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Un vizio di educazione.
Ginesio, da che campa, è vittima della sua cortesia. Se fosse maleducato, a quest'ora saprebbe Dio sa che. Invece, la sua famiglia lo ha dotato d'un'educazione talmente squisita ch'egli è diventato un essere sventurato e insopportabile. I cinesi d'antico stampo, i quali fanno sette inchini, prima di dare il buongiorno, in confronto di lui, son peggio dei visigoti e dei vandali.
Ancora mi ricordo dei tempi in cui Ginesio era mio compagno d'accademia, curvi entrambi sullo stesso banco e sudanti sopra i cinque ordini d'architettura del Vignola, tra le modanature e i triglifi, tra le volute e i moduli.
Ogni tanto, Ginesio perdeva il proprio lapis e mi diceva con la sua vocina giulebbata:
- Scusi.... perdoni.... mi farebbe l'immenso favore di prestarmi il suo signor lapis?
E così a proposito di qualunque oggetto.
- Mi scusi tanto.... prego!... Avrebbe l'insigne cortesia di prestarmi il suo riverito compasso?
Io lo ricambiavo dolcemente, tutte le volte che avevo da riaccendere la sigaretta, dicendogli:
- Dammi un po' la tua signora scatola di riveriti fiammiferi. -
Nell'uscire salutava, non solo il professore, ma tutte le statue, tutti i bassorilievi, tutti i gruppi di gesso, da Ettore e Patroclo al Gladiatore ferito e riserbava l'ultima scappellata per il portinaio.
Un giorno era a dirittura superbo, raggiante. Finalmente era riescito ad abbonarsi a un teatro di prosa per un mese. Ma proprio la prima sera, gli si ammalò una zia e lui non osò uscir di casa. La seconda sera, finalmente, fu padrone di sè stesso! Andò al teatro, s'introdusse nel vestibolo, s'inchinò profondamente ai bollettinai, dicendo:
- Abbiano la bontà di scusarmi.... iersera non ho potuto venire a questo bellissimo teatro, poichè la mia signora zia era malata.
Un bollettinaio lo guardò serio serio e:
- Va bene! passi pure: ma.... che sia l'ultima volta. -
Ginesio ha subìto i quindici giorni della territoriale. Non ci fu verso nè maniera di fargli apprendere il saluto militare. Egli si ostinò a cavarsi il berretto, cosa contraria alla disciplina, e a inchinarsi fino a terra davanti a ogni qualsiasi superiore, dal caporale al colonnello.
Una notte, di sentinella, vide avvicinarsi la ronda e in luogo di dare l'alt chi va là, si cavò il berretto e disse all'ufficiale:
- Felicissima sera, signor tenente; buona passeggiata: si copra bene, perchè stanotte fa un frescolino....
Il tenente lo mise agli arresti.
Una domenica, alla passeggiata pubblica, Ginesio vide da lontano il colonnello che portava a spasso il suo cane. Tosto gli corse incontro, si tolse il berretto, e fece tre inchini:
- Riverito, illustrissimo signor colonnello.
- Che cosa fate? - gridò il colonnello, burbero, davanti a quel tipo a lui sconosciuto: - copritevi, subito.
- Coprirmi davanti a lei? oh, non oserò mai! lei è troppo buono!
- Per ubbidirla, non per altro. E.... come sta la sua signora moglie? sempre bene? e i suoi graziosi figli? Me li riverisca tanto e poi tanto.... Oh, quanto è carino il suo signor cane!
Ebbene: Ginesio ancora non sa capire perchè il colonnello lo abbia messo cinque giorni a pane e acqua.