Gandolin
Ciarle e macchiette
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Il signor Quiproquo.

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Il signor Quiproquo.

 

La scena è allo stabilimento Pancaldi. A destra, caffè buffet, con tenda e tavolini di fuori. Sopra venti persone, in media due pigliano il caffè caldo; e gli altri.... pigliano il fresco. Una donnina dall'abito vistoso e dallo sguardo equivoco, mangia tutta sola a un tavolino separato, servita da quattro camerieri, che le dicono delle freddure prese a prestito dalle conversazioni dei giocatori di biliardo.

A sinistra: sala da ballo, con tre canottieri che dormono sopra i sofà. Nel centro il bureau per gli abbonamenti e la vendita dei biglietti, con diramazioni laterali di casotti di tela per i bagnanti.

Gruppi di signore qua e , sopra sedie impagliate e spagliate, di costruzione solida, medievale, resistenti all'influenza corrosiva del mare.

Gruppi di silenziosi e accaniti divoratori di giornali. Gruppi di fumatori, dediti alla coltura dello sbadiglio. Sciami di bimbi e di bimbe, tutte creatura belle come tanti angioletti, creature sorridenti, deliziose, noiosissime, insopportabili. Esse non fanno che divertirsi nell'innocenza dei loro giocarelli, facendovi arrivare un pallone sul cappello, una trottola sopra uno stinco, un manico di pala sopra un gomito, una canna da pesca dentro un occhio. Tutto ciò con l'incoraggiamento dei padri che, segretamente, eccitano la tenera e inconscia prole contro la categoria degli scapoli. Atroce e scellerata, ma legittima vendetta!

Il cavaliere Ascanio Cacace, con le mani incrociate sull'osso sacro, passeggia pian piano, attraverso i crocchi, fumando una sigaretta high-life, e fermandosi, ogni tanto, per fare quattro ciarle con le sue nuove conoscenze.

Il cavaliere Cacace è un proprietario piacentino, futuro candidato alle elezioni generali, avendo egli il maggior titolo per aspirare alla candidatura: l'età prescritta dalla legge.

La sera avanti, un suo amico, che conosce tutti, lo ha presentato a una cinquantina di persone, tutte più o meno titolate, e il cavaliere Cacace, da venti ore, fa esercizi straordinari di Mnemotecnica5, per non cascare in equivoci tra le sue nuove conoscenze. -

Il cavaliere s'avvicina a un uomo grassoccio, gli stende la mano e gli dice:

- Ha fatto il suo bagno, barone?

- No, - risponde l'altro con una cert'aria di sorpresa.

- La baronessa è rimasta all'albergo?

- Scusi: quale baronessa?

- Sua moglie.

- Le dirò.... mia moglie fa la modista e io sono il segretario dello stabilimento.

- Pardon! - balbetta il cavaliere Cacace e retrocede inorridito.

- Badi, - gli grida una signora piuttosto pingue e provocante.

Il cavaliere si ferma e si vede passare tra le gambe un birichino di quattro anni che insegue un cerchio di legno. Dal bambino il cavaliere crede riconoscere la mamma, si inchina con fare galante e le dice:

- Quanti ne ha, di questi angioletti? Come le somiglia!

La signora si fa rossa, volta la testa dalla parte opposta e si mette a ciarlare sottovoce con un'amica, con frequenti scoppi di risa.

Il cavaliere, per uscire d'impaccio:

- Come si chiama quel caro bambino?

- Le dirò: quel bambino non è mio.

- Oh! guarda un po'! mi pareva tutto suo figlio; si somigliano in un modo strano: già i bambini belli si somigliano tutti.

Le due signore ridono.

Un uomo barbuto, alzando gli occhi dal giornale, dice secco al cavaliere:

- Scusi, sa; ma mia sorella non è maritata e non ha figli.

- Pardon! - borbotta il cavaliere, - è un equivoco: avevo preso la signorina per la contessa.... la contessa.... (grattandosi la fronte e afferrando il primo nome che si ricorda) la contessa Pampaloni.

Le signore, ridendo:

- Il figlio più piccino della contessa.... ha quarantadue anni.

Il cavaliere Cacace saluta e s'allontana.

