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Le nozze.
Lucia, presa tra le sue mani la destra di Daniele, l'inondò colle sue lagrime. Le violenti commozioni che soffriva le avean fatto un tal nodo alla gola, ch'ella non potè pronunziare una sola parola; pur nondimeno il suo pianto narrava abbastanza la piena di affetti che mettea sossopra la sua anima. Ella rivedea, dopo due anni, l'uomo ch'era stato la prima e l'unica passione della sua giovinezza; il rivedea ridotto alle porte della tomba, a tanto che poche altre ore parea che gli avanzassero di vita.
Alla vista di Daniele, sulle cui sembianze erasi già sparso il giallognolo pallor di morte, Lucia provò tale stringimento di cuore e tale ambascia che la sua faccia era divenuta bianchissima. Tutti i falli dell'amato giovine ella avea dimenticato; ed avrebbe dato con suprema gioia il resto della propria vita per rimirar Daniele in quel medesimo stato di salute in cui era quando partì.
Quel che provava il cuore del figliuolo di Edmondo non tenteremo di esporre.
Soltanto diremo che la presenza di quella fanciulla aveagli cagionato tale tempesta di emozioni, di rammarichi e di rimorsi, che il suo sguardo era rimasto per qualche tempo fiso al cielo, come se ne avesse implorata tutta la misericordia.
Daniele e Lucia furono lasciati soli.
La conversazione ch'ebbe luogo tra loro, le parole strazianti di affetti che furono ricambiate fra que' due sono per noi un mistero che non cercheremo di scoprire, imperciocchè rispettiamo la voce del pentimento ch'esala dal cuor di un moribondo.
Un quarto d'ora dopo, Lucia entrava cogli occhi smarriti e deliranti nella stanza contigua dov'erano raccolti gli amici di Daniele, e annunziava loro che l'ammalato era stato sovrappreso da un deliquio che facea spavento.
Tutti gli aiuti furono apprestati all'infelice giovine che fu trovato moribondo.
I medici dichiararono che qualche ora appena restava di vita all'infermo.
Un tale annunzio fu per tutti un colpo di fulmine.
Si mandò a chiamare un notaro per ricevere dalla bocca del moribondo le ultime volontà testamentarie.
Si dette ordine per le subitanee nozze di Lucia con Daniele, il quale voleva adempiere a questo atto non solamente per mantenere il giuramento solenne profferito al cospetto di Dio, innanzi al quale tra poco sarebbe venuto, ma bensì per lasciare alla legittima moglie tutt'i suoi beni e ricchezze, quasi ammenda dei mali che le avea fatti.
Egli aveva eziandio manifestato il desiderio di rivedere i fratelli e la sorella di Lucia. Fu spedita una carrozza di esso Daniele per andare a prendere la famiglia di Fritzheim.
Tutto il palazzo M... fu messo in movimento grandissimo. L'arrivo del milionario, le sue avventure e la sua prossima fine formavano il subbietto di tutte le conversazioni della capitale; in tutti era eccitata la curiosità, sicchè le porte e i dintorni di quel palazzo erano affollati da ogni maniera di domestici mandati dai rispettivi padroni a prendere notizie del milionario.
Molte persone che nessuno conosceva si erano introdotte nel quartiere del conte di Sierra Blonda, e ne ingombravano le sale e le stanze interne: qualcuno si era avanzato finanche nella camera da letto.
Nessun comando veniva più eseguito, dappoichè il solo padrone della casa era Daniele, e questi non era più nel caso di significare la sua volontà.
Le porte ed i dintorni di quel palazzo erano affollati da ogni maniera di domestici
Tutto quello che accadeva intorno a lui non colpiva più i suoi sensi, e soltanto riverberava nel suo cervello a guisa del mormorio delle lontane onde del mare. Gl'interessi e le cose della terra più nol toccavano: tutto ormai gli era straniero: il mondo si allontanava con grande velocità da lui, come que' paesaggi indorati dalla luce del sale che si allontanano dagli occhi dell'esule mentre abbandona la nativa sua terra.
Allorchè Lucia, pallidissima e sfinita da crudeli commozioni, era venuta nella stanza contigua a quella dov'era l'infermo, a fin di chieder soccorso, tutti coloro che si trovavano in quella camera, erano affluiti dappresso a Daniele.
Ma Daniele non dava altro segno di vita che il girare lentissimo delle smorte pupille.
Egli avea perduta per sempre la parola: la voce era spenta. L'ultima frase che avea detta a Lucia era stata:
— Non abbandonarmi anche tu, Lucia... il mondo mi abbandona! Addio... per sempre.... io moro!
E da quel momento la voce fu morta!!
Giunse il notaro; giunsero gli ufficiali dello stato civile per le formalità del matrimonio.
Daniele, mercè l'assistenza efficace di quel santo uomo di Padre Ambrogio, già si era preparato, col divino ausilio della religione, all'eterno viaggio.
