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III
Le diverse e violente commozioni alle quali Giacomo era stato in preda, avevano abbattuto, stremandogli quel poco di forza vitale che egli aveva attinta nello immenso amore che portava ai suoi figli. Quella tensione eccessiva di nervi nello stato in cui egli si trovava lo aveva affranto a tale che per poco tempo fu creduto morto.
Padre Ambrogio aveva dapprima con be' modi allontanato i teneri figliuoli dal paterno letto, facendo a sè medesimo la più dura violenza, perciocchè alla vista delle gelide mortali spoglie del vecchio il dabben ministro della chiesa avea sentito dilacerarsi il cuore nè più nè meno che se quel corpo giacente fosse stato di suo padre: laonde comprendeva quale e quanto esser doveva il dolore dei figliuoli, e come la cessazione di quella vita così cara doveva farlo scoppiare qual repentina folgore.
Le sembianze del vecchio si erano imbianchite come i capelli che gli ombreggiavan le tempie; nessun segno rivelava in lui la vita.
Padre Ambrogio tastò il polso del giacente e il suo volto si rischiarò.
— Non è che un deliquio: ei disse; ben presto ricupererà il sentimento.
E gli pose sotto le narici un'ampollina di ètere vivificante.
Lucia, Marietta e Giuseppe eran seduti d'intorno al letto del genitore, ma da una certa distanza, così avendoli disposti Padre Ambrogio.
Daniele stava all'impiedi, presso a un terrazzino aperto, dal quale facea vagare gli occhi distratti su i lontani colli di Poggioreale e di Capodichino.
La luna si elevava intera e vermiglia dietro quei colli e sprolungava una larga fascia di bianca luce sui cipressi di S. Maria del Pianto quasi lenzuolo mortuario. Varii lumi apparivano e sparivano tra gli alberi di quella mesta campagna: era la pietosa processione che accompagna con le preci divote lo scendere di un uomo nel suo ultimo asilo.
Uno spettacolo sì triste e che avea tanta relazione con le presenti circostanze non commoveva per nulla il cuor di Daniele, che, svagando lo sguardo lungi dal luogo ove trovavasi, cercava di sfuggire alle opprimenti riflessioni che gli si affacciavano al pensiero. In pari tempo, altre idee, altre immagini affatto opposte si presentavano alla sua mente, idee piene di vita, immagini ridenti, di giovinezza, di piaceri. Egli pensava che era quella l'ora consueta in cui soleva trovarsi quasi ogni sera fra crocchi brillanti di gai giovinotti, di bellissime donne; avrebbe dato una metà della sua vita per potersi involare da quella casa ov'eran la morte e la tristezza e spiccare un volo al palazzo S... dove tutto era felicità, canto, e dove egli forse era aspettato da Emma.
Eran le undici della sera. Il silenzio regnava in quella solitaria contrada siccome in quella casa. Giacomo rimaneva tuttavia nell'immobilità di morte, contuttochè la sua respirazione fosse talmente concitata da udirsi una maniera di rantolo nel cavo dell'infermo suo petto.
Lucia, poscia ch'ebbe riprovveduto di olio il lumicino che si era quasi spento dinanzi alla sacra immagine, si era avvicinata a Daniele... Nelle sembianze di lei scorgessi al presente una tristezza più rassegnata, più tranquilla, non perchè lo stato del genitore le desse argomento di speranza ma perchè Daniele era là…. Negli affanni e nelle sventure la presenza di chi si ama rattempra e lenisce la pena, è balsamo al cuore sofferente. D'altra parte, non era il giovine da considerarsi ora come sposo di lei?
— Daniele, dissegli timidamente la giovinetta, rimarrai con noi questa notte? Nostro padre è così felice nel vederti al suo fianco, in mezzo a noi... Vedi, io son quasi sicura che.... ciò gli fa del bene; hai osservato con quanta passione ei ti guardava pocanzi? Se sapesti quante volte il poveretto ha chiesto di te in questi due giorni in cui sei venuto da noi!... non ti parlo di quello che hai fatto soffrire al mio cuore, lo sa quella Vergine del Carmine, la quale ho pregata tanto tanto di farmi morire appresso a mio padre, se mai tu... più non mi amassi.
La fanciulla portò ai suoi occhi il lembo del grembialetto e singhiozzando si andava rasciugando le grosse lagrime che il ricordo del suo dolore le richiamava alle ciglia; poi dette un crollo al capo per rimandar sulle tempia i lunghi capelli che le si erano staccati sul volto e rizzò la faccia pallidissima guardando il suo Daniele con tenerezza.
