IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Ninì.
Tranne il dormire, facevano tutto in comune. Parlo di due vecchi procuratori - Lucio Paglia e Alfonso Errera - i quali avevano saputo mettere da parte un bel po' di quattrini, tanto da godersi, nella pace beata dell'ozio, il resto della loro esistenza. Come avevano lavorato assieme per tanti anni, nello stesso studio, così adesso passeggiavano insieme, insieme leggevano, fumavano insieme, mangiavano insieme, insieme bevevano.... Anzi, bevevano fin troppo e si può dire che sei giorni della settimana si alzavano brilli da tavola; allora, gai e ciarlieri, accendevano i sigari e andavano a fare una passeggiata sul Corso. Era, per solito, in quell'oretta gioconda, che nel cervello di Alfonso Errera pullulavano bizzarrie originali, che tosto metteva in esecuzione, senza che il compagno gli si opponesse mai. Anzi, diventava il suo compare, il suo complice.
Certe volte, entrava in tutti i negozi d'orologiaio per chiedere:
- Scusi: ce l'avrebbe una ventina d'ore pomeridiane, magari usate, ma da spender poco?
Un'altra sera, con passo maestoso, s'introducevano in un caffè e, con un mazzo di chiavine, battevano fortemente sopra una tavola. Un cameriere accorreva di corsa e chiedeva a Lucio Paglia:
- Io nulla.
- A me pure: ma con acqua di Seltz.
Quando c'era molta gente e il tabaccaio era in gran faccende, l'Errera entrava in bottega, guardava sul banco, nelle vetrine, dentro le scatole magari e crollava la testa, ripetendo malinconicamente:
- Non ce n'ha!
E il Paglia stando sull'uscio:
- Ce n'ha?
- No: non ce n'ha.
Il tabaccaio, credendo cercassero qualche pipa di vera radica e qualche pacco di sigarette estere, piantava lì ogni altro negozio, esciva dal banco e chiedeva premurosamente all'Errera:
- Che cosa desidera?
- Eh, non ce ne avete!
- Dica: che cosa desidera? - insisteva il tabaccaio.
- Io niente: ma è quel mio amico là fuori che....
Il tabaccaio si dirigeva allora al Paglia:
- Il signore desiderava?...
- Ma se lui dice che non ce ne avete!
- Sentiamo che è, almeno, santo Dio!
- Ecco qua: mi si è rotto un bono da due lire e volevo un po' di margine di francobolli per attaccarlo.
Spesso l'Errera si divertiva a contraffare lo scemo, l'idiota, che si crede un bimbo di quattro o cinque anni.
Tutto dinoccolato e piagnucoloso, si avvicinava a qualche signore dall'apparenza ingenua, gli si appendeva al braccio e, con voce rotta dai singulti, cominciava a tartagliare:
- Ninì! Ninì bello! ha pedduto sua mammà: ci ci, pedduto mammà!... tu tanto bono, attompagna povero Ninì, tasetta bella di mammà sua!
Quel povero signore, con occhi spaventati, guardava esterrefatto quel bimbo barbuto di sessant'anni. Allora l'Errera pestava i piedi e si avvicinava a Lucio Paglia per dire sottovoce all'incognito:
- Abbia pazienza! è un povero matto, che la sua famiglia lascia vagabondare, perchè assolutamente innocuo. Veda un po': abbia la bontà di ricondurlo a casa: abita a piazza di Spagna.... lo conoscon tutti. E non lo contraddica mai; prego. Sa come sono, 'sti poveri scemi!
Preso da un senso di viva compassione, la vittima consentiva pietosamente a fingersi la bambinaia dell'Errera e spingeva la bontà fino a dirgli:
- Vieni, vieni, Ninuccio bello, che andiamo da mammina tua.
L'Errera si faceva trascinare, tutto pendoloni, poi si fermava, inevitabilmente, davanti le vetrine di Cagiati e non c'era più verso di smuoverlo:
-
Voglio un pulcinella: tompera un bel
pulcinella a Ninì!
A scanso di piagnistei, il signore gli comperava un pulcinella da venti soldi; poi l'Errera s'arrestava davanti a un pasticciere:
- Voglio una taramella! Ninì vuole tante taramelle! Tómpramene tante tante!
E il signore comprava un'incartata di paste o di biscotti e l'offriva al vecchio bambinone, che si metteva a piangere mugolando:
- Ninì tanta sete! voglio un taffè e latte!
E il paziente signore lo faceva entrare nel caffè più vicino; ma proprio, quando erano in mezzo alla gente che li guardava, l'Errera si portava le mani alla pancia, pestava i piedi e gridava;
- Ah, tanto male qui! non ne posso più! Ninì vuol fare la....