Francesco Mastriani
Il mio cadavere
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PARTE VI.

IV. Qui amat divitias, fructum non capiet ex eis.

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IV.

 

Qui amat divitias, fructum non capiet ex eis.

 

 

 

Per maggior dilucidazione di questi avvenimenti, ricordiamo che il mattino dell'orrenda notte in cui fu commesso l'assassinio del Baronetto, allora che Daniele entrò nel costui studio, trovò che questi era occupato a suggellare una lettera per Maurizio Barkley. Ricordiamo le parole del Baronetto, il quale avea detto al suo ospite: Questa mattina io sono veramente felice, imperciocchè con quella lettera che ho spedita nel vostro paese, a Napoli, mi sono sdebitato di un antico dovere di gratitudine.

Quella lettera era la libertà di Maurizio, che questi avea dimandata, avendo già qualche lontana speranza di sposare la figliuola di Gonzalvo.

Ricordiamo eziandio che nella lettera che Maurizio aveva scritta al Baronetto per rivelargli l'entità di Daniele, e che quegli avea ricevuta qualche ora innanzi di morire, erano queste parole: Vi rinnovo la preghiera che vi diedi coll'ultima mia lettera: vi dirò le ragioni della mia richiesta.

Si comprende ormai qual era la preghiera di Maurizio Barkley e quali le ragioni di essa.

I medici chiamati ad assistere Daniele, dichiararono offrire il suo male pochissima speranza di salvezza.

Padre Ambrogio e Maurizio non si erano neppure per un momento, allontanati dal letto dell'infermo; il quale sembrava compreso di stupefazione: poco o nulla intendeva. A quando a quando figgeva lo sguardo in sul volto del sacerdote e di Maurizio, e nulla dicea; pur nondimeno parea tocco di riconoscenza per le cure di cui gli eran prodighi quei due uomini.

Un giorno era scorso dal momento che Daniele fu tratto semivivo al suo domicilio, quando stretta la mano di Padre Ambrogio gli disse:

Padre imploro da voi una grazia.

Eran queste le prime parole che Daniele avea pronunziate dopo la crisi violenta da cui fu assalito.

Lodiamo Iddio! esclamò il sacerdote, egli ne riconosce! Parla, figliuol mio; noi qui siamo a servirti a tutto quello che può contribuire alla tua guarigione.

— La mia guarigione!

Daniele sorrise amaramente. Egli era rassegnato.

Padre, ripigliò con voce debolissima, io più non mi lusingo sul mio stato; sento che la vita mi sfugge; la giustizia di Dio mi ha raggiunto!... Possa la mia morte espiare il mio delitto!

— Il tuo delitto!

— Sì, padre, tutto vi rivelerò tra poco, se Dio assisterà la mia ragione e mi farà la grazia di farmi confessare i falli della mia vita. Ma, prima di tutto, intendo di mantenere il giuramento da me fatto al letto di morte del mio benefattore.

— Che! esclamò Padre Ambrogio colle lagrime agli occhi; sarebbe possibile!

Dio di bontà compi l'opera tua.

— Sì, Padre; la grazia, che io imploro da voi si è quella di far sì ch'io sposi fra ventiquattr'ore Lucia Fritzheim.

— Il cielo ti benedica, figliuol mio, e ti ridoni la salute del corpo, come quella dell'anima. Io corro ad annunziare alla povera Lucia questa suprema felicità.... Oh se sapessi quante volte ella ha mandato a prender conto della tua salute!

 

Andate, padre mio, andate: fate che io rivegga al più presto quell'angiolo! Oh se non mi fossi giammai allontanato dal suo fianco!

Una lagrima cadde dagli occhi di Daniele. Padre Ambrogio se lo strinse al cuore, e volò da Lucia per menarla da colui ch'ella amava sempre, a malgrado dell'abbandono e del tradimento fattole.

Daniele restò solo con Maurizio.

È inesplicabile l'impressione che facea sull'infermo l'aspetto del marito di Emma di Gonzalvo.

Dal primo istante che Daniele lo avea veduto alla sponda del suo letto, aveva provato un sentimento di ripulsione e di odio, ma a poco a poco un tal sentimento era scomparso, ed ora Daniele il guardava come si guarda un amico. Soltanto nella mente del giovine risuonava ancora l'orrenda parola che colui gli avea sussurata all'orecchio in casa del Duca Gonzalvo; quella parola che aveva cagionata la crisi mortale pel figlio di Edmondo formava per lui un mistero profondo e tenebroso.

Daniele fece un sforzo violento, raccolse l'energia della mancante sua vita, guardò fisamente in volto a Maurizio, e gli disse:

Maurizio Barkley, la dissimulazione è ormai inutile; e quando la giustizia di Dio colpisce un uomo, questi non ha più a temere della giustizia degli uomini. Io mi accosto alla mia fine... Dite, Maurizio Barkley, il mio delitto vi è noto?

— Sì, rispose Barkley, abbassando gli occhi.

— Voi dunque sapete...

— Che il mio infelice amico Edmondo Brighton fu da voi avvelenato colle foglie dell'upas.

Daniele si nascose il viso nelle mani, e stette qualche tempo in silenzio.

— E voi non rivelaste ad alcuno i vostri sospetti? chiese Daniele.

— A nessuno!

Daniele gli stese la mano e mormorò tra i denti:

Uomo raro! virtù incomprensibile! mi perdonerai tutti gli oltraggi che ti ho fatti?

Maurizio strinse la mano scottante e vi appoggiò la fronte, senza dir niente.

Il palazzo M…. era assediato in ogni ora del giorno dagli antichi amici di Daniele e da uno stormo di gente che le ricchezze del nuovo milionario richiamavano d'intorno a lui. Ma a pochi si dava l'accesso nella camera dove giaceva l'infermo, avendo così ordinato il medico.

Un'ora dopo ch'era uscito dalla stanza di Daniele, Padre Ambrogio vi ritornava ansante e trafelato.

Entrando ivi, egli si accostò al giovine ammalato e sotto voce gli disse.

Lucia è qui!

Daniele ebbe un soprassalto di gioia, spalancò gli occhi, mandò un grido fioco, e le lagrime sgorgarongli dagli occhi con impeto irrefrenabile.

Lucia era già alla sponda del suo letto.

 


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