IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
III.
Lo schiavo.
Innanzi tratto, spieghiamo in che modo era avvenuto il matrimonio tra Maurizio ed Emma.
Già motivammo le ragioni che a poco a poco persuasero la figlia del Duca a disamar Daniele. Un giorno ch'ella era in compagnia di Lucia, costei le palesò la storia del giovin trovatello; le disse come Daniele era stato educato insieme con lei; le narrò fil pel filo la storia dei loro innocenti e fanciulleschi amori, ond'ella concepì in appresso tanta passione; non le nascose il giuramento che Daniele avea profferito al letto di morte del suo secondo padre e benefattore; e soltanto non disse motto riguardo al sussidio mensuale ch'egli ricevea da misteriosa mano, avendole proibito Maurizio di palesar questo alla Duchessina.
Maurizio era divenuto l'amico più intimo della giovinetta Lucia: quelle due anime nobili e gentili si erano ravvicinate nella simpatia della virtù. Lucia trovò un fratello in Maurizio. Molte volte la fanciulla il pregò di rivelarle il nascimento di Daniele; ma egli, anche dopo la morte del Baronetto serbò il segreto su questo particolare, aspettando che gli avvenimenti avessero rischiarato un fatto; sul quale non volea gittare alcuna luce, però ch'ei temeva giustamente di perdere l'amicizia del Duca di Gonzalvo e di Emma, se avesse fatto conoscere le relazioni che eran passate tra lui ed il Baronetto Brighton.
Ritornato in Napoli, dopo il viaggio rapidissimo che avea fatto in diversi paesi di Europa per eseguire l'ultima volontà di Edmondo, Maurizio mantenne il più assoluto silenzio su gli avvenimenti ch'erano accaduti a Manheim. Riveduto con estremo piacere dal Duca di Gonzalvo e da Emma, la sua passione per la giovine Andalusa si accrebbe a tale, che gli fu impossibile di nasconderla più a lungo agli occhi della nobile giovinetta: Emma il comprese, ed il suo cuore indovinò ch'ella era da gran tempo amata. Il cuore di Emma era libero. Maurizio era il modello della virtù sulla terra: non passava giorno in cui quel generoso amico non le desse novello argomento di stima e di ammirazione, tanto che agli occhi di lei nessun uomo avrebbe mai potuto arrivare all'altezza cui si era messo l'Esquire Barkley. Egli non era nè ricco, nè nobile, ma la sua anima era una miniera inesauribile di ricchezze e di nobiltà. Tutti gli uomini sembravano ad Emma o troppo effeminati, o infinti, o pieni di basse e volgari passioni, o troppo leggieri, o troppo invasi d'amor proprio e tronfi di sè stessi. Ella finì col disprezzare tutti gli adoratori che le facean cerchio, e non tenne in pregio che il solo Maurizio.
Dal momento che la figliuola del Duca si accorse di esser amata dall'inglese ella non si abbandonò più verso di lui a quelle espressioni di amicizia a cui dianzi abbandonavasi, Maurizio si avvide di essersi tradito, di essere stato compreso, e da questo istante i suoi giorni non furono che una continua trepidazione. Nel cospetto di lei, egli allibiva, arrossiva, confondeasi, tremava!
Un giorno Lucia Fritzheim era in casa di Emma. Queste due tenerissime amiche si vedeano ben sovente, e la loro affettuosa intrinsechezza avea in qualche modo fatto sparire la distanza che la fortuna avea messa tra loro. Nel mentre che le due fanciulle stavano col cuor sulle labbra raccontandosi tutte quelle piccole avventure di famiglia che formano l'ordinario subbietto delle conversazioni donnesche, Maurizio si presentò... Il suo volto era scolorato, i suoi occhi erano bagnati di pianto.
— Io parto, disse egli seccamente alle due fanciulle.
— Partite!! esclamarono queste con maraviglia e dolore.
— Sì, signorine, parto per l'Inghilterra.
— Un'altra volta? disse Emma, a cui tutto il sangue era sparito dalle sembianze ed era ito a piombarle sul cuore, cagionandole un palpito che le serrava il respiro.
— E quando ritornerete? dimandò Lucia.
— Non tornerò più, mormorò cupamente l'Africano, figgendo con disperata angoscia i due strali dei suoi occhi su quelli della fanciulla, che egli amava ormai con amore da scoppiarne.
Emma comprese tutto quel baleno, e, per una di quelle risoluzioni istantanee che sono il retaggio esclusivo dei cuori nobili e sensitivi, ella si alzò e disse:
— Avete dunque obbliato ch'io vi amo, signor Barkley!
