IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
VI.
L'amico
Un uomo avea mosso il braccio del cadavere e profferito quelle parole. Egli era Maurizio Barkley.
Diamo la spiegazione di questa che all'apparenza può sembrare stranezza di Maurizio.
Nove giorni dopo la morte del Baronetto, Maurizio leggeva nelle Notizie diverse di un giornale francese:
«Ci viene scritto da Baden che nella città di Manheim è morto alcuni giorni fa il proprietario della bella tenuta di Schoene Aussicht. Egli è stato trovato estinto nel proprio letto, dopo aver passata la sera precedente a banchettare cogli amici. Egli ha lasciata una fortuna stragrande ad un giovane italiano, a patto che questi custodisca il cadavere di lui per nove mesi, nella stessa abitazione di Schoene Aussicht. La strambezza e l'originalità di un tal testamento formano il subbietto di tutte le conversazioni.»
Confessiamo di non trovare espressioni bastevoli a dipingere la sorpresa e il dolore del buon Maurizio a tal nuova inaspettata!
Allorchè egli attendeva con ansia una risposta all'ultima lettera scritta al Baronetto, gli giunge, per via indiretta, la notizia della costui misteriosa morte!
Non sappiamo dire quante volte Maurizio rilesse le parole del giornale francese, quasi non credendo agli occhi propri.
Maurizio amava il Baronetto, l'amava con tanta appassionata venerazione, che avrebbe mille volte sacrificata la propria vita per lui. I trascorsi della vita di Edmondo, le costui follie, i pericoli incessanti a' quali si esponeva, erano cagione di gravi cordogli all'animo del nobile schiavo, il quale, con tutto quel poco d'influenza che avea sul cuore del Baronetto, ingegnavasi di rimenarlo ad un tenor di vita meno esposta a pericoli ed a rimorsi; Edmondo ricambiò l'affetto dello schiavo con altrettanto attaccamento, e, poscia che questi l'ebbe cansato da morte imminente, Edmondo ringraziò il cielo di avergli concesso un vero amico, e come tale sel tenne appresso a sè in prosieguo di tempo, affidandogli, siccome altrove dicemmo, gl'incarichi più difficili e delicati.
Maurizio, prima di concepire l'ardente passione per Emma di Gonzalvo, non sentiva altro amore che pel Baronetto. E anche la sua passione per Emma non attenuò per niente o indebolì il suo amore per Edmondo. Era questo amore radicato nell'animo integro dell'Africano, così che se gli era reso un elemento di vita. Maurizio amava il Baronetto siccome amava l'aria e la luce, con quell'amore cioè che più non si avverte, sendosi fatto abituale e intrinseco all'esistenza, con quell'amore placido, uguale, costante, inalterabile. Il Baronetto era per lui più che un padrone, più che un amico, più che un padre; era un nume! Maurizio era felice nell'amare Edmondo e dimostrarglielo con un attaccamento e con una fedeltà a tutta, prova, siccome era felice nell'amare la figliuola del Duca di Gonzalvo e nasconderglielo.
Alla notizia della morte del Baronetto, Maurizio non avea pianto, non avea messo gemiti e grida, siccome suol disfogarsi un acerbissimo dolore: il suo primo movimento fu porre la mano sopra uno stiletto inglese che portava sempre addosso. Ma nel puntare il pugnale contro il proprio petto, due pensieri il rattennero: la notizia poteva esser non vera o almeno esagerata; se vera, un delitto era stato commesso e a lui spettava il vendicarlo.
L'Africano possedeva uno sguardo morale, acuto e penetrante al pari del suo sguardo fisico. Ratto come il baleno, il suo pensiero corse a Daniele, e indovinò in questo l'autore della improvvisa e arcana morte del Baronetto.
