Vamba
Ciondolino
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SECONDO VOLUME

XLIV. Dove Grantanaglia si persuade che l'imperatore Ciondolino è diventato matto.

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XLIV. Dove Grantanaglia si persuade che l'imperatore Ciondolino è diventato matto.

 

L'imperatore Ciondolino, stando a pigliare il sole all'ingresso del suo palazzo imperiale, rivide diverse volte il bruco e sempre con un gran piacere, perché ogni volta che lo vedeva ripensava sempre alla sua mamma; ed era questo un buon segno, perché il pensare alla mamma era stato per lui, fin allora, un dolce e sicuro presagio di lieti avvenimenti.

Intanto, sebbene non avesse ancora raggiunto il suo ambizioso ideale, non poteva lamentarsi della sua vita di formica. I sei gorgoglioni, ai quali Grantanaglia procurava scrupolosamente ogni giorno fusti verdi e foglie fresche, continuavano ad abitare l'ultima stanza della casa e a farsi mungere dai loro padroni con la miglior grazia del mondo: così il vitto era assicurato, e Gigino poteva dedicarsi a maturare le sue grandi idee per l'avvenire.

Il Sirice veniva ogni giorno a trovarlo, e venivano spesso anche alcune api tappezziere, muratrici, minatrici e lanaiole, sulle quali Gigino, con le sue chiacchiere, incominciava ad esercitare un po' d'influenza.

Tolta dunque questa frenesia di avere un impero ad ogni costo, conduceva una vita abbastanza quieta, quando un bel giorno l'amico Sirice venne a portargli la notizia che da qualche tempo nei dintorni si aggirava un uomo, al quale pareva interessare molto il regno degli insetti, perché bastava che ne vedesse uno, per fermarglisi davanti a bocca spalancata.

Gigino, naturalmente, ebbe una grande curiosità, di vedere da vicino di che si trattava, e l'occasione di cavarsela non tardò molto a venire.

Una mattina, affacciatosi all'ingresso di casa egli vide infatti sotto la quercia un ometto grassoccio, con un grande album sotto al braccio e che teneva in mano una lunga asta con una retina per acchiappar le farfalle.

Il nostro eroe comprese subito che l'omino doveva essere un naturalista e precisamente un entomòlogo, poiché delle sue poche cognizioni apprese alla scuola si ricordava che quella parte della scienza naturale che riguarda gli insetti si chiama appunto entomologìa.

Intanto, dall'alto della quercia, scendeva giù lentamente sul suo sottile filo d'argento il bruco geometra.

Gigino lo vide arrivare fino in terra e stendersi con voluttà al sole: e lo vide anche il naturalista, il quale immediatamente si chinò su lui, si mise la lente all'occhio, lo esaminò con interesse, quindi messosi a sedere ai piedi del tronco della quercia, cavò l'album di sotto al braccio e l'aprì.

Il nostro eroe, stando a cavalcioni sul suo seme di cocomero, poteva seguire la scena in tutti i suoi particolari, poiché dominava la posizione e su una stessa linea vedeva sotto di sé l'album che l'omino s'era steso sulle ginocchia, e giù in terra il bruco geometra.

Il naturalista cavò di tasca un lapis e, osservato ancora il bruco, si dispose a disegnarlo. Dal canto suo il bruco alzò la testina, quasi si fosse accorto della manovra e dalla intenzione dell'omino, e fatta una giravolta su sé stesso, rimase nella posizione di una s, come una piccola serpe.

Gigino di sopra, vide riprodurre fedelmente nell'album il bruco geometra, e capì che lo scopo del naturalista era di cogliere l'insetto nelle sue diverse posizioni.

E parve lo capisse anche il bruco, perché poco dopo si stirò e si ripiegò alla metà del corpo a destra, quindi si ripiegò a sinistra prendendo quasi la posizione di un t.

Gigino vide ancora accanto all'altra figura, riprodursi sotto il lapis del naturalista questa seconda posizione del bruco.

Il bruco cambiò ancora: questa volta prese l'atteggiamento di una mezzaluna turca volta all'insù: e l'omino lo rifece tal quale.

Poi il bruco si stese e ripiegò la testa in modo di ricongiungerla alla metà del corpo; e l'omino lo rifece scrupolosamente.

Il bruco rimase disteso in tutta la sua lunghezza, in linea verticale verso la quercia, e l'omino lo disegnò tale e quale; quindi il bruco geometra cambiò ancora, tenendo diritta la parte inferiore del corpo e ricongiungendo con una curva la testa alla coda in modo da formare un mezzo tondo: e l'omino ricopiò il mezzo tondo.