Il riverbero della luna rischiarava quelle dilicate fattezze e quegli occhi, il cui nero lucidissimo ora vie più spiccava su quel fondo sì bianco. Lucia in questo momento sembrò bellissima a Daniele, il quale, presala per mano, menolla in sul terrazzino, e stette alcun tempo, in silenzio contemplandola.
Era nel centro del terrazzino un cespo di gelsomino che iva ravvolgendo le sue foglioline tra i bastoncelli della ringhiera, ed era tutto coperto di bianchi fiorellini che esalavano un profumo soave tanto che tutta la casa ne veniva imbalsamata.
— Prendi, amica mia, le disse Daniele spiccando uno di quei candidi fioretti e dandoglielo, stasera tu rassembri davvero a questo fiore... Come sei bella! Oh, non dubitare, io non ti lascerò più; non sono io oggimai lo sposo tuo? Non mi appartieni tu forse?
Uno scroscio di risa fu udito in quel momento. Lucia arrossò tutta, e ratta s'involò dal terrazzino.
Uccello si era ficcato nell'ombra dietro alla pianticella del gelsomino; aveva udito le parole di Daniele, e nel suo ingenuo idiotismo avea riso.
Oh! quel riso era la più mordace ironia di quelle parole che non esalavano dal cuore del perfido giovine.
— Maledetto idiota! Io lo detesto come il mio cattivo destino.
Il rantolo di Giacomo diveniva sempre più forte, più oppressivo; i suoi occhi a metà dischiusi erano iniettati di quell'umore livido biancastro che annunziava l'ora estrema.
Padre Ambrogio avea ripreso, presso il moribondo, il tristo ufficio di assistente.
Tutta la famiglia era immersa in uno stato di angosciosa aspettativa: pallidi, muti, inanimati, quei figliuoli non trovavansi neanche più lagrime in su gli occhi.
Daniele si era messo a sedere al fianco di Lucia: non per questo era pago e tranquillo a segno che non si leggesse sul suo volto distratto una febbrile impazienza: se si fosse gittato uno sguardo in fondo di quel cuore, sarebbesi notato con raccapriccio un desiderio vivo, ardentissimo della morte di Giacomo. Sì, fa d'uopo confessarlo; Daniele contava i minuti secondi per la brama di sentir morto quell'uomo che con la sua lenta agonia gli toglieva un'ora di piacere ed il condannava a star lontano dalla donna che egli amava.
Poco stante, non ne potendo più per l'estrema impazienza che il vinceva, e stanco di più aspettare, Daniele si rizzò subitamente in piè e disse a Lucia queste poche ed aspre parole:
— Mia cara, tuo padre non morrà per ora; è affare di domani; intanto io debbo andar via; nulla ho detto al mio domestico, il quale mi aspetta... D'altra parte, ho quaggiù il mio cavallo, e fa d'uopo che il faccia ristorare di qualche cibo.
Ciò dicendo, carezzandosi i capelli in sulla tempia dritta, e riprendendo il suo cappello, si disponeva, senz'altro, a lasciare quella casa: avea già dato due passi inverso l'uscio, quando non già Lucia, ch'era rimasta stupefatta e annientata da tanta barbara freddezza, ma sibbene Marietta s'interpose tra l'uscio e lui.
I fidanzati.
Prendi, amica mia, le disse Daniele, spiccando uno di quei candidi fioretti....
— Oh! Daniele; tu non andrai via, n'è vero? Tu non ci abbandonerai questa notte: papà può spirare da un momento all'altro, non è così, padre Ambrogio? Abbi pietà del nostro dolore; se ci ami ancora, se ami la mia povera sorella, tu non andrai via! Ormai è tardi, questa campagna è mal sicura... Tu hai da fare sì lungo, cammino. No, Daniele, non andartene per questa notte. Vedi, noi abbiam paura a star sole. Resta con noi, buon Daniele. Resta con noi.
— In verità, non vorrei andarmene, rispose Daniele, ma non posso trattenermi; vi dico che egli è difficile che papà Giacomo se ne vada stanotte: non senti? ei dorme profondamente, non fa che russare.
— Russare! interloquì il sacerdote, a cui tanta durezza di cuore cagionava un dolor profondo; signor Daniele, vostro padre si muore: ei non ha che pochi minuti di vita: non vogliate abbandonarlo in tal momento... Egli vel comanda anche morto.
— Signore, ripeto, che io non posso trattenermi; tornerò domattina ben per tempo, allo spuntar del giorno. Intanto se c'è bisogno di danaro, eccone.
Lucia mandò un grido di disperata angoscia.
