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L'accattonaggio a Roma non è una piaga sociale: e invece un'industria, esercitata con le forme più ingegnose, da quel tali mendicanti che, come si sa, sono i veri nemici dei poveri.
Tale industria ha tradizioni secolari e sto per dire una consacrazione ufficiale. Gli organici dello Stato pontificio si potevano dividere in tre grandi categorie: gli ecclesiastici, gli impiegati, i poveri.
Oggi, a un disgraziato che non sappia come campare, purchè goda di forti protezioni, si elargisce un posto di scrivano straordinario. Vale a dire, non poca fame e molto lavoro. Il Governo papale, invece, dava un impiego di povero: ossia, l'ozio e parecchi baiocchi. La minestra dei frati era un di più: era la gratificazione, che lo scrivano straordinario, poveraccio, non ha.
Il Dupaty, sullo scorcio del secolo passato, constatò che a Roma vi erano quarantamila poveri, che stavano abbastanza bene, e molti dei quali erano anche ricchi.
Mutati gli ordinamenti, la tradizione viene oggi mantenuta, coi mendicanti dirò così ufficiali, alla porta delle chiese. Se c'è una festa religiosa, un ottavario, una novena, un mortorio, un panegirico o le quarant'ore, i poveri autorizzati, sto per dire, con regie patenti, formano, con le sedie, una specie di viale di mendicità, davanti la porta maggiore del tempio. La folla dei fedeli passa attraverso questa doppia fila di vecchiaia piagnolosa, che ciangotta in vario metro i suoi lai, e i soldini piovono a destra e a sinistra.
Vi sono anche i poveri fissi, che hanno la funzione speciale d'alzare il tendone greve del bussolotto e dare ai devoti in ritardo la notizia si la messa è bbona. Anche questi poveri, come gli altri, hanno delle belle somme alla Cassa di risparmio.
Corre fama, che certune, tra queste vecchie mendicanti, diano alle signore, oltre quelle della messa, altre e più interessanti notizie. Certo è, come ho potuto vedere nelle carte segrete del famoso Pasqualoni, direttore generale di polizia, che i poveri erano anche preziosi ausiliari della squadra politica, per il tramite dei parroci.
Dati
simili precedenti, mi par naturale che nelle vie romane infierisca e prosperi
l'accattonaggio: tanto più che gli indigeni vi sono abituati e che i noiosi
mendicanti mirano di preferenza a sfruttare l'elemento forastiero, che ignora
gli artifizi e si lascia più facilmente commuovere.
Nel centro della città, presso i Bocconi, c'è un grosso forno di pane viennese e di pasticcerie, la cui clientela è in maggioranza alimentata dalle colonie esotiche. Or bene, sul cantone di questo fornaio s'è formata un'intera banda di piccoli straccioni, i quali hanno immaginato questo effetto scenico. Appena vedono una figura forastiera, specie se è una signora, le corrono attorno, gemendo:
- Signora, ho fame: mi dia un soldino, che vado qui a comprarmi un pezzo di pane.
La
suggestione è così potente, che i soldi fioccano: e basta restare un momento in
osservazione, per vedere i pretesi famelici che si giocano i soldarelli a carachè, a test'arme, o
li spendono in ghiottonerie e sigari lunghi un palmo. Ne ho visto uno che
passava il virginia acceso al
compagno, e correva appresso a una tedesca con la solita antifona....
- Ho fame.... qui c'è il fornaio....
Altra forma industre è quella del padre di famiglia vergognoso e si esercita soltanto tra le undici e mezzanotte. Si tratta d'un uomo robusto che il giorno, magari, fa il facchino, il falegname, il lustrascarpe, e la notte si becca le due, le tre lire, certe volte anche più, facendo il padre di famiglia.
La località varia, secondo la stagione e gli spettacoli. Il buon padre sceglie sempre il teatro che faccia più affari e si apposta nelle vicinanze: a Sant'Eustacchio, se si tratta del Valle, o in via Minghetti, se si tratta del Quirino. Egli porta in braccio, protetta da uno scialle e dal cappottone paterno, una creaturina non sua, presa in affitto, quasi con partecipazione agli utili, e quando comincia la sfilata del pubblico che rincasa, egli sfodera la litania:
- Povero padre.... con questa creatura.... che muore dal freddo!
Anche l'altra notte, con un caldo sciroccale che levava il respiro, la povera creatura moriva sempre regolarmente di freddo.
Ve ne potrei dire altri cento, di simili chiapparelli, ma mi limiterò a quello del fiasco rotto.
Una
sera, passavo per piazza di Sant'Ignazio e vidi un gruppetto di gente, presso
la scalinata della chiesa, attorno a un monello, che mandava gemiti strazianti.
E una donnetta diceva:
- Poverino! se va a casa, chi sa quante legnate! è scivolato e ha rotto il fiasco.
In due o tre, abbiamo messo insieme una lira di soldini, supplicando il ragazzino di andare a casa, chè la mamma non lo avrebbe picchiato. E la buona donnetta, pigliandolo per mano:
- Vieni, Cocco, non aver paura, che t'accompagno io. Dove stai di casa?
Mi fermai un minuto, per accendere la sigaretta, e vidi che la donnetta tornava addietro, raccoglieva i cocci del fiasco, poi raggiungeva il bimbo e spariva verso la Rotonda.
La sera appresso, quasi alla stessa ora, ripasso di lì e che trovo? Ancora il bimbo che piange, il fiasco rotto a terra in un liquido scuro e sospetto, e la stessa donnetta che dice a due o tre pietosi:
- È scivolato, poverino, e ha rotto il fiasco.... Se va a casa, suo padre lo scanna!
Dalla lontana Ciociaria, nell'invernata, i mendicanti calano a sciami nella città. Come le ragazze dei monti emiliani scendono in Toscana o in Liguria, per mettersi a servizio, i ciociari d'ambo i sessi vengono invece per darsi alla strada. E vi sono, tra essi, nugoli di ragazze talvolta belloccie, che esercitano la mendicità, e dove capiti anche qualche altra cosa, unicamente per costituirsi una dote. Il fidanzato non sofistica sui mezzi, purchè la dote ci sia.
O in un volume del Valadier, o in altro congenere, ho letto un aneddoto storico. Un giovane pittore, tutte le mattine, andava in Borgo, a dipingere una di quello stradicciole pittoresche, presso Santa Maria Traspontina. Nel passare per ponte Sant'Angelo, dava abitualmente due soldi al povero di piantone, che lo salutava con speciale riguardo. Un pomeriggio, mentre il pittore tornava dal lavoro, col suo cavalletto, il povero si alzò e gli disse:
- E perchè no.
Il
povero s'avviò verso Porta Angelica, dicendo le cose più amabili al giovane, e
poi lo introdusse in una porta di misera apparenza, passata la quale, il
pittore si trovò in un quartiere assai signorilmente arredato.
- Questa - disse il povero - è casa mia: la sera, mi vesto da signore e vado a spasso con mia figlia, uscendo dal portone che dà sull'altra via. Voi siete entrato.... dalla scaletta di servizio.
In quel mentre, ecco sopraggiungere una stupenda signorina sedicenne.
- E questa è la mia unica figlia. Voi siete un giovane talmente simpatico che, se volete la sua mano, son pronto a concludere. Le do cinquantamila scudi di dote. Qui si vive d'entrata. Anzi.... di due entrate.
Adesso, non ricordo se si combinasse il matrimonio, ma mi pare di sì. L'artista avrà accettato, non foss'altro per la bizzarria del caso. Non accade tutti i giorni che un povero vi stenda la mano.... di sua figlia.