Maurizio sapea quali tristi passioni albergassero nel cuor del giovine pianista, e come l'avidità dell'oro spegnesse in lui ogni altro buon sentimento; sapea che questi avea promesso di ritornar milionario dopo due anni per impalmare Emma di Gonzalvo; e fin dal momento che il Baronetto gli scrisse di aver conchiuso col pianista quella specie di funesto contratto di morte, Maurizio temè gli agguati di Daniele, tanto che si affrettò di scrivere a Edmondo la lettera che questi ricevè poche ore prima di miseramente morire. Ricordiamo il seguente passo di questa lettera:
«Questo importante segreto è ora nelle vostre mani, signor Baronetto: a voi lo rivelo, e non a lui; fate quello che credete, non ispetta a me darvi consigli. Soltanto non posso celarvi che fareste bene a iscoprirvi al figliuol vostro e dare sfogo al vostro amor paterno: non posso dirvi il perchè opino così.»
Maurizio opinava così perchè suspicava quello che appunto era avvenuto!
Nello stesso giorno in cui Maurizio aveva letto la notizia della morte del Baronetto nei pubblici fogli, giunsegli una lettera dell'amministratore Americano che gli dava i tristi ragguagli di questa morte non meno che delle disposizioni testamentarie del defunto, della sua imbalsamazione, del cominciato adempimento delle condizioni di eredità; e soggiungeva in un postscriptum:
«Il Custode della morte sembra essere stato vivamente colpito dalla improvvisa catastrofe del Conte: il suo cervello sembra averne patito.»
Ciò bastava per confermare i sospetti di Maurizio. Il rimorso era che sconcertava la ragione di Daniele.
Maurizio rimase lunga pezza immerso nel più profondo dolore, ma ora egli aveva un dovere a compiere: volare a Schoene Aussicht, obbedire all'ultima volontà del Baronetto, trovar le orme del delitto, e vendicarlo.
Lungamente egli pensò al come il perfido giovine avea potuto dar morte ai Conte: pose a tortura il cervello per indovinare il modo che Daniele avea tenuto per ischiudere impunemente una tomba: passò in rivista tutt'i veleni più segreti, e da ultimo il pensiero dell'Upas gli sfolgorò alla mente come luce improvvisa.
Maurizio conosceva che il Baronetto conservava le foglie dell'Upas, però ch'egli stesso era stato testimonio della morte dei due schiavi nell'isola di Giava, i quali avean perduta la vita nel togliere dall'albero omicida le fronde che dovean servire ad arricchire il piccolo museo di curiosità del milionario. All'infuora di questo, Edmondo avea letto le sue Memorie al suo amico Barkley, nelle quali eran notate le velenose qualità della pianta Bohon Upas.
Daniele dunque si era servito dell'Upas per uccidere Edmondo.
Maurizio era stupefatto di sorpresa, di dolore. In che modo Daniele aveva potuto impossessarsi del veleno? Ecco il mistero che restava a chiarire.
Il più importante a farsi era di volare a Manheim.
Nessun obbligo il tratteneva a Napoli: era finita la sua missione presso il Duca di Gonzalvo.
Maurizio si affrettò a recarsi colà dove il chiamava un triste dovere.
Egli dette in fretta un addio al Duca, ad Emma, che si mostraron addolorati pel suo allontanamento da Napoli; promise di ritornar presto: nulla rivelò della vera cagione della sua repentina partenza, e soltanto disse che doveva trasferirsi in Inghilterra per mettersi in possesso di una eredità.
Dopo dieci giorni Maurizio era a Schoene Aussicht.
Egli arrivò al casino a sera inoltrata, aveva il suo proponimento: non si fece vedere che al solo amministratore Americano, cui pregò di tener nascosto il suo arrivo a tutti, e particolarmente al giovine de' Rimini.
Con ogni possibile cautela Maurizio entrò nello studio del Baronetto, e si diede a ricercare lo scritto in cui questi aveva gittate le memorie della sua vita.