Irreparabile sventura! Il milionario non avea fatto alcun testamento, ed ora ei non poteva in nessun modo manifestare la sua volontà.
Veggendo che non ci era tempo da perdere, sì pensò di strappare almeno un cenno dal moribondo col quale avesse manifestato di sposare Lucia. Ciò sarebbe bastato perchè la sventurata giovinetta fosse considerata qual vedova del milionario: era ad ogni modo una maniera di testamento.
La stanza dell'infermo era gremita di gente. Non vi era cuore che non palpitasse per la misera donzella, la cui commovente fisonomia, il cui pallore e le cui virtù le aveano attirato l'amore di tutti. Si desiderava con ansia che il matrimonio avesse luogo.
Gli ufficiali dello stato civile si erano seduti. Uno di loro, accostatosi al letto del moribondo, dimandò ad alta voce:
— Signor Daniele de' Rimini-Brighton, conte di Sierra Blonda, volete voi sposare in legittimo matrimonio Lucia Fritzheim, figliuola del fu Giacomo?
Dalle labbra di Daniele partì un suono indistinto; le sue pupille si voltarono al cielo e vi rimasero immobili.
Non era già una parola o una voce quella che era uscita dalle labbra del moriente; era bensì un singulto breve... profondo...
Sì ripetè l'interrogazione... La più assoluta immobilità aveva colpito il giacente. Furono brevi momenti di silenzio agghiacciante.
Padre Ambrogio si avvicinò a Daniele, gli toccò il polso, gli pose la mano in sul petto.
— Morto! esclamò il prete con accento di pietà straziante.
— Morto!! ripeterono tutti compresi d'orrore.
Un silenzio di stupefazione successe tra i gruppi presenti a questo desolante spettacolo.
Lucia aveva messo un grido come se un pugnale le avesse tocco il fondo del cuore.
Intanto il notaio e gl'impiegati municipali alzati, disponevansi a partire, quando un giovine forestiero ch'era in uno dei crocchi di curiosi, si avanzò verso di loro e disse in francese:
— Fermatevi, signori, la vostra presenza in questo luogo non sarà stata inutile.
Questo giovine forestiero, quantunque avesse parlato in francese, lasciava scorgere dal suo accento ch'egli non era nato in Francia: si comprendeva subitamente ch'ei si serviva di questa lingua non conoscendo l'idioma del paese. Bello e gentile era il suo aspetto, biondi i capelli e la sottil lanugine della barba; vivo lo sguardo che dardeggiava da due occhi cerulei; nobile il portamento e soave, siccome sogliono averlo i giovani di alta educazione e di cuore ben formato.
Da due giorni questo viaggiatore si era presentato al palazzo M... ed aveva significato il desiderio di vedere il giovine Conte di Sierra Blonda. La nobiltà e l'avvenenza del suo volto parlavano in suo favore, sicchè non si trovò la menoma difficoltà a farlo entrare in quella casa, tanto più che assieme con lui penetravano quivi altri sconosciuti, ai quali non si badò, essendo tutt'i famigliari e domestici di Daniele in gravi e solenne faccende per la dolorosa catastrofe ond'era stato colpito il loro padrone.
Entrato nell'appartamento di Daniele, lo sconosciuto s'imbattè in Maurizio Barkley: la sorpresa e il piacere di entrambi furono grandissimi; eglino si abbracciarono e si baciarono con effusione di cuore.
Poscia lo straniero pregò Maurizio di non rivelar per ora a nessuno il suo nome. Barkley gliel promise, ed il menò nella stanza dove giaceva Daniele.
Venuto di presso al letto dell'ammalato, lo straniero per lunga pezza il ragguardò con un sentimento di pietà profonda, e fece appresso una quantità d'interrogazioni a Maurizio, col quale sembrava essere in stretta amicizia.
Una donna piangeva a dirotte lagrime inginocchiata presso il corpo di Daniele
Egli era stato presente a tutto; avea con premura aspettato l'arrivo di Lucia Fritzheim; avea fatto taciti e ferventi voti nel suo cuore per la felicità della virtuosa fanciulla; avea palpitato d'ansia nel solenne momento in cui la figlia del gabelliere sarebbe diventata contessa di Sierra Blonda, imperocchè l'animo di lui era stato tocco dal commovente racconto fattogli dal Maurizio delle sublimi virtù di lei e della nobil rassegnazione ond'ella avea sopportato l'abbandono e l'obblìo del suo fidanzato. Un altro momento e Lucia avrebbe ricevuto il guiderdone dovuto alle sue virtù.
Nell'animo del giovin forestiere nacque tosto una risoluzione ardita ma felice, certo ispiratagli dalla Provvidenza. Dietro l'impulso istantaneo di questa risoluzione, egli si era inoltrato inverso l'uscio della camera, avea fermato gli ufficiali dello stato civile, ed avea pronunziato le parole che abbiamo riferite.
