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IL FIGLIOLO DEL RE DI PORTOGALLO.[1]
Il Re di Portogallo aveva un figliolo di nome Pietro, dimolto voglioso di pigliar donna; ma a modo suo non la trovava. Un giorno tornava da caccia e passa per una strada della città; e, sulla porta di una bottega di ciabattino, vede una bellissima ragazza. Questa ragazza aveva una capelliera, che tutti i capelli parevan d'oro e folti; e du' occhi poi neri brillantini e come lagrimosi dentro; e una cera rosata com'una mela.[2] Dice Pietro intra di sè: - «Oh! che bella ragazza, per esser mi' sposa!» - Arriva al palazzo, posa lo stioppo e si riveste da par suo e ritorna fori: - «Tant'è, voglio andare a discorrere!» - rimuginava Pietro: - «Peccato, che sia figliola d'un ciabattino!» - Arriva alla bottega del ciabattino e si mette a discorrere colla ragazza; e s'accorge, che non era solamente bella, ma anche ben'allevata233 . Sicchè dunque se n'innamora. Dice Pietro: - «Mi vo' per isposo?» - «Chè, Lei fa celia,» - risponde la ragazza: - «Ma gli pare! Lei è il figliolo del Re, e io sono figliuola d'un ciabattino.» - Dice Pietro: - «Non importa e non fo celia. Se tu mi vo', ti sposo.» - Per farla corta, si promessero di sposarsi. Pietro va al palazzo, che era l'ora di desinare. Si mettono a tavola e cominciano a mangiare. Quando sono alle frutta, dice Pietro: - «Sa, signor padre, mi son risoluto a pigliar donna; e la sposa, l'ho bell'e trovata.» - Il Re, a sentir questa novità, in sul principio si rallegrò tutto. E gli addimandò al figliolo, chi era questa sposa, e lui glielo disse. Dice il Re, tutto sconturbato: - «Ma come? una figliola d'un ciabattino! E' non è una donna per un Re. Che direbbe la nobiltà e tutto il popolo a vedere una ciabattina sul trono di Portogallo? No davvero, questo matrimonio non si può fare.» - «Signor padre,» - disse allora Pietro: - «Mi dispiace, che Lei non sia contento: ma io gli ho promesso e gli ho dato parola di Re, a questa ragazza, di sposarla. Dunque, bisogna, che la sposi.» - «Quand'è così,» - disse il Re,» - « mantenete la parola; ma, fori di palazzo e del Regno; qui non vi ci voglio nessun de' due.» - Dopo pochi giorni, fu fatto lo sposalizio. E poi gli sposi, montati con una cameriera dentro una vettura, se ne partirono per le poste per andare verso Parigi. Quando fu notte, Pietro, la sposa e la cameriera s'addormentarono in carrozza, e i vetturini, camminato per un pezzo in un gran stradone, arrivati a due vie, siccome era notte dimolto buia, invece di pigliare quell'a manca, sbagliarono e mossero i cavalli per quell'a manritta. Sicchè entrarono per una macchia folta, che non ci si vedeva lume. Eccoti, a un tratto, sbucano una gran quantità di bestie feroci; e assaltano i vetturini e i cavalli e li divorano in un momento. A quel rumore si sveglia Pietro. Chiama i vetturini e nessun risponde. Scende, e vede lì per terra soltanto gli stivali de' vetturini e gli zoccoli de' cavalli. Allora scendono leste anco le donne, e tutti insieme, alla meglio, cercano di scappare a piedi fori di quella macchia. E arrivati in un logo aperto, strafelati dal correre, Pietro con delle frasche fece un capannotto; e lì si messero a riposare al coperto il restante della notte. Quando fu giorno, Pietro si leva su e vede alla lontana una fonte d'acqua viva: piglia lo stioppo, che mai lo lasciava, e ci s'avvia per lavarsi. Arrivato, che fu alla fonte, si cavò il cappello di capo; e sopra ci messe un anello con un brillante, che teneva in dito, per meglio sciacquarsi le mani e il viso. Ed eccoti, che in quel mentre, che si lavava, viene volando un uccellino, gli becca l'anello e