A queste inaspettate parole, Maurizio restò in sulle prime stupefatto dalla gioia... Ma subitamente un triste pensiero se gli affacciò all'animo. Egli suppose che Emma avesse pronunziata quella frase per secondare, alla presenza di Lucia, la menzogna ch'egli avea detto a questa giovinetta per isbandir da lei ogni sentimento di gelosia.
Maurizio rimanea però confuso e mutolo. Emma il prese per la mano, il guardò negli occhi con una espressione da farlo impazzar d'amore, e gli disse con quella voce ch'ella sola possedea, voce ammaliatrice:
— Voi non partirete, non è vero, Maurizio? Voi non partirete, se mi amate.
Maurizio non rispose che cadendo alle ginocchia della giovinetta, ed esclamando con un accento di passione estrema:
— O Emma, se tu fingi, uccidimi, e così almeno io rimarrò eternamente nella terra ove tu sei.
Due mesi dopo di questa scena, Maurizio Barkley era lo sposo di Emma di Gonzalvo.
Il Duca e la Duchessa erano stati vinti e soggiogati dall'ascendente che il Barkley avea preso sul loro animo, e non avean saputo resistere alla volontà della diletta figliuola.
Un tal matrimonio sorprese tutti; le più assurde voci corsero nel paese e ne' crocchi della nobiltà sulle ragioni che avevano indotto l'altero spagnuolo a dar sua figlia ad uno sconosciuto straniero; e tutti ammiravansi del come la superba figlia del Duca, così severa in sull'articolo di nobiltà, avesse condisceso ad una unione che non offriva, da parte dello sposo, almeno una mezza dozzina di blasoni e di titoli.
E noi stessi saremmo maravigliati d'un tal matrimonio e non sapremmo spiegarcelo, se non guardassimo ad altre considerazioni di gran lunga più alte, e non ne trovassimo la ragione in quelle arcane fila che ordisce la Provvidenza affinchè la virtù non vada priva di ricompensa.
Maurizio Barkley sposo di Emma di Gonzalvo ci sembra l'umana soluzione d'un problema provvidenziale.
Maurizio era dunque apparso in sul limitare dell'uscio del salotto di ricevimento. Se la rabbia, il dolore e la sorpresa di Daniele furon grandi, non minore fu lo stupore del Barkley nel ravvisare il figliuolo di Edmondo.
Daniele rimase per qualche istante muto e fulminato da quell'impensato avvenimento. Egli guardava con occhi di tigre affamata lo sposo di Emma, ed un affanno il prese... Il respiro gli usciva a sbruffi concitati dalla bocca e dalle narici. Poco stante, ei si lanciava su Maurizio, il ghermiva per ambo le braccia, e, con voce strozzata da violentissima rabbia, diceagli:
— Maurizio Barkley, io so chi tu sei. Indarno ti ascondi sotto le vesti di un'affettata probità e covri l'infame tuo volto colla maschera dell'educazione: io ti conosco.
Appresso di questo, Daniele, tenendo sempre stretti nei suoi pugni di acciaio due avambracci di Barkley, si voltava inverso il Duca, e gli dicea:
— Signor Duca, il cielo vi punisce del vostro orgoglio e della mancanza alle vostre solenni promesse. Voi avete data vostra figlia in isposa al mio schiavo Quickeye!
— Che! Che cosa dite mai! esclamò con voce di folgore il nobile spagnuolo.
— Dico, ripigliò Daniele, che questi è un Cafro mio schiavo, comprato da mio padre in America tra un carico di schiavi provenienti da Bahor. Il nome di Maurizio Barkley gli fu dato dallo stesso mio padre.
— È vero quanto costui dice? dimandò il Duca esterefatto al genero.
— È vero, rispose Maurizio con pacatezza.
Il Duca fe' velo delle mani alla faccia e restò atterrato: non mai umiliazione maggiore quel superbo avea sofferto.
D'improvviso i suoi occhi s'incendiano di fuoco, tutta la sua persona trema per compressione d'ira che sta per iscoppiar terribile.
— Sciagurato, ei grida, mi pagherai colla vita l'agguato al quale vilmente mi hai colto.
Ciò dicendo, si spingea matto di rabbia contro Maurizio, ma Daniele il rattenne, dicendo:
— Frenate la vostra collera, signor Duca, un tal matrimonio è nullo; io lo distruggo.
— Che! sarebbe possibile! esclamò di Gonzalvo.
— Gli schiavi non possono contrarre matrimonio senza il permesso de' loro padroni. Oltre a ciò essi non possono tôrre in moglie una donna libera.
— Cielo, ti ringrazio; mia figlia è salva almeno! tornò ad esclamar di Gonzalvo; indi, rivolto a Maurizio gli disse con voce soffocata dalla rabbia:
— Vilissimo schiavo, la tua perfidia senza pari sarà punita: tu darai severo conto alle leggi della tua condotta verso di me. Esci, esci dalla mia presenza, e preparati al castigo dovuto alla tua infame dissimulazione.