Da ultimo l'insetto rimanendo nella stessa posa, curvò quella parte del corpo rimasta diritta in maniera da formare un tondo perfetto: e l'omino rifece nell'album il tondo perfetto.

Gigino a questo punto dètte in una risata tale, che venne fuori anche Grantanaglia.

E aveva ragione di ridere, perché, vedendo nell'album del naturalista i disegni delle sette posizioni prese dal bruco, messi tutti in fila, aveva scoperto a un tratto che formavano una parola: stupido.

- Questa è bella! - gridò Gigino, e pensò: - la burletta è impertinente, ma ora che, vivendo da insetto tra gli insetti, posso misurare quanto anche coloro che ci studiano sieno lontani dal comprenderci e come, nella loro presunzione di uomini, si accontentino spesso di conoscere le forme esteriori della nostra vita, ignorando i nostri dolori e i nostri piaceri e non preoccupandosi di scrutare la nostra anima minuscola, penso che quel bruco deve essere un bruco di spirito... -

E, mentre il naturalista richiuso l'album se ne andava tutto contento di quel che aveva disegnato, soggiunse guardando il bruco con ammirazione:

- Bravo geometra! -

Ma appena dette queste parole, a un tratto dové afferrarsi al seme di cocomero, per non cascar giù a capofitto. Quel fatto, che da principio gli pareva così semplice, diveniva, per una domanda naturalissima che egli ora faceva a sé stesso, strano e assolutamente inesplicabile.

E la domanda era questa:

- Come ha potuto fare quel bruco a formare quella parola? -

E dietro a questa un paio di riflessioni giustissime finirono di sconvolgere il cervello di Gigino:

- Ma dunque quel bruco conosce il valore delle parole che usano gli uomini! Ma dunque egli sa leggere e scrivere! Dunque... egli è un insetto come me! -

Quest'idea fu troppo forte; e siccome Grantanaglia non fece a tempo a reggerlo, Gigino scivolò dal seme e cascò in terra proprio accanto al bruco.

Fortunatamente s'era rannicchiato a tempo su sé stesso, in modo che il colpo non gli fece tanto male. Ma il colpo veramente straordinario per lui fu quando il bruco vedendolo vicino, gridò a un tratto:

- Gigino!

- Ma come! - balbettò egli tremante. - Tu sai il mio nome da bambino? E come lo sai?

- Oh bella! - rispose il bruco - lo vedo dal pezzetto di camicia che hai di dietro.

- Ma chi sei dunque? Dillo.

- Ah! Io sono... Giorgina!

- Giorgina! Ah! Giorgina mia! - gridò Gigino con voce soffocata.

E svenne.

Quando ritornò in sé, si trovò in mezzo a Giorgina e a Grantanaglia che era corso giù dopo la caduta, e che gli domandava premurosamente:

- Ma che è stato? -

Gigino, commosso, gli indicò il bruco esclamando:

- Mia sorella!

- Come! - chiese Grantanaglia stupito. - Tu?...

- Io sono suo fratello. -

A queste parole l'aiutante di campo lo guardò sbalordito; quindi scappò su per il tronco di quercia gridando:

- Un bruco che è sorella di una formica la quale è suo fratello! Ah! l'imperatore Ciondolino è diventato pazzo davvero! -

Intanto Gigino, rivòltosi, aveva stretto tra le zampe Giorgina, e voi, cari ragazzi che avete delle sorelline, e voi, care bambine, che avete dei fratellini, potete immaginarvi, dopo tanto tempo che non s'erano visti, che diluvio di baci e di carezze e di parole si scambiarono tra loro.

Giorgina volle sapere tutta la storia di Gigino; e dopo che l'ebbe sentita, incominciò a raccontare la sua proprio così:

- Tu, caro Gigino, volesti diventare un formicolino per non far niente, e invece sei diventato una formica operaia! Io, per non studiare l'aritmetica ragionata, ebbi la vanità di diventare una farfalla... e invece di farfalla mi trovo a essere un bruco, e invece dell'aritmetica ho avuto la geometria! È terribile! Ma la colpa è nostra, e chi è causa del suo mal pianga sé stesso. -

Qui Giorgina dètte un sospirone e continuò:

- Devi dunque sapere che... -

Ma quello che seppe Gigino, voi, cari ragazzi, lo saprete un'altra volta, e vi racconterò anche come l'imperatore Ciondolino, per mezzo di Giorgina, trovasse un valido aiuto nel vasto e interessante regno dei Lepidotteri.

 

FINE

 


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