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XXXVI. Nel quale si assiste al colloquio di un imperatore con una Regina.
Un'ape dall'aspetto maestoso si avanzava solennemente seguita da uno stuolo di altre api, che facevano a gara per accarezzarla e presentarle la loro proboscide piena di miele.
- Quelle - mormorò Dolcina - sono le dame di compagnia della Regina. -
Intanto questa si fermava via via all'ingresso di ogni cella dell'alvear e vi deponeva un uovo, mentre tutte le altre intonavano un inno entusiastico alla feconda madre del loro popolo:
- ZON ZON... del nostro popolo
A un certo punto, la Regina si fermò esclamando:
- In verità, io spero che il mio popolo sia contento di me. Con questo che ho fatto ora sono dugento uova che ho messo a posto durante la giornata. -
Gigino fece un salto esclamando:
- Dugento uova al giorno! E quanto dura a far questo lavoro?
- Secondo... - rispose Dolcina - generalmente continua per tre mesi e depone circa quindicimila uova.
- Quindicimila uova! Giuggiole! Ci sarebbe da far campare a frittate tutto il genere umano! -
Mentre le due formiche consideravano stupefatte quel maraviglioso insetto, capace di dar vita a tanti esseri, Dolcina si era avvicinata rispettosamente alla Regina, e dopo averle parlato in segreto, disse tornando alle due forestiere:
- La Regina mi ha dichiarato che sarà lieta di conoscervi, e sollecita la vostra presentazione. -
Gigino sentì un fremito per tutto il corpo, e accostatosi a Grantanaglia gli disse piano:
- Luogotenente, mi raccomando... Questo è il momento di annunziarmi. -
E si ritrasse indietro, mentre Grantanaglia, facendosi avanti a guisa d'antico scudiero, annunziò il proprio sovrano secondo le istruzioni avute la mattina, con questa cantilena:
- Ecco l'imperatore
Col trallerurillallera;
Col trallerurillallà. –
Infatti Gigino si avanzò gravemente verso la Regina, esclamando con voce solenne:
- Noi Ciondolino primo, imperatore delle Formiche, siamo lietissimi di rendere omaggio alla potente e saggia Regina delle Api, alla quale ci uniscono vincoli di parentela e di sincera amicizia... -
La Regina parve sorpresa di questo cerimoniale assolutamente nuovo nelle abitudini delle api; ma poi, tanto per non sbagliare, rivolgendosi alle due formiche, disse in tono molto affabile:
- Chiunque voi siate, è mio dovere esprimervi di fronte al mio popolo tutta la gratitudine per aver salvato la città da uno dei più terribili invasori. Voi potete considerarvi qui come in casa vostra. -
Gigino ringraziò con effusione. Quindi, mentre le dame di compagnia si disponevano in circolo a una certa distanza, fece cenno al suo luogotenente di rimanere verso di loro, e si mise a conversare con la Regina.
- Sono contenta - disse ella con un sorriso - che questa occasione abbia avvicinato le formiche alle api, i due più nobili e intelligenti campioni dell'ordine degli Imenòtteri.
- Certo, - replicò Gigino - noi abbiamo in comune molti istinti e molte abitudini. Noi viviamo come voi api in società, e questa società è composta, come la vostra, di femmine, maschi e neutre o operaie. Anzi, a questo proposito vi avverto che, tanto io che il mio luogotenente, non siamo neutri come pare, ma siamo maschi.
- Curiosa! Io credevo che le formiche uccidessero i maschi come facciamo noi. -
Gigino credette utile di sviare il discorso e, senza rispondere alla ossevazione della Regina, esclamò:
- Ho avuto il piacere, maestà, di visitare i vostri dominii... Ma sapete che il vostro regno è di una estensione straordinaria?
- Certo: ma anche voi formiche costruite delle grandi città. La vostra è forse più piccola di questa?
- Oh molto più piccola! - rispose Gigino imbarazzato. - E i vostri sudditi sono numerosi?
- Sono trentamila circa.
- Trentamila api!... È una popolazione spaventosa!...
- E voialtre formiche in quante siete?
- Ah maestà! - replicò Gigino sempre più imbarazzato. - I miei sudditi... eccolo lì. -
E accennando il suo luogotenente, esclamò con enfasi:
- Grantanaglia, conte degli Imenòtteri, mio aiutante di campo! -
Grantanaglia si inchinò.
A questo punto il nostro Ciondolino, visto che la Regina non capiva niente, stimò necessario di accennarle i fatti più notevoli della sua vita, e finì col dirle:
- Ah, cara maestà mia! Tra di noi si può discorrere senza complimenti. Io sono un povero imperatore detronizzato, e non posso far a meno di invidiare la tua condizione di Regina felice, servita, rispettata, adorata da tutto il suo popolo. -
La Regina a queste parole fece un po' boccuccia; poi, chinandosi su Gigino gli disse con accento confidenziale:
- Regina?... Eh! lo sono e non lo sono.
- Lo sei! E io vorrei regnare come regni tu.
- Sì, eh? Ma ti piglieresti l'impegno di fare tutti i santi giorni dugento uova? -
A questa osservazione Gigino, benché fosse nero, fu lì lì per diventar rosso.
- Bisogna che tu ti metta in testa - proseguì l'ape - che io qui dentro sono qualche cosa di più e qualche cosa di meno di una Regina. Io sono la madre universale, sono la creatrice di questo popolo, sono io che gli assicuro la vita, sono io che lo perpetuo: e questo popolo è mio perché lo fo io, perché lo metto al mondo io, perché esso è mio figlio e io sono sua madre. Credi tu che io sia stata fatta Regina così, per il mio bel muso? Niente affatto. Mi han fatto Regina perché facessi delle uova, molte uova. Sono Regina a patto che io assicuri la continuità della popolazione; sono Regina nel mio regno finché sono madre del mio popolo. Il giorno in cui cessassi di far figli, non avrei più sudditi. Il giorno in cui cessassi di creare il mio regno, non sarei più Regina. Come tu vedi, questo mio titolo è molto alto, considerato da un alto punto di vista, ed è assai meschino, considerato da un aspetto meschino. -
Non si sa da che punto di vista lo considerasse Ciondolino; ma il fatto è che il linguaggio nobile e dignitoso dell'Ape Regina gli fece molta impressione e che, almeno in quel momento, capì come tra gli insetti per essere qualche cosa bisogna fare qualche cosa.
La Regina, dopo essere stata un momento zitta, riprese con accento malinconico:
- E almeno se dopo tutto questo io potessi vivere tranquilla, sicura!... Ma a volte succede che... Basta: è meglio non ne parlare! -
Gigino stava per insistere perché ella terminasse il suo pensiero, ma si trattenne subito perché comprese che sarebbe stata una indiscrezione.
- Spero, - disse - che tu mi permetterai di venire qualche volta a far quattro chiacchiere reali con te.
Gigino s'inchinò, baciò la zampa alla Regina e si accomiatò da lei, mentre intorno echeggiava un grido inneggiante al fausto avvenimento:
- Viva la Regina delle api! Viva la Formica col ciondolino! -
E Ciondolino si volse raggiante di gioia al suo aiutante, esclamando:
- Questa alleanza è piena di promesse. Chi sa che non venga la mia ora!
- Sì; - mormorò Grantanaglia - ma in quanto a me ho lo stomaco perfettamente vuoto, e non aspetto che l'ora di mangiare! -