poi va a posarsi su di un frutto. E Pietro, abbrancato lo stioppo, corre diviato per tirargli. Ma l'uccellino, quando lui s'impostava, via su di un altro frutto più lontano; e quello dietro. Insomma corse Pietro tutta la giornata e non potette mai tirare all'uccellino; sicchè finalmente l'uccellino s'appollaiò su di un frutto, quand'era notte, e tra le foglie non si vedeva più. Allora Pietro ci si messe a dormire sotto, col pensiero d'ammazzarlo, a mala pena si levasse il sole. E difatto, a levata di sole, Pietro stava di già impostato per tirare all'uccellino. Ma questo gli scappò daccapo; e, di frutto in frutto, lo menò per insino a un muraglione altissimo e lo traversò, sicchè Pietro lo perdette di vista.[3] Pietro, disperato, si messe a girare intorno al muraglione, per cercare se ci fosse un'entrata: ma porte non ce n'era di nessuna specie; soltanto un grand'albero, da un lato, aveva un ramo sporgente sul muraglione. E lui, non fa discorsi; s'arrampica sull'albero e monta in sulla cresta del muraglione. Guarda e vede un bel giardino; e lontano ci stava l'uccellino a beccare per le terre. Allora, Pietro, aiutandosi col ramo sporgente dell'albero, si cala nel giardino, e adagio adagio s'accostava all'uccellino per ammazzarlo: ma quello, al solito, scappa via, ritrapassando il muraglione. Pietro non sapeva più quel, che si fare, e voleva uscire di lì; ma non c'era modo. Mentre dunque si sforzava di arrampicarsi su per il muraglione, apparisce un Mago con du' occhi, che schizzavan foco; che, tutto arrabbiato, urlava: - «Briccone, ladro! ti ci ho colto a isciuparmi «le piante!» - Dice Pietro: - «Vi sbagliate! son entrato qui per questo e questo, e non per isciuparvi e portarvi via niente.» - Ma il Mago non voleva sentir ragione e gli tralucevano gli occhi dalla stizza, e voleva Pietro morto in tutti i modi. Pietro gli si gettò in ginocchioni, pregandolo, che non l'ammazzasse; e gli raccontò tutto quello, che gli era intravvenuto. Dice il Mago: - «Bene, bene! si vedrà col tempo, se tu sie' veritiero o bugiardo. Vieni dunque con me al mi' palazzo.» - Vanno al palazzo; e c'era la Maga, moglie del Mago. Dice: - «Che c'è marito?» - Dice il Mago: - «Ho trovato questo giovane a sperperare il giardino. Che se n'ha a fare?» - Dice la Maga: - «Gua', se è vero quel, che t'ha raccontato, provalo; e poi si vedrà quel, che s'ha da farne.» - Dunque, Pietro fu messo, come giardiniere e ortolano, a lavorare la terra di quel rinserrato: e lui, prudente e ubbidiente, contentava que' due in ogni cosa, e gli teneva per bene tutta la coltivazione, sicchè il Mago e la Maga gli volevan bene come a un figliolo. Era dimolti mesi, che Pietro stava con que' Maghi, quando un giorno il Mago gli disse: - «Tu m'ha' a vangare questo campicello, che ci vo' fare una sementa a modo mio.» - Pietro si messe subito a vangare; e, in quel mentre che vangava, eccoti, che vede l'uccellino, che gli aveva beccato l'anello, volare giù da una pianta nel lavorato a razzolarvi. Corre lesto a pigliar lo stioppo, tira all'uccellino e l'ammazza; e nel gozzo sente colle dita, che ci aveva sempre l'anello. Alla botta venne anche il Mago e dice: - «Che c'è?» - E Pietro: - «Eccovi, zio,» - perchè e' lo chiamava zio, - «la prova, ch'i' sono un galantomo e dicevo il vero, quand'entrai qui la prima volta. Io ho morto l'uccellino, che mi rubò l'anello; e l'anello l'ha sempre nel gozzo.» - Vennero allora nel palazzo; e, aperto il gozzo dell'uccellino, tiraron fuori l'anello tal'e quale. Dice il Mago: - «Ora, poi, tu ti puoi considerare come figliolo di me e padrone qui dentro quanto me; perchè proprio ho veduto, che siei un bravo ragazzo