La prima cosa che andò a trovare in quelle memorie si fu il viaggio di Edmondo nella Meganesia; il suo soggiorno nell'isola di Giava.
La pagina che conteneva i ragguagli sull'albero Bohon-Upas era disparsa!
Non cadeva più dubbio! Maurizio pensò di fare in qualche modo confessare tacitamente il delitto allo stesso delinquente.
«Se Daniele è innocente, pensava l'amico Edmondo, la parola Upas non debbe cagionargli alcuna commozione: al contrario, se egli è colpevole, siccome tutto il rivela, questa parola debbe di necessità produrre in lui sbigottimento e terrore.»
Pensato a questo, Maurizio aspettò il momento in cui il giovine si fosse trovato al cospetto del cadavere della sua vittima.
Terminato il pezzo di musica e l'aria cantata da Daniele, e allora che i servi testimoni si furono ritirati, Maurizio era destramente entrato nella camera verde, per mezzo dell'uscio della villetta. Favorito dalle ombre della sera e dalia preoccupazione del giovine, egli si era con ogni precauzione celato dietro la sedia a letto ove giaceva il cadavere.
È da notarsi che la spalliera di questa sedia era situata di contro all'uscio che metteva nella villetta, così ch'era difficile di scorgere il personaggio ch'era entrato, e che rimaneva a tal modo nascosto agli occhi del giovine.
Alle grida di profondissimo terrore che Daniele aveva messo, Maurizio si accertò della realtà del delitto, e la sua bell'anima ne fu lacerata.
Dicemmo che Daniele fu trovato dai servi mortalmente svenuto. Egli fu trasportato privo di sentimento sul suo letto, dove gli vennero usate le cure che il suo stato richiedeva.
Maurizio rimase solo col cadavere del Baronetto.
Non mai di affezione più profonda si vide cosparso il sembiante dell'Africano. Egli rimase gran tempo a contemplare quel cadavere, che gli disbranava il cuore: si gittò poscia a' piedi di lui, e su quelle fredde mani fe' cadere un diluvio di baci e di lagrime.
Virtù rara e sublime! Maurizio poteva con una sola parola vendicare il Baronetto, annientare il frutto del delitto di Daniele, consegnandolo all'autorità sotto il peso di sospetti ben fondati; e poteva egli solo, Maurizio, mettersi in possesso dell'intera eredità di Edmondo: dappoichè era detto nel testamento che qualora dal giovine de' Rimini si fosse mancato agli obblighi impostigli, ricadeva l'eredità tutta su Maurizio Barkley, ritenendosi per tanto tutte le altre disposizioni a favore delle persone nominata nel testamento.
Aggiungi che Maurizio, distruggendo l'avvenire di Daniele, distruggeva in lui un potente rivale in amore. Ma il Cafro pensava che denunziando il giovine alla giustizia, egli denunziava il figlio del suo amico il Baronetto! Dall'altra parte non avendo pruove evidenti del misfatto, ma soltanto semplici induzioni e sospetti, la giustizia avrebbe tenuta così fatta denunzia come figlia della brama di mettersi in possesso della eredità del milionario, privandone, sotto il peso di un'accusa capitale, il giovine pianista.
Maurizio fermò adunque di non palesare ad anima viva i sospetti, che per lui erano lampante certezza, e di abbandonare il parricida nelle mani di Dio.
Maurizio si affrettò di eseguire la volontà del Baronetto e gli ordini, di cui questi lo aveva incaricato.
In quella sera stessa egli andò dal notaio di Edmondo per aggiustare tutte le facende riguardanti le disposizioni testamentarie. Prima d'ogni altra cosa, Maurizio voleva provvedere al più presto al sostentamento de' figli del suo amico, distribuendo il capitale lasciato loro in retaggio. Tranne Daniele ed Eduardo, gli altri tre figli di Edmondo eran poveri, e fino a quel momento erano vissuti coi mensuali assegnamenti che il padre facea lor capitare.
