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XLII.
C'era una vedova, che aveva un figlio. Un giorno, ha detto a questo figlio: - «Stai 'n casa. Voglio andare a i' vivajo a lavare i' bucato. Bada, non mi lasciare l'uscio aperto, perchè ti potrebbe entrare la capra ferrata in casa, con la bocca di ferro e la lingua di spada.» - Questo poero bambino volse andare a trovà' sua madre e lasciò l'uscio aperto. Quando fu a mezza strada, si rammentò, che non aveva chiuso l'uscio; tornò indietro. Va per entrare in casa, c'era la capra ferrata: - «Chi va là?» - «Son io. Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, ti affetto come una rapa.» - Questo poero bambino si messe sulla porta a piangere. Passò una vecchina: - «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» - «Cos'ho? I' ho lasciato la porta di casa aperta, per andare a trovare mia madre. Mi ci è entrato la capra ferrata. Non so come fare a mandarla via.» - «Quanto tu mi dai, te la mando via io?» - «Da mia madre vi faccio dare quel, che volete, basta che me la mandate via.» - «Mi devi dare tre staja di grano; io te la mando via.» - Va a picchiare all'uscio di casa: - «Chi è?» - «Son io.» - «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, ti affetto come una rapa.» - Quella donna disse a quel bambino lì: - «Senti, bambino mio; non m'importa di quelle tre staja di grano; ma io non te la mando via davvero.» - Questo poero bambino non faceva altro che[2] piangere. Passò un vecchio: - «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» - «Poerino! sono disgraziato. Ho lasciato l'uscio di casa aperto. Mi c'è entrato la capra ferrata. Non so come fare per mandarla via.» - «Se te mi dai quattro forme di formaggio, te la mando via io.» - «Se me la mandate via, quando torna mia madre, io ve le faccio dare.» - Va a picchiare alla porta e domanda: - «Chi va là?» - «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, t'affetto come una rapa.» - E questo poero vecchio va da i' bambino: - «Senti, bambino mio, poi fare quel, che voi, ma io non te la mando via davvero.» - Questo poero bambino non faceva che piangere e passò un uccellino: - «Cos'hai, bambino mio, che piangi tanto?» - «Poerino, che non ho io? M'è entrata la capra ferrata in casa e non mi riesce di mandarla via. Se torna la mia madre, non pole entrare in casa.» - «Quanto tu mi dai, te la mando via io?» - «Cosa ti devo da', che non ho nulla? Se me la mandi via, ti farò pagare a mia madre.» - «Mi devi dare tre staja di panico e io te la mando via.» - Dice: - «Sì. Io te lo do.» - L'uccellino va: - «Chi va là?» - «Son la capra ferrata, con la bocca di ferro e la lingua di spada; e, se t'entri drento, t'affetto come una rapa.» - «E io, cor i' mio becchino, ti beccherò i' cervellino.» - E la capra ferrata s'è impaurita e è sortita di casa. E i' bambino ha dovuto pagare tre staja di panico all'uccellino.
Stretta la foglia e largo il bocciolo,
Della pelle di mi' nonno io ne farò un lenzuolo!
[1] Vedi Morosi. (Opera citata in nota alla novella di Manfane, Tanfane e Zufilo della presente raccolta). - «Una volta entrò una capra nella tana della volpe, mentre questa non era in casa. Si fece sera e la volpe si ritirò a casa. E trovò la capra, e fuggì; perchè si spaventò delle corna della capra. E passò un lupo e anche si spaventò. E passò un riccio; e questo entrò là dentro e punse la capra. E la capra uscì; e il lupo l'ammazzò e la volpe la mangiò.» - Pitrè. (Op. cit.) CXXXII. Cummari Vurpidda; CXXXIII. La Crapa e La Monaca.
[2] Che; leggi e correggi se non.