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XX.
- Lei però, signorina, - domandai - ci sarebbe venuta volontieri a Milano. Parigi in piccolo. - Vedere un po' di gran mondo....
- Certo: sempre quello che vuole papà e mamà. Mamà però esagera: è stata troppo intransigente con le belle signore di Milano. Sua madre, mi permetta, non tiene abbastanza conto dei diritti della bellezza.
Mi spiego: e tengo alla signorina Oretta questo elegante discorso: - Imagina lei, signorina, che cosa sarebbe il mondo senza la visione della bellezza? E che cosa è la bellezza? È la visione del gentil sesso. E perciò si capisce il culto della bellezza, e anche il raffinamento della medesima. Del resto, quest'opera di raffinamento si compie per tutti i prodotti naturali. Permetta che io approfitti di un esempio che lei stessa mi offre.
La signorina Oretta coi grossi ferri da calza, stava - sotto la pergola - lavorando un grosso calzettone da un grosso gomitolo.
- Se io con questa calza ordinaria - continuai persuasivamente - copro un vezzoso piedino (e sollevo il mostruoso calzettone), in tale caso io spengo la fiaccola della bellezza....
Pare il volto di una di quelle Madonnine di terracotta.
- La fiaccola della bellezza, signorina, deve stare sopra il moggio; non sotto il medesimo. Non dico di esagerare, come certi romanzieri che mettono in valore anche i minimi particolari dei dessous del gentil sesso....
Non sussulta.
Vi sono delle signorine che a questi discorsi vibrano come il manto di un destriero.
Niente.
Oretta sollevò gli occhi con la lentezza con cui si leva la stupefatta luna d'agosto.
Le faccio i nomi di Lionello e di tanti altri scrittori che mettono giù quei libri d'amore che Dio li benedica!
Questa fanciulla ignora totalmente la letteratura.
Le piacerebbe andare a teatro a sentire i drammi seri.
- Ma non si va più a teatro - dico - per sentire i drammi seri.
- E allora perchè si va a teatro?
- Per tante altre ragioni: vedere come sono vestite le attrici....
Riprende il tic e tac coi ferri. Sarà effetto di quella lana grigia, ma è una realtà che quelle mani non invitano a deporre un bacio.
- Ah, io sono molto dolente che la sua signora madre abbia declinato il mio invito in modo così inverosimile. Sarei stato altamente lusingato di farle vedere la mia casa stile rococò: troppo lusso per me; ma è così. - Descrivo il mio modesto appartamento. - Ahi! troppo grande per me, che sono solo. A mangiare da solo - creda, signorina - vengono le idee melanconiche.
- Ma lei non sta con la sua signora madre?
- Già, ma non basta a colmare i vuoti di un tenero cuore....
Non attacca. Seguita a fare tic e tac con i ferri da calza. È deprimente. Questa ragazza è rivestita di caucciù.
Manca uno stile a questa ragazza. Non è nemmeno in istile nature, come Sbrindolo, ultima creazione di Lionello, che ha avuto un successo strepitoso: Sbrindolo fiore selvaggio di campo, fanciulla con tutte le esuberanze di un'anima primitiva. Naturalmente muore, perchè Lionello è il gran carnefice di tutte le sue creature.
Invano io descriverei alla signorina Oretta la sensazionale creazione di Sbrindolo. «Cane Leone, papà, mamà!» Allora si commuove un poco. Essa è come la sala da ricevere dell'avvocato: senza stile, coi frutti di scagliola sotto le campane di vetro.
Ma chi li mangia se sono di scagliola? La campana di vetro è inutile, signora Caramella. Vostra figlia è buona, buona, molto buona. Ciò va bene per voi, ma per me ci vuole qualcosina di più. La bontà è come la camicia lunga di Santa Veronica; capito, signorina?
Qualche volta papà, l'avvocato, torna a casa con la luna di traverso: i giudici, i colleghi, il tribunale, la cassazione, il mestieraccio. Io mi diverto. Male; male, avvocato! Un avvocato che si lamenta dei giudici, vuol dire che guadagna poco.
- Se mio marito - dice madama Caramella a me - non fosse coscienzioso com'è, l'automobile, eh! eh! l'avremmo messo su anche noi da un pezzo!
- Ma quando siamo contenti noi tre - dice la signorina Oretta, - non basta, mamà?
L'avvocato allora se l'è presa, strofinata, baciucchiata sui baffi, e cane Leone faceva intorno una cornice di salti.
Mi è sembrato di scoprire nella signorina Oretta una vibrazione di altro genere, oltre a mamà, papà e cane Leone. Io ne ho subito approfittato.
La signorina guarda con attenzione un giornale illustrato dove c'è un figurino di moda: Manteau con fourrures, costume di Parigi.
- Bello, eh, signorina? Anch'io appartengo al comitato che c'è a Milano per la moda italiana. Ciò è patriottico, ma non se ne farà nulla. Parigi è Parigi.
Strano! Le mie spiegazioni non interessano.
C'era presente l'avvocato, che dice:
- Ma come? le pelliccerie per le signore che siamo oramai d'estate?
- Eppure è di gran moda - dico io. - Probabilmente le signore vogliono soffrire il caldo, come i soldati in trincea; e così d'inverno userà molto il nudo per soffrire anche loro il freddo.
L'avvocato non ride, e la signorina nemmeno.
Allora, giacchè non si apprezza il mio spirito, parliamo sul serio:
- Caro signore, sta il fatto che le grandi case di pelliccerie di Parigi non hanno mai stipulato tanti contratti come quest'anno: le nostre sarte e modiste hanno importato in robes e manteaux per ben quindici milioni!
- E la nostra lira, - dice l'avvocato, - perde trentasei centesimi sul cambio.
- Perderà anche di più, - dico io.
- E siamo alleati! - dice lui.
- Veda, avvocato, negli affari i rapporti sono automatici....
Ma il nostro colloquio è interrotto da un'esclamazione della signorina Oretta:
- Oh, che infamia! ma come si fa a stampare questi giornali?
Cosa c'è?
Guardiamo: in una pagina c'era il manteau con fourrures, costume di Parigi, e nella pagina di contro alcuni cadaveri di soldati.
- Ma quando finirà questa orribile guerra?
- Signorina, - rispondo io, - ci vorrà ancora un po' di tempo. V'è tanta gente che ci guadagna sopra. Per esempio, a proposito di bottoni automatici, la piazza di Milano, che fornisce l'Italia, si è trovata improvvisamente sprovvista. Venivano dalla Germania. Un mio amico è riuscito a farne venire dalla Svizzera una grossa partita, e ha realizzato un forte guadagno. E gli automatici, come lei sa, sono piccolini così. Imagini poi per le cose più grosse....
Mi guarda a me, come se la guerra fosse colpa mia. Si rivolge a papà e dice:
- Ma andranno bene tutti all'inferno!
Papà è muto a questo proposito.