— Costui mi appartiene, disse Daniele, egli è mio schiavo, mi seguirà: a me spetta il punirlo; andiamo. Ci rivedremo tra poco, signor Duca: ma fin da questo momento Emma è libera!
— Figlia! Figlia mia! sposa di uno schiavo!! O vergogna incancellabile! o macchia esecrata che avvelenerà il resto de' miei giorni! Signore, ripongo il mio decoro nelle vostre mani, disse poscia a Daniele, fate che al più presto un tal matrimonio sia dichiarato nullo, e disponete di me, della mia vita, delle mie sostanze, della figlia mia.
— Io so quello che debbo fare, rispose Daniele con ghigno feroce, e si appressava a menar seco Maurizio, quando costui, dato un forte e terribile crollo di braccia, fece barcollare e stramazzar Daniele; afferrò, colle due mani che gli erano rimaste libere, il polso di Daniele e quello del Duca, e con ferma voce e pacata disse:
— Fermatevi, e ascoltatemi entrambi! Tocca ora a me di parlare. Figlio di Juanita di Gonzalvo, io non sono tuo schiavo, nè sono più lo schiavo di alcuno. Prima di contrarre matrimonio, chiesi ed ottenni la libertà da Edmondo Brighton, tuo padre: ne conservo l'autentico attestato che all'uopo farò valere. Fratello di Juanita di Gonzalvo, non vergognarti di aver dato tua figlia in legittima sposa ad un uomo libero e da bene. Se il cielo mi fe' nascere schiavo, nessuna viltà contaminò mai la mia vita, nessuna colpa bruttò la mia coscienza; la mia fronte è pura e serena, i miei sonni son placidi. Nato nella più brutale condizione, seppi, colla sola virtù, infrangere i ceppi del servaggio ed innalzarmi su tutte quelle misere creature, miei compagni di sventura, ed umana mercanzia. Oggi io non sono che l'Esquire Maurizio Barkley, proprietario di Raven-Spot in Inghilterra, e mi credo tanto superiore a voi altri quanto la farfalla sui vermi schifosi della terra. Se io non sono nobile per nascita, non porto un nome disonorato: i miei figli andranno superbi del padre loro, e non dovranno arrossire per l'origine di certi titoli più ignominiosi del marchio di schiavitù di cui mi fate una colpa. Se io non sono ricco quanto voi, non ho guardato a vista un cadavere per nove mesi, nè mi sono sporcate le mani con ignobili e vergognose transazioni. Se io non vi ho portato un milione, signor Duca, vi reco invece la più sicura guarentigia della felicità di vostra figlia, la mia vita incontaminata e la purezza dei miei sentimenti. Se la vostra stolta superbia si offende e si addolora all'idea di aver data vostra figlia per isposa ad un uomo ch'è stato uno schiavo, il vostro amor paterno dee rallegrarsi al pensiero di non avere oggimai nulla a temere per la felicità di lei. Ricordatevi, signor Duca, che l'uomo a cui avete dato gli epiteti di vilissimo e d'infame è quello stesso che salvò la figlia vostra da sicura morte. E tu, Daniele, sappi che senza il coraggio e l'affetto dello schiavo Quickeye, tu non saresti ora milionario, perocchè tuo padre sarebbe morto prima nell'isola di Cuba. E sappiate l'uno e l'altro che, se giammai un pericolo minaccerà i vostri giorni, immancabilmente mi troverete al vostro fianco. Oggi io sono libero, indipendente, forte e felice; se mi accettate per amico, lo sarò franco, sincero, devoto; se mi volete nemico, io vi disprezzo entrambi com'esseri deboli e infermi, incapaci di lottar meco. Pensateci signor Duca; e tu, Daniele, pensa che io potrei schiacciarti con una sola parola: ascoltala e fremi.
Maurizio si accostò all'orecchio di Daniele e profferì questo solo motto: Upas.
Daniele gittò un grido selvaggio; una tosse orribile il colse egli lacerò il petto.
Dopo alcuni momenti, il nuovo Conte di Sierra Blonda era trasportato nel suo palazzo a Toledo in uno stato che agghiacciava il cuore dei suoi servi.
Condotto privo di sensi al suo domicilio, dopo la crisi violenta e terribile che lo aveva assalito in casa del Duca di Gonzalvo, e messo a letto incontanente, Daniele restò come persona morta per tutto il resto di quella giornata, e per metà della notte.
In sull'una, l'etico dischiuse gli occhi.
Due uomini vegliavano al capezzale del suo letto: Padre Ambrogio e Maurizio.