IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il chellerino.
Nella
birreria del Tevere - con servizio di chellerine - c'è un
cameriere che si chiamerebbe Menico se gli avventori non preferissero chiamarlo
con un nome di nuovo conio: il chellerino.
E in verità, a furia di strofinarsi con le gonnelle delle chellerine, alla melensaggine, al noto cretinismo di Menico, s'è aggiunto adesso un certo fare sdolcinato, mellifluo, quasi muliebre, che giustifica a sufficienza il nomignolo di chellerino, ormai passato nel sacro dominio della storia.
Son molti anni che conosco il chellerino, poichè l'ho conosciuto anche nei tempi in cui si chiamava Menico. Era appena venuto di ciociaria e s'era adattato al servizio del barone di Cerami, passando alternativamente dalle funzioni di mozzo di stalla a quelle d'aiuto al cameriere di servizio alla tavola, quando a pranzo c'era più gente del solito.
Circa il servizio da tavola, Menico ha esordito in una maniera splendidissima.
Era un giovedì e nella bella sala da pranzo del barone di Cerami, coi mobili di noce intagliati e i grandi piatti arabo-siculi appesi alle pareti, c'era una decina di convitati, quasi tutti, per via della Camera o del Senato, appartenenti alla politica.
Prima d'andare in tavola, il barone chiama Menico davanti a una credenza e gli dice:
- Tu non avrai altro da fare che servire i vini. Sai leggere, nevvero?
- Sissignore.
- Bene: queste bottiglie hanno ciascuna la relativa etichetta. Vedi? questo è Saint-Julien, questo è Pomard, quest'altro è Chambertin, eccetera, eccetera. Tu prendi la bottiglia, ti avvicini alla destra d'ogni convitato, senza urtargli il braccio o la sedia, versi piano piano e, mentre versi, gli dici sotto voce il nome. Hai capito?
- Non dubiti.
Ci mettiamo a tavola e il pranzo comincia. Menico afferra una bottiglia, s'avvicina al deputato Colaianni, versa del vino e, nel versare, invece di dire: Saint-Julien, si curva all'orecchio del deputato e gli bisbiglia:
L'on. Colaianni si volta e gli risponde:
- Che vuoi?
Ma Menico è già passato all'altro convitato e, nel mescere, gli susurra all'orecchio:
- Onorevole Sidney Sonnino!...
Una sera, verso le otto e mezzo, mentre si versava il caffè, fumando una sigaretta, il barone lo chiama e gli dice:
- Menico: vai un po' a vedere che cosa fanno stasera al Costanzi.
Menico sparisce e non rincasa che.... verso la mezzanotte.
- Dove diavolo sei stato? - gli domanda il barone.
- Dove mi ha mandato lei: al Costanzi.
- Ah! e t'hai goduto, dunque, tutto quanto lo spettacolo?
Menico quasi s'inginocchia:
- No!... mi perdoni, signor barone! ce n'era ancora un atto, ma son venuto via, perchè cascavo dal sonno.
Visto e considerato che l'idiotismo di Menico era cronico, il barone lo licenziò, ma il poveraccio lo assediò con tanti piagnistei, che il barone gli promise di trovargli un posto, e finì per trovargliene uno che gli parve adatto ai mezzi intellettuali del ciociaro.
Si trattava unicamente di stare nell'anticamera d'una signora elegantissima, che riceveva molte visite e che aveva una bellissima casa, senz'avere un casato, poichè sopra le sue carte di visita non si leggeva che questo nome biblico e laconico: Sara. Sara è una delle più piacevoli etére del demimonde romano, di quelle che hanno un certo contegno e riescono perfino, nelle grandi riunioni, a intrufolarsi nella cosidetta buona società.
- Le tue funzioni, - aveva detto Sara a Menico, - sono semplicissime: devi rispondere a chi viene secondo gli ordini e le istruzioni che avrai: sopratutto, non devi vedere e non devi sentire che ciò ch'io voglio che tu veda o senta.