Era d'uopo congedare gli agenti posti all'ordine di esso Maurizio, essendo ormai inutile l'opera di costoro.
Barkley doveva a volo d'uccello recarsi a Parigi, a Glascovia, a Pisa e a Cadice, volendo per l'ultima volta rivedere i figli del suo amico, rivelare ad essi il segreto che per tanti anni avea lor tenuto nascosto, e consegnare a ciascuno la parte del retaggio paterno che gli spettava. Maurizio avrebbe offerto a ciascuno di loro i suoi servigi, e gli avrebbe pregati di far capitale di lui in ogni rincontro e circostanza della loro vita, essendo egli stato il più fedel servo ed affettuoso amico del padre loro.
Oltre a ciò, Maurizio doveva fare una corsa in Inghilterra per prender possesso del feudo lasciatogli dal Baronetto a Yorkshire, e denominato, siccome accennammo, The Raven Spot.
Prima di allontanarsi per sempre da Schoene Aussicht, Maurizio avrebbe voluto dilucidare un dubbio che il tormentava. Aveva il Baronetto ricevuto, pria di morire, la lettera nella quale se gli face a la rivelazione di essere Daniele de' Rimini suo figlio? A malgrado di tutte le sue domande e indagini, Maurizio non aveva potuto dileguare il suo dubbio e venire in chiaro di un fatto che avrebbe forse potuto allontanare da Edmondo il crudel destino che lo avea colpito.
Pel dì vegnente, a prim'ora del giorno, Maurizio aveva stabilito di abbandonar per sempre Manheim e Schoene Aussicht, luoghi che ad ogni passo gli ricreavano il disgraziato suo amico.
Ed in fatti, in sull'alba, egli trasse nella camera verde per lo stesso uscio della villetta, per la quale era entrato il giorno innanzi. Daniele abbattuto da febbre e da delirio nella notte, non aveva pensato, come al solito di chiudere le porte di quella camera e conservarsene le chiavi.
Maurizio volle rivedere per l'ultima volta il suo amico, il Baronetto, e dargli un eterno addio.
Entrato però nella camera verde, il Cafro baciò rispettosamente la mano del cadavere, e stette a guardarlo con muta espressione di profondissimo dolore.
Mentre così egli stavasi, l'uscio della stanza contigua si dischiuse, e Daniele si affacciò sulla soglia, pallido, emaciato, tremante per acuta febbre, e coverto appena da una veste da camera.
Egli aveva sentito rumore nella stanza ove era il cadavere, ed alla febbricitante fantasia corse il pensiero che alcuno involasse il deposito che dovei fruttargli l'eredità; era però balzato dal letto, si era gittato addosso quella veste, e veniva ad impedire che gli fosse rubato il cadavere.
Daniele rimase stupito veggendo Maurizio Barkley.
— Voi qui, signore! ebbe appena la forza di balbettare.
— Son venuto a trovarvi, signor Daniele, perchè ho qualche cosa per voi, disse freddamente Maurizio, mettendo la mano in tasca e consegnandoli una cambiale.
«Eccovi la parte di eredità che vi spetta, signor Daniele Fritzheim; vostro padre m'incarica di darvi queste duemila e quattrocento piastre, quinta parte delle dodicimila che debbo distribuire tra voi e gli altri quattro fratelli vostri... Via su, non arrossite, signor Fritzheim, e aggiungete questa piccola somma ai due milioni che toccheranno al Custode della morte, Daniele de' Rimini, al quale direte da parte mia che adempia esattamente agli obblighi impostigli, perchè Emma, sua cugina lo aspetta.»
Maurizio uscì di quella stanza presto come un baleno, senza dare il tempo al giovine di rispondere una sola parola.
Daniele rimase appo la soglia.... Un'altra parola avea colpito le sue orecchie, un'altra parola che contribuiva maggiormente a porre lo scompiglio e la morte in quella povera ragione.