Padre Ambrogio si alzò pacatamente, raccolse dal cassettone la moneta, e, consegnandola al giovine, gli disse con paterna bontà:
— Prendete, signore; per ora questa disgraziata famiglia ha d'uopo di pietà, di amore, di aiuti affettuosi; ha bisogno di cuore e non di metallo. Riprendete la vostra piastra; se ci sarà bisogno di danaro, posso pel momento provvedervi io stesso. Unisco le mie preghiere a quelle di queste infelici creature acciocchè vi compiaciate rimanere in questa casa durante questa notte, di cui è già scorsa quasi la metà. Pensate che il misero Giacomo non vedrà la dimane: egli forse, innanzi di spirare, può chieder di voi: pensate che quest'uomo è stato per voi non solo un padre, ma un amico, un vero amico. Si provvederà poi pel vostro cavallo, non temete. Rimanete, non abbandonate questa infelice famiglia in questa ora tremenda.
— Mi duole dovermi ricusare a' vostri comandi, rispose Daniele, ma impossibile ch'io mi trattenga più a lungo. Sarò qui demani all'alba... Addio.
Non fu più possibile trattenerlo.
Egli avea varcata la soglia della porta senza neanche gittare uno sguardo al vecchio moribondo e alla sua fidanzata, che rimaneva come istupidita e schiacciata dalla disperazione.
Un solo individuo avea la faccia sorridente nel mezzo di quel gruppo di dolore: Uccello; un lampo di gioia stravagante brillava sulla sua stupida fisonomia. Egli girava qua e là per la camera, schioppettava con la mano, guardava sovente verso l'uscio delle scale, e rideva... rideva con quel riso corto e a colpetti.
Di botto, Daniele si presenta di bel nuovo in sul limitare della camera.
Ei getta d'intorno a sè uno sguardo furioso.
— Chi ha ferita la gamba del mio cavallo? grida con voce stentorea e con gli occhi fiammeggianti di rabbia e di vendetta.
— Io, risponde Uccello ridendo sempre, come quando solea fare qualche burla alla vecchia fantesca e di cui prendea tanto sollazzo.
— Tu! esclama Daniele ruggendo qual leone.
Ed alzava la frusta per colpire l'infelice idiota.
Padre Ambrogio s'interpose e fermò il braccio di quel furibondo.
Un grido intanto era partito dal letto ove giaceva il morente.
Era Giacomo che tutto avea udito, tutto compreso.
Oh spettacolo terribile! Il vecchio avea levato il capo dal cuscino come da una tomba: sembrava una larva, un fantasma.
— Ingrato!... ingrato!... mormorava il misero con voce soffocata dagli ultimi singulti della morte... Iddio mi aprì gli occhi in sull'orlo... della fossa... Tu vuoi... colpir mio figlio Giovanni... come già... mi hai distrutta... mia figlia Lucia... Va, figlio del peccato... Tu tradisci un moribondo. Va... ingrato... se tu mediti lo spergiuro... Iddio ti punisca!...
Lucia manda un urlo disperato... Il sacerdote immantinente chiama alla calma il moribondo che si mostra pentito dell'ira subitanea in cui la ferocia di Daniele lo avea gittato... guarda il crocifisso e tenta di dire qualche cosa, ma non può finire la parola, che termina in un singulto profondo. Il misero era ricascato in su i guanciali.
Pochi momenti dopo questa scena di spavento, nella camera ove giaceva il cadavere di Giacomo non era altri che Padre Ambrogio, che recitava d'accanto al morto la seguente prece:
«Onnipotente Iddio, col quale vivono coloro che muoiono nel Signore, e col quale le anime de' fedeli, poi che libere sono dal fardello della carne, sono nella gioia e nella felicità, noi ti ringraziamo dal profondo del nostro cuore per esserti piaciuto di liberare questo nostro fratello dalle miserie di questo mondo di peccati; e non tralasciamo di pregare la tua misericordiosa bontà di ammetter lui ben presto nel novero de' tuoi eletti.»
Non dobbiamo trasandare di osservare che Uccello, per impedire la partenza di Daniele, di soppiatto armatosi della sciabola di suo padre, che n'era provvisto come militare doganiere, avea ferita la gamba del cavallo del giovine, senza che alcuno della famiglia addato se ne fosse.
Uccello avea avuto bastante lucidezza di mente per comprendere che Daniele non avrebbe potuto andarsene a piedi alla sua abitazione che era ben lungi da quella strada; e che gli sarebbe stato impossibile di trovare una carrozza in quella via solitaria e ad un'ora sì avanzata della notte.