Dategli un seggiolone d'onore.

Due lo pigliano sotto le ascelle e lo buttano di peso sopra una poltrona.

- Ma no, su quella! - grida un redattore della Gazzetta ufficiale del regno; - è una poltrona che ha le molle rotte: fatelo sedere invece sul sofà.

- Ma io garantisco che sto benissimo....

- Non fare complimenti, pagliaccio!

E lo ripigliano di peso, in due o tre, e lo gettano a sedere sul sofà.

- Non vedete, che resta tra due correnti d'aria? Starai meglio su questa sediolina, invece, qui nel cantone.

- Ma no; prego.... su questo sofà si....

È inutile: vien tolto di peso dal sofà e portato sulla sediolina.

- Stai bene?

- Benone.

- Ma avrai un po' di freddo?

- Per niente.

- Ridategli il soprabito.

Gli rimettono, con premura, il soprabito alla rovescia e poi gli domandano:

- Hai ancora freddo?

- No, davvero.

- Ma sì, che hai freddo! non vedete che ha già le scarpe violacee?... bisogna mettergli un tappeto sui ginocchi.

E tosto metà della figura di Martucci sparisce sotto un tappeto, così che, a una certa distanza pare un idolo egizio.

 

 

Succede un po' di calma relativa, in cui Martucci ci scambia ancora qualche stretta di mano, balbettando:

- Ma loro mi confondono di cortesie, ma loro....

- Sta zitto; - interrompe il cronista della Riforma; - e invece di far dei complimenti stupidi narra la tua biografia.

- Non saprei.

- Come! - esclama un redattore della Tribuna, - tu non hai una biografia?

E tutti gli altri - sull'aria Egli non ha parrucca bionda! della Figlia di M. Angot - in coro:

Egli non ha biografia!

- Te ne faremo una! - ripiglia il redattore della Tribuna, e volgendosi gravemente all'uditorio comincia:

- Signori! egli nacque da poveri ma onesti genitori e fin dalla più tenera infanzia....

In quel punto, la voce dell'usciere Gaetano grida dall'alto della scala:

- Signori: Nervo ha finito; parla Minghetti.

Tutti si precipitano alla tribuna e Prospero Martucci resta solo come un cane, suda peggio di un facchino per liberarsi del tappeto e finalmente sale alla tribuna anche lui e si trova tra il redattore della Tribuna e me.

Visto che io stavo scrivendo, si rivolge al collega della Tribuna e gli domanda:

- Chi parla, adesso?

- Lanza.

- Oh!... io lo credevo morto.

- È il fratello.

- Quale?

- Quello delle candele steariche.

- Ah, ho capito! e quel signore grasso e calvo che sta al banco dei ministri chi è? - domanda, indicando l'onorevole Berti.

- Quello?... diavolo! quello è Brofferio.

- Scusi, - dice Martucci un po' risentito; - quanto a Brofferio, mi ricordo perfettamente di avere letto che è morto tanti anni fa.

- Ma tu, caro mio, confondi con Guerrazzi.

- Domando scusa: mi ricordo bene; il morto è proprio Brofferio.

- Hai ragione, perbacco; sono io che confondo. Quel ministro calvo allora è Guerrazzi.

- Ah, dicevo bene!

 

 

Verso la fine della seduta, il Martucci domanda al suo cicerone:

- Mi farebbe proprio un gran favore, se avesse la compiacenza di mostrarmi il duca di Sandonato.

- Vedi quell'omino con la barbetta nera? - dice il cicerone, indicando la figura sparuta dell'on. Barazzuoli, soprannominato Agonia; - ebbene: quello è il duca di Sandonato.

- Davvero?!... e pensare che me l'avevano dipinto come un omaccione cinque volte più grosso!

- Infatti, è appunto cinque volte più grosso; ma oggi quanti ne abbiamo del mese?

- Quindici.

- Ah, ecco, si spiega! Nei giorni dispari, invece, è così.

 

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License