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Gigino che, appena dette le ultime parole, era rimasto lì incantato dalla sorpresa, fece per scappare ma non poté.
Gli pareva d'essere come appiccicato sulla panchina di pietra.
Volle voltarsi verso Maurizio e Giorgina, ma non gli riuscì di muover la testa. Si provò a volger gli occhi da quella parte, ma ci messe una gran fatica, perché lo sguardo gli s'era fatto pesante e le pupille gli s'erano offuscate. Poté appena intravedere confusamente la figura di suo fratello e quella di sua sorella, e gli parve che tutt'e due fossero molto rimpiccoliti e prendessero una forma curiosa, quasi ovale.
Allora Gigino provò un'impressione stranissima: gli sembrò che anche lui si fosse già rimpiccolito parecchio, e che andasse sempre diventando più piccino e più tondo.
Voleva agitar le braccia, voleva tirar delle pedate, voleva urlare, piangere, mordere, ribellarsi a quella forza misteriosa che lo faceva scemare a vista d'occhio e che, se seguitava così per un pezzo, lo avrebbe fatto sparire addirittura. Ma egli non poteva muoversi; si sentiva come fasciato da tutte le parti, e non tardò ad accorgersi che intorno a lui, via via che impiccoliva, s'andava formando una specie d'uovo.
A un certo punto, chi sa perché, gli venne in mente la bandierina, ed ebbe l'impressione che gli fosse rimasto il ciondolino di camicia fuori dell'ovo, come l'aveva sempre fuor dei calzoni.
Fece uno sforzo disperato per portarsi la mano di dietro e rimetterla dentro, ma sì!...
Gigino ormai era ridotto alle minime proporzioni, e sentiva che il suo cervello cominciava già ad annebbiarsi.
A un tratto gli parve di vedere lì vicino due ombre nere che gli fecero l'impressione paurosa di due becchini.
Infatti doveva esser così, perché di lì a poco si sentì sollevare, e fece un ultimo tentativo per gridare:
- Almeno rimettetemi dentro la bandierina! -
Ma questo sforzo supremo gli tolse la poca energia che gli era rimasta, ed egli perdette finalmente ogni memoria e ogni conoscenza delle cose.