e non sai dir bugie.» - Tuttavia Pietro non era contento di star rinchiuso in quel giardino; e sempre s'appalesava voglioso d'andar via. Sentita il Mago questa sua idea ferma, per il ben, che gli voleva, non aveva cuore di contraddirlo. Un giorno gli disse: - «Senti, di qui a escire c'è gran pericoli, perchè il paese di fuori è tutto pieno di bestie feroci. Anzi, non so, come tu sia scampato da loro prima di entrar qui dentro. Ma, se tu aspetti, io conosco quando ci sarà tempesta in mare: e, quando c'è tempesta in mare, l'acqua arriva per insino alla cresta del muraglione, e ci vengono i bastimenti e li legano a que' campanelloni, che tu avra' visti. Se tu aspetti, tu potra' andartene con un di que' bastimenti.» - Passano diversi mesi; e, un giorno, il Mago dice: - «Pietro, domani c'è tempesta in mare. Se tu sie' sempre della medesima idea, preparati pure alla partenza. Ma prima, va' nel mi' tesoro e piglia quattrini a tu' piacimento.» - Pietro non se lo fece dir du' volte; e, andato nel tesoro, si empì le tasche di quattrini. Il giorno dopo, la tempesta accadde; e i bastimenti stavan legati alla cresta del muraglione, Pietro andò a uno e domandò: - «Capitano, per dove?» - Dice il capitano: - «Vo al porto di Spagna.» - «Bene,» - dice Pietro: - «I' vengo con voi; e mi sbarcherete al porto di Spagna.» - Detto addio al Mago e alla Maga, Pietro montò sul bastimento; e, in pochi giorni, giunse al porto di Spagna; e lì scese a un albergo per riposarsi del viaggio. Non sapendo Pietro, che si fare nel porto di Spagna, dice al cameriere dell'albergo: - «Ci sarebbe modo di trovare un impiego in questa città?» - «Perchè no?» - gli arrispose il cameriere: - «C'è un omo, che fa appunto questo mestieri di trovare impieghi a chi ne vuole; e capita qui ogni mattina. Lui sarà capace di contentarvi.» - Poco dopo, eccoti infatti quell'omo: e Pietro gli domandò, se aveva come impiegarlo. Dice quell'omo: - «Oh! se volete, manca il cameriere al Governatore della città; e sarebbe proprio un posto bono per voi.» - Si trovan d'accordo: quell'omo condusse Pietro dal Governatore, e Pietro diventa il su' cameriere fidato. Dunque, Pietro andava tutti i giorni ad accompagnare a scola i figlioli del Governatore; e il Governatore dava a' su' figlioli una tascata di quattrinelli per far l'elemosina a' poveri lungo la via. I ragazzi, a chi gli chiedeva qualche cosa per amor di dio, gli davano un quattrino per uno; e Pietro, invece, gli dava un paolo per uno, di quelli avuti in regalo dal Mago. Subito si sparse per la città questa notizia; e il popolo cominciò a mormorare contro il Governatore, e badavano a dire: - «Sarebbe meglio, che fosse Governatore il cameriere, e non quell'avaraccio.» - Insomma, fecero un tumulto e corsero sotto le finestre del Governatore a urlare: - «Abbasso il Governatore. Si vole Pietro cameriere per Governatore.» - Ma Pietro s'affacciò alla terrazza e fece cenno colla mano, che tutti stassero boni; e la gente a quel cenno se n'andò. Ora, bisogna sapere, che il Governatore aveva anche una figliola grande da marito, che s'era innamorata di Pietro; e, quando vedde, che il popolo lo voleva invece di su' padre, fece tanto, che il Governatore bisognò glielo desse per isposo. Intanto Pietro seguitava a far elemosine sempre di più moneta, perchè dava sino a tre paoli per testa: sicchè ne venne un altro tumulto più grande del primo. E il Governatore dovette andar via a una sua villa fuor di città; e ne' su' piedi c'entrò subito Pietro, e governava tanto bene, chè ogni persona era contenta. Ma, per fare un passo addietro, torniamo alla moglie e alla cameriera, che Pietro aveva lasciate in quel