- Questa volta poi non mi sbaglio! - esclama il cavaliere, scorgendo un giovanotto magro, con la caramella nell'occhio, una giacca di flanella bianca, e un piccolo panama inclinato sull'orecchio, - questo è il direttore del Maroso, quel mattacchione, che iersera mi ha detto tante freddure (correndogli incontro e stringendogli teneramente la mano): Come va, caro direttore?

- Vengo a prendere un bagno di mare, dopo averne preso uno di inchiostro, che io chiamo il mio bagno.... pennale.

- Ah! ah! graziosa, bellissima; quante ce ne ha? ma come fa? dove le va a scavare? Ho letto il suo foglio di stamattina: creda, è una bellezza. Ho visto con piacere che la faccenda d'Egitto sta per aggiustarsi. Purchè li lascino liberi di fare a modo loro! Ah, gli inglesi rendono grandi servigi alla società.

- Ma che dice? gl'inglesi non hanno fatto che atti di prepotenza, di barbarie....

- In realtà la penso anch'io così: ma che vuole? quel brigante d'Araby pascià.... fortuna che ora la Turchia lo dichiarerà ribelle; io lo manderei sulla forca.

- Chi? Araby? ma se è il Garibaldi dell'Egitto! se è il rivendicatore dei diritti di un popolo! un prode, un eroe!

- Difatti, ha i suoi lati buoni.... buonissimi!... C'è nessuna novità? nessun dispaccio?

- Ah! sì: c'è una grande novità: gli inglesi hanno operato uno sbarco sulle rive dei.... Balkani.

Il cavaliere, con accento profetico:

- Io l'avevo sempre detto che sarebbe finita così!

Il direttore del Maroso s'affretta a piantarlo, dicendo:

- Scusi, sono chiamato al telefono. -

Il cavaliere un'occhiata in giro, poi s'avvicina a un signore calvo e panciuto, immerso nella lettura di un giornale. Il cavaliere siede accanto a lui e gli dice:

- Che cosa legge di bello?

- Leggo il Gaulois.

- È un foglio interessante: che ci ha di curioso?

- C'è il processo dell'attrice Minelli, contro il Damala, il marito di Sara Bernhardt.

- Un processo?

- Sicuro! La Minelli dice che ha dato spesso quattrini a Damala, che ha pagato conti del cappellaio, del sarto, del trattore, persino della lavandaia. Gli ha pagato anche il maestro di recitazione. Ora, poichè l'amante suo è marito di un'altra, vuole essere rimborsata e domanda 35 mila lire.

- Bella figura per il signor Damala. Già, questi greci....

- Che vorrebbe dire? - gli chiede il vecchio signore, con voce molto risentita. - Anch'io sono greco (scaldandosi) son di Corfù. -

Il cavaliere, interdetto:

- Ma lei....

- Lei, che cosa?

- Lei è un greco.... antico.

- E lei mi pare uno sciocco moderno.

Voltate le spalle, il vecchio signore si risprofonda nella lettura del Gaulois.

Il cavaliere pensa un poco, fa una crollatina di spalle, s'alza e riaccende la sigaretta. Indi, con fare noiato, va a sedere a un tavolino del caffè, accavalla una gamba sull'altra, e domanda del cognac con ghiaccio.

Mentre aspetta, è colpito dalle maniere, assai disinvolte, della signora che pranza sola.

Il cameriere porta il cognac, e il cavaliere dice, strizzando l'occhio:

- Conosci quella signora?

- Sì, signore.

- Molto?

- Moltissimo.

- Senti: vai a dirle che sarei veramente felice di pagarle da pranzo e da cena.

- Ma lei è matto; per chi l'ha presa? quella signora è.... mia sorella.

Il cavaliere butta mezza lira sul vassoio e scappa.

Al cancello dello Stabilimento, un giovane serio, posato, d'aspetto signorile, ferma il cavaliere. -

- Dove corre, con tanta furia?

- Mi lasci stare, oggi è la giornata delle disgrazie.

- Che le è successo?

- Un'infinità di equivoci. Non sono ancora pratico dei luoghi, della società, e mi ci confondo. Si figuri, che per la prima cosa ho scambiato una bella e graziosa signora, per quella vecchia mummia, che è la contessa Pampaloni....

- Mia madre!

 

 

 

 





5 Nell'originale "mnemotecnia". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]



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