Gandolin
Ciarle e macchiette
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Questi omacci.

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Questi omacci.

 

Saloncino della marchesa di T**** - luce discreta - caffè, biscotti, maldicenza, thè, bastoncini, di cioccolatte, marrons glacés - membri più autorevoli del petit comité: il commendatore (il quale è anche consigliere d'appello), la contessa Y**** (due bellissimi occhi, e - dicono le male lingue - uno per amante), l'abate (stile reggenza, con tendenze spiccate al nottambulismo), il cavaliere (addetto all'ambasciata e anche alla padrona di casa), altri personaggi interessanti, compresa la tappezzeria.

L'argomento è il divorzio chiesto dalla contessa H****.

La marchesa. - Sono bigotta io? No: religiosa, ah! questo sì, perchè un po' di religione tutti ce l'hanno; ma bigotta, no. Eppure il vostro divorzio non mi va. Ma figuratevi un po' che razza di pasticci! che ne dite, abate mio?

 L'abate. - Perdoni, signora marchesa; m'intendo così poco di queste cose....

La marchesa. - Ma i canoni ecclesiastici?

L'abate. - Sacri, rispettabili, ma.... tanto noiosi!

La marchesa. - Io ripeto che se piglia piede questa faccenda del divorzio, nasceranno troppi pasticci.

Il commendatore. - Già ce n'è tanti! io conosco la pratica per dovere d'ufficio; si figuri, marchesa, che 700 domande di separazione vennero presentate da coniugi che erano uniti solamente da un anno, anzi neppure.

La marchesa. - Che cosa sono poi 700 domande?

Il commendatore. - Aspetti, marchesa, c'è dell'altro ancora; altre 1000 domande furono presentate dai soli mariti.

La contessina. - Birboni!

Il commendatore. - Non tanto; altre 3500 domande furono presentate da entrambi i coniugi.

Il cavaliere. - Ma le cause?

Il commendatore. - 2000 per abbandono, o adulterio, che spesso è tutt'uno. Il resto per sevizie, per incompatibilità di carattere. Su 1200 casi, la domanda di separazione fu accolta con

queste proporzioni: 800 per colpa del marito, 300 per colpa della moglie, 100 per colpa di tutti e due.

La contessina. - Lo dicevo io guardate questi omacci.... ottocento ottocento!

Il commendatore. - Per carità, contessina bella! non facciamo quistione di sessi. Se un marito tradisce la moglie, la tradisce sempre.... con un'altra donna. È naturale! Vede dunque che le partite sono pareggiate. L'equilibrio è perfetto, gli uomini non tradirebbero, se le donne non li aiutassero a tradire.

La marchesa. - Le vostre cifre non mi persuadono ancora. Già me lo figuro! si tratterà di giovanotti oziosi, scapati, farfallini, stufi della moglie, perchè vogliosi d'altri piaceri.

Il commendatore. - E anche viceversa.

La marchesa. - Ammettiamo pure il viceversa. Ma io sostengo che, nella più gran parte dei casi, l'aver denari molti da sciupare, l'abitudine a una vita galante, di facili amori, l'ozio che produce la noia, sono le cause principali di queste separazioni. Guardate, invece, quali radici profonde abbia il sentimento della famiglia nella gente che vive di lavoro.

Il commendatore. - Domando scusa: le cifre dimostrano tutto il contrario: su 9000 domande di separazione, 4000 soltanto sono di possidenti, moltissimi dei quali piccoli possidenti; per le altre 5000 si tratta di gente che non possiede nulla, nulla affatto. Senza contare poi che, in questa categoria, molto spesso la domanda di separazione è sostituita da una coltellata, oppure gli sposi vivono separati soltanto dalla lunghezza d'un bastone.

La contessina. - Con tutto questo, caro commendatore, sono sempre convinta che gli uomini.... Non mi parli degli uomini!... se ne sentono di quelle! C'è ora il caso della baronessa di N**** e una separazione, questa volta, è necessaria.

L'abate. - Ah! è vero: ho sentito raccontare la faccenda. Oh! è un caso molto curioso.

Il commendatore. - La baronessa di N****? quella bionda?... alta?... che va sempre vestita di nero?

La contessina. - Appunto: poveretta! è una grande amica mia: è tanto cara!

La marchesa. - Eppure, passa per noiosa.

La contessina. - Un pochino lo è.... anzi lo è molto. Ma, Dio buono, non è una ragione!

Il cavaliere. - Ne ho sentito parlare anch'io, ma confusamente.

L'abate. - È un soggetto da farsa.

La contessina. - Ma intanto lei ci piange, poverina.

La marchesa. - Sentiamo: che cosa è successo?

L'abate e la contessina. - Dovete sapere che il barone....

L'abate. - Pardon, narri lei, contessina.

La contessina. - Si figuri! lei piuttosto. Conoscerà le cose con più precisione di me.

L'abate. - Dica lei, dica lei, parla tanto bene.

La contessina. - Ma via, andiamo!

L'abate. - Ubbidisco. Il barone dunque non è mai stato un modello di fedeltà. Eppure si circondava di mille precauzioni. La baronessa era felice perchè non sapeva niente. In questi casi l'apparenza fa lo stesso effetto della realtà. Fra le principali precauzioni del barone c'era questa: egli pregava le donnine da lui corteggiate di non scrivergli mai, se non in caso d'assoluta necessità, in ogni modo di firmare sempre con un nome maschile. L'altra sera un fattorino porta una lettera al palazzo. Il barone era fuori, la lettera casca in mano alla baronessa. La busta la insospettisce. Capite? Le solite zampine di mosca. Questo non può essere che un carattere di donna, dice tra .... Lacera la busta e apre la lettera. Ecco che cosa legge:

 

- Caro amico - Iersera non siete venuto! mostro! dalla rabbia ho rotto gli orecchini che mi avevi regalato. Pensa a provvedermene d'un altro paio. E pensa pure che c'è da pagare il conto del modisto. Se non vieni, guai. Il tuo affezionatissimo amico....

 

Margherito.

 

 

 

 


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