capanno di frasche, quando l'uccellino gli portò via l'anello. Le donne, perso Pietro e non lo vedendo tornar più, si messero a cercarlo. E, dopo dimolti mesi, cammina cammina, arrivarono anche loro a piedi nel porto di Spagna; e, entrate in un albergo, da un parucchiere si fecero tagliare corti i capelli e da un sarto presero de' vestiti e si trasfigurirono da omo; poi domandarono al cameriere dell'albergo, se c'era modo d'impiegarsi in qualche casa. Dice il cameriere: - «C'è un omo a posta, che cerca servitori per gli altri. Se volete, tra poco ha da venir qui, potete parlar con lui.» - L'omo venne e le du' donne gli dissero i' loro pensiero. Dice l'omo: - «Oh! appunto manca il coco e il cameriere al Governatore novo della città. Vi metterò lì.» - Fatti i patti, la figliola del ciabattino pigliò il posto di coco e la su' cameriera quello di cameriere: ma nè Pietro le riconobbe, nè loro riconobbero punto Pietro. Passato diverso tempo, dice un giorno Pietro alla su' moglie, la figliola del Governatore: - «Oggi non sono a desinare: m'hanno invitato fori certi signori e ti lascio sola.» - E la moglie: - «Allora, io anderò in villa dal babbo, per qualche giorno, a tenergli compagnia.» - E così fecero; e ognuno andò pe' su' versi. In casa, eran rimasti il coco e il cameriere, cioè, quelle du' donne vestite a quel modo. Dice il coco al cameriere: - «Vo' pulire per bene la cucina. Fammi il piacere, piglia per un po' quest'anello, che mi dette il mi' sposo, quando ci si sposò, che non lo vorrei sciupare. Me lo renderai domani, dopo finite le faccende.» - Il cameriere prese l'anello e se lo messe in dito; e poi, andò a rifare la camera de' padroni. Ma lì, anche lui, per non isciupare l'anello, se lo cavò e lo messe sul cassettone, per poi ripigliarlo; e invece se ne scordò. La sera, torna Pietro, cena e va a letto. Quando la mattina si levò, e' vedde luccicare l'anello sul cassettone: - «Di chi è quest'anello?» - Lo prende e gli pare di riconoscerlo. Chiama il cameriere: - «Di', chi ha messo qui quest'anello? di chi è?» - Dice il cameriere: - «Scusi, signor padrone, ce l'ho lasciato io per dimenticanza codest'anello. Ma non è mio: è del coco.» - «Chiama dunque il coco,» - dice Pietro. Vien su dunque il coco: e, per farla corta, chiedi, domanda, cerca e rispondi, finirono per riconoscersi. Ma Pietro non era però tant'allegro, perchè pensava, che aveva preso un'altra moglie e non sapeva come rimediarla. Quando però venne dalla villa la figliola del Governatore, Pietro gli raccontò tutta la su' storia; e gli disse: - «E come si rimedia a questa faccenda?» - Dice la su' seconda moglie: - «E' si può stare tutti uniti e d'accordo. Io per me non son punto gelosa, che tu abbia, invece d'una, anche du' mogli. Stiamo insieme.» - A Pietro non gli parve vero. Venuta la sera, dice Pietro: - «Dunque, chi viene a dormir con me?» - E la figliola del Governatore: - «È giusto, che ci venga stasera la tu' prima moglie, perchè è tanto tempo, che non vi siete veduti.» - E Pietro andò a letto colla su' prima moglie. Quando era un po' di tempo, che erano a letto, la figliola del Governatore piglia du' pistole cariche e va alla porta di camera. Dice: - «Si pol passare?» - «Entra, entra pure,» - rispose Pietro. E lei entra, va al letto e con du' colpi ammazza Pietro e la moglie. A quel rumore, si sveglian tutti nel palazzo. Vanno in camera e ti vedono quello spettacolo! E le guardie arrestano subito la figliola del Governatore, che, il giorno dopo, menata in piazza in mezzo al popolo sollevato, la messero sur una catasta di legna con una camicia di pece, e lì la bruciarono viva per il su' delitto commesso.