- Stia tranquilla.
Un'ora dopo, Sara si presenta in anticamera e chiama:
- Menico.
Menico la guarda, non si muove e non risponde.
Sara lo richiama e gli fa segno d'avvicinarsi.
- Non avevi sentito?
- Sissignora: ma siccome aveva detto Menico a bassa voce, ho creduto che la signora non volesse che io udissi.
Sara, quasi tutti i giorni dalle dodici alle due, riceveva un dottorino giovane, biondo, bello e pieno di spirito. Era il suo dottore, ma nelle lunghe conversazioni la salute e l'igiene, per solito, non entravano per niente. Sapeva tante graziose storielle, il dottore biondo! E poi faceva la corte, con un garbo!
Un giorno, Menico bussa all'uscio della camera della padrona, che risponde dall'interno:
- Non si può.
- Sono io, Menico.
- Che vuoi?
- Non lo posso ricevere.
- Digli.... quello che vuoi. Trova tu una scusa.
Menico torna in anticamera:
- Signor dottore, la padrona non lo può ricevere perchè.... è malata.
Licenziato da Sara, Menico fu, per qualche settimana, servitore in un albergo di quarta o quinta classe.
Suonano al n. 6 e Menico si presenta al forastiero.
Il forastiero è a letto e, appena giunto il cameriere, si cava un occhio di cristallo e dice:
- Mettilo con precauzione, sul comò.
Menico eseguisce, poi torna a piantarsi davanti al forastiere.
- Che fai?
- Aspetto l'altro.
Adesso, Menico - diventato il chellerino, - è addetto alla birreria del Tevere, ma le sue funzioni sono limitate a cambiare i piatti e le posate, nonchè a essere lo scaricatoio di tutte le bizze delle chellerine. Pure, certe volte ha la vanità di atteggiarsi a vero cameriere, e le chellerine lo lasciano fare quando, nelle ultime ore della notte, non c'è più nulla in cucina, nè di caldo, nè di freddo: allora, anzi, mandano lui a sbrigarsela con l'avventore nottambulo, che per solito è nervoso e pien di malumori.
Menico si presenta col più amabile dei sorrisi.
- Vorrebbe una bistecca? una buona costoletta ai ferri? delle scaloppine....
- Mi rincresce.... ma il filetto è finito!
- Allora, dammi la costoletta.
- Oh, Dio!... l'ultima la ho servita dieci minuti fa.
- Oh corpo di...! vengano, almeno, le scaloppine.
- Si figuri se non gliele darei; ma in cucina non c'è più un solo boccone di carne.
- Dunque, non mi dai niente?
- Le potrei dare.... le posso dare....
- Dunque? sentiamo!
- Le posso dare.... l'indirizzo di un'altra trattoria.
- Se, però, il signore si contentasse di qualche cosa di freddo!...
- Cioè?
- Per esempio.... una granita di limone.
Uno degli avventori prese a proteggere Menico e a dargli qualche soldo di mancia.
Menico era pieno di riconoscenza, per questo suo benefattore, ch'egli non conosceva di nome, ma che sapeva essere cugino d'un altro avventore quotidiano: dell'avvocato Placidi.
E quando il suo mecenate giungeva in trattoria, Menico diceva alle chellerine:
- Presto, presto, ragazze: che c'è il cugino dell'avvocato Placidi.
Ma, sul principiare dell'autunno, il mecenate scomparve, con disperazione grande dell'infelice Menico, che non sapeva darsene pace e spesso esclamava a voce alta:
- Ma che ne sarà successo del cugino dell'avvocato Placidi?
Il mecenate ricomparve quattro mesi dopo, e Menico gli fece una festa da non descrivere.
- Come va che non s'è più visto?
- Ho viaggiato.
- Come! non sta più in Roma?
- No: non sto più a Roma.
- Ah, no?... ma lo è sempre cugino dell'avvocato Placidi?