Lo straniero si avvicinò quindi a Lucia, e prendendole la mano con sembiante affettuoso: — Gentil giovinetta, le disse, il tuo infelice stato, l'elevatezza del tuo animo, il tuo dolore han fatto in me un'impressione ch'io non so dirti. Il mio primo pensiero, giungendo in questa città, è stato di conoscerti, dappoichè fin nelle lontane regioni donde io sono partito mi furon fatti da Maurizio Barkley gli elogi della tua virtù impareggiabile; la tua storia mi è nota, come quella del disgraziato giovine che tu hai amato. Già da molti anni[**Nell'originale "hanni"] tu hai appreso a soffrire e a rassegnarti. Iddio ti ha chiamata a quest'ultima prova: alza dunque la nobil fronte, rasciuga le lagrime. Ormai non ti resta che a pregare l'eterna pace all'anima del tuo Daniele. Ma il cielo non ha permesso un precipitato matrimonio, sul quale forse sarebbero corsi i più scellerati commenti del mondo, e che avrebbe gittata un'ombra sulla tua incontaminata virtù: ti avrebbero, se non di altro, accusata di cupidigia e d'ambizione.
La provvidenza disnoda meglio degli uomini i drammi della vita. Essa non permise che tu portassi un nome non puro di macchie; non permise che le faci del tuo imeneo fossero i ceri della morte.... Lucia Fritzheim, al sublime tuo cuore conviensi un cuor puro e vergine di affetti; alla tua mano ardente di giovinezza conviensi una mano parimente giovine e forte, e non già quella di un cadavere. Io ti offro il mio cuore, la mia mano, il mio nome che è pur quello di Daniele. Io sono Eduardo Horms Brighton di Glascovia, figlio di Edmondo Brighton, e fratello di Daniele. Chiamo in testimonio della verità dei miei detti Dio primamente, e poscia il mio amico e nobil uomo Maurizio Barkley.
Un lungo mormorio di sorpresa e di ammirazione passò tra i diversi gruppi degli astanti.
Lucia qual trasognata guardava il giovin forestiere e Maurizio sul cui volto lampeggiava un raggio di gioia. Oppressa da tante rapidissime emozioni, ella svenne tra le braccia della sorella Marietta e dei fratelli ch'erano accorsi ad abbracciarla.
La sera di questo giorno, l'appartamento di Daniele era vestito di magnifici lugubri parati, e le sue spoglie esanimi riposavano, su splendidissimo feretro. Cento torchi lunghissimi e tetri projettavano la loro sinistra luce su i neri lenzuoli di morte che coprivan gli usci e le pareti di quasi tutte le stanze.
Per qualche ora nella camera dove era il morto si erano udite le preci ed il pianto dei fratelli di Lucia. Padre Ambrogio facea lor ripetere sacri i salmi.
Uccello guardava il cadavere di Daniele con occhio stupido e selvaggio; ei sorrideva e non dicea motto. Cessata la preghiera, egli si accostò a Padre Ambrogio, e ridendo gli disse:
— Padre Ambrogio, ora il contino non può più battermi, n'è vero?
Il sacerdote gli comandò silenzio, e seco trasse l'idiota fuori di quella stanza, non senza fare la più triste considerazione sulle parole profferite da Uccello, che portavano in sè il marchio della Divina Giustizia.
I nostri lettori ricorderanno che fin dal tempo in cui Daniele era in casa di Giacomo, quei fanciulli gli avevan dato il titolo di contino. Il futuro avea forse lampeggiato su quelle anime innocenti?
Maurizio Barkley vegliò tutta notte a fianco del cadavere di Daniele. Egli rimanea lunghe ore in contemplazione di quelle spoglie, e nella sua mente si aggiravano pensieri strani, indicibili, e che per lo addietro non si erano mai presentati al suo spirito.
Maurizio non potea staccare i suoi occhi dall'estinto Daniele. Una strana ed orrenda illusione colpiva i sensi e l'anima di lui, e facea balenare alla sua mente una celeste luce che gli rivelava i misteri della Provvidenza e della giustizia di Dio.
Il cadavere di daniele rassomigliava in tutto al cadavere di Edmondo!! Era lo stesso conte di Sierra Blonda!
Era la stessa faccia, la stessa barba, lo stesso abito nero, gli stessi occhi semiaperti, lo stesso nerore della labbra!
Altro non mancava per la compiuta illusione che la camera verde e il custode!
La bell'anima di Maurizio fu tocca dalla luce cristiana!!!
Il domani per tempissimo, le sale e le stanze dell'appartamento del Conte di Sierra Blonda erano deserte.
Una donna, vestita di gramaglie, piangeva a dirotte lagrime inginocchiata presso il corpo di Daniele.