[1] Narrata da Giovanni Becherini, contadino del Montale-Pistoiese e raccolta dall'avv. prof. Gherardo Nerucci.
[2] Insomma, Fortuna ed Amore, nel formar questa ragazza, come dice il Carteromaco II, 42
.... Fer di bellezze un vasto ammasso;
E poscia ne formaro una donzella
Di cui non fu giammai cosa più bella.
[3] L'abbandono involontario della innamorata nel bosco ed alcun particolare ricordano la terza novella della giornata quinta del Decameron. - «Pietro Boccamazza si fugge con l'Agnolella. Truova ladroni. La giovane fugge per una selva ed è condotta ad un castello. Pietro è preso; e delle mani de' ladroni fugge; e, dopo alcuno accidente, capita a quel castello, dove l'Agnolella era. E sposatala, con lei se ne torna a Roma.» - Maggiori sono i riscontri e più importanti con la Istoria di Ottinello e Giulia, quale tratta, come fu preso da' Turchi e con riscatto liberossi e con l'edificazione della città di Taranto per mezzo loro, ch'è una delle storie popolari più diffuse in Italia ed anche fuori, sott'altro nome. Vedi La storia | di | Ottinello e Giulia | Poemetto popolare in ottava rima | riprodotto sulle antiche stampe || Bologna | presso Gaetano Romagnoli | 1867. Noterò qui solo tre riscontri, che rimasero sconosciuti al d'Ancona, il quale curò questa ristampa e vi premise una dotta prefazione. Sarebbero: A) La XXII delle Porretane di M. Sabadino Degli Arienti, Bolognese. - «El figliuol del Re di Portogallo, fingendo andare per voto in Hierosolîma, ne va in Anglia e mena via la figliuola del Re, sua amante; et ambedue in diversi lochi rapiti sono in servitù posti. In la quale dimorati un tempo, in Portogallo in ottima mente se trovano, dove con gran festa e letitia se maritano.» - (da carte 51 a carte 59 della edizione di Verona M.D.XL. per Antonio Putelleto) - B) L'Avventura di Sifanto, nel XVII Canto del Mondo Nuovo di Tommaso Stigliani da Matera. - C) La Novella LVI della Parte I delle Duecento Novelle di Celio Malespini: - «Avvenimento infelice di Orio e Pulicastra, che poi si terminò in infinita allegrezza.» - Dalla Francia la storia è tornata in Italia sotto altra forma ed altro nome; ed è lo argomento d'un opuscolo popolare prosastico, del quale ho sott'occhi un'edizione recente: Storia memorabile | e molto piacevole | per ogni generoso e nobile cavaliere | del valoroso | Pietro di Provenza | e della | bella Maghelona | dove sono ampiamente dichiarate | le loro prodezze ed amori || Torino 1863 | Tipografia e Libreria fratelli Canfari | Via Doragrossa N.° 52.