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Un profilo.
Giacinto Ribera sarebbe davvero un buon giovane, se non avesse la manìa d'essere un perpetuo disastro finanziario. Non ha fatto mai, nè in commercio, nè in borsa, nè in banca, un'operazione di venti lire, eppure, a sentir lui, è vittima continua di speculazioni fantastiche. Appena furon messe le quarantene, disse agli amici, con accento di cupa disperazione:
- Governo infame! mi fa perdere almeno quarantamila lire.
- O come mai!
- To'! avevo pensato di spedire in America mille tonnellate di castagne, che in America sono ricercatissime: le avrei rivendute quaranta lire di più la tonnellata e, capirete! eran quarantamila lire tonde tonde.
- Ma chi te le vendeva, le castagne?
- Chi ne ha.
- E a chi le rivendevi?
- Oh bella!... a chi non ne ha.
La mattina incontra un antico condiscepolo e gli stringe la mano silenzioso, tenendo gli occhi a terra e sospirando a mantice.
- Che hai, Giacinto?
- Eh, ho che certe cose non succedono che a me.
- Qualche disgrazia in famiglia!
- Peggio: stamane ho perduto in borsa ventimila lire.
- Ventimila lire! - esclama l'amico sbalordito, ben sapendo che d'ordinario a Giacinto mancano spesso venti soldi: - e come hai fatto a pagarle?
- Pagarle sarebbe niente: è che invece non ho potuto intascarle. Vedi? (estraendo un giornale) la rendita è rialzata d'un punto. Se iersera avessi comprato centomila lire di rendita, oggi avrei ventimila lire nette di guadagno: ti capacita?
Il sabato sera, d'ordinario, Giacinto ha la faccia d'un morto in permesso. I suoi conoscenti oramai ci han fatto l'abitudine e appena lo incontrano, fingono il più sincero compianto, e gli domandano:
- Quanti ne sono usciti?
- Eh, voi altri canzonate, ma intanto io perdo una fortuna. Stamane esco di casa e dico a me stesso; voglio giocare il 5, il 21, e il 90. Poi, con tutte le faccende che ho per la testa, me ne scordo e pàffete! 5, 90, 21.... escono tutti e tre. Anche se li avessi giocati di sole venti lire, terno secco, a quest'ora sarei milionario.
Un giorno, dopo lunga assenza, entra al caffè con la faccia stravolta.
- Qualche altra perdita enorme? - gridano gli amici.
- Eh, lasciatemi stare! non me ne va una di bene. Torno adesso da Montecarlo. Sono rimasto un'ora nella sala da gioco e, ogni volta che girava la pallina, dicevo: adesso vien rosso - ora, vien nero.... ebbene, ho indovinato trenta volte di seguito. Se avessi messo la posta di seimila lire, sarei tornato via con 180 mila lire in saccoccia. Son dunque novemila marenghi che ho perduto. Quel Montecarlo è una rovina, un inferno, un abisso!
Lo sorpresi, una sera, immerso nelle più gravi meditazioni, come se macchinasse un vasto piano finanziario.
Per più minuti non aperse bocca, sprofondato nelle sue fantasticherie. Finalmente esclamò:
- Oh! se avessi centomila lire!
- Che faresti?
Egli, quasi stupefatto:
- Che farei?... niente.
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