Vamba
Ciondolino
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PRIMO VOLUME

V. Gigino, dopo essere stato uovo, larva e ninfa si trova a non essere né maschio né femmina.

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V. Gigino, dopo essere stato uovo, larva e ninfa si trova a non esseremaschiofemmina.

 

Fusca, senza badare a quel che diceva, lo condusse da un'altra parte della sala, dove erano delle lunghe sfilate di cosi ( per Gigino non trovò altro nome più proprio) che a prima vista parevano tante formiche mascherate da Pulcinella.

Erano certi cosi molli, di una forma curiosa, che incominciava da niente e s'andava giù giù gonfiando precisamente come una grossa lacrima nel momento che scende giù da un occhio e va ingrossando e pigliando colore su un viso molto sudicio.

Essi erano disposti in diverse file a regola d'altezza, proprio come se fossero stati nei banchi di una scuola, e ognuno osservando da vicino questi bachi originali, vide che avevano una testina piccina piccina, e che erano senza occhi e senza gambe.

Parevano, insomma, salvo le proporzioni, tanti berretti da notte riempiti di cenci e poi richiusi in fondo con una cucitura.

Gigino si messe a ridere a più non posso.

-Riverite, mascherine! - esclamò alzando le antenne. - Che mi sapreste dire quante corna son queste? -

Ma si accorse subito che alcune formiche che erano , lo guardavano male.

- Smetti! - gli disse severamente la formica che lo accompagnava - e pensa che anche tu sei stato come loro.

- Come! io sono stato brutto a quel modo?

- Sicuro: e se sei diventato così, lo devi alla nostra continua assistenza. -

Gigino vide, infatti che le formiche che lo avevano guardato male, erano tutte intente a imboccare le larve che esse circondavano di cure affettuose come tante buone nutrici.

- E quanto si resta in quello stato? - domandò Gigino tornato serio.

- Secondo: ci si può rimanere un mese e anche nove.

- Nove mesi? O io quanto tempo son rimasto a quel modo?

- Tu hai fatto presto: dopo una ventina di giorni hai lasciato il tuo stato di larva e sei diventato una ninfa.

- Una ninfa?

- Sì; quando le larve hanno raggiunto il massimo del loro crescere entrando nel terzo stato, ossia si trasformano in ninfe. Eccole, guarda.

La formica in così dire lo condusse dietro una colonna, dove stavano allineate certe formicole così ridicole, che egli dovette fare uno sforzo per non mettersi a ridere più di prima.

- E queste si chiamano ninfe? - disse Gigino. - Io le chiamerei piuttosto formiche ciondoloni. -

Infatti erano formiche dal corpo molle e biancastro, con le gambe e le antenne ripiegate, dall'aria cascante come se fossero tutte state intinte nell'olio.

- Sicché - disse Gigino - io sono stato anche a quel modo?

- Sì; e hai allora smesso, come loro, di mangiare e, benché non tutte le ninfe facciano così, ti sei filato un bozzolo chiudendotici dentro, e quando sei arrivato alla tua quarta trasformazione, cioè allo stato di insetto perfetto come sei ora, hai cominciato a raspare nelle pareti della tua prigione e io ti ho aiutato a uscir fuori. -

Gigino, che guardava la sua interlocutrice con tanto d'occhi, esclamò:

- Che cosa mi dice! Io avrei sempre creduto che le formiche venissero così, bell'e fatte.

- Eppure tutti gl'insetti passano per queste metamorfosi e, nella vita, ne vedrai anche di quelle più maravigliose.

- Sicché io sono stato uovo, poi larva, poi ninfa, poi mi son fatto il bozzolo...

- Sicuro: quel bozzolo che gli uomini in generale chiamano erroneamente uovo di formica.

-Sarà! Ma quello che mi fa più maraviglia è di non ricordarmi di nulla.

- Sfido! In quel tempo la tua intelligenza non era formata, come non era formato il tuo corpo. -

Questa ragione lo persuase. E poi Gigino pensava fra sé:

- In fondo anche gli uomini, dallo stato di marmocchi tutti testa e tutti pancia, e che han bisogno d'essere imboccati, allo stato perfetto cioè quando arrivano ad avere tanto di baffi e di barba, passano per una serie infinita di trasformazioni fisiche e morali. -

Ma un altro fatto, per lui nuovo e meraviglioso, venne a richiedere la sua attenzione.

La formica con le ali, la quale aveva finito di far le uova, stava rincantucciata in un angolo, e pareva occupata a un gran lavoro difficile e doloroso, perché non faceva altro che dimenare le gambe su sé stessa, e ogni tanto diceva:

- Ohi! ohi! -

Di a poco Gigino vide che essa, tenendo le quattro ali aperte e scalzandole con le zampe, riuscì a staccarsele tutt'e due e a buttarle via.

Dopo questo lavoro, la formica détte un gran sospirone e disse tranquillamente:

- Ecco fatto! -

E le altre che erano nella stanza risposero in coro:

- Evviva! -

Gigino si volse alla formica sua compagna:

- O questa? - disse semplicemente, con sessanta punti interrogativi per ciascun occhio composto, e tre punti ammirativi nei tre occhi semplici davanti.

- Te lo spiego subito, - rispose pronta la formica. - Quella , come ti ho detto, è una femmina. Essa, invece d'andare e prender marito per aria, come fanno moltissime, lo ha preso vicino al nostro formicaio, sotto la nostra sorveglianza, e così è potuta tornare in casa sua dove, da femmina saggia com'è, si è strappata le ali per sfuggire la tentazione di volar via, rimanendo invece qui tra noi a continuare a far le uova per accrescere la nostra famiglia.

- Un momento, un momento! - esclamò Gigino che incominciava e sentirsi una gran confusione nella testa. - La maggior parte delle formiche pigliano marito per aria? Questa, scusi, non la capisco.

- Eppure è così.

- Ma noi non abbiamo ali: e allora, di grazia, come fanno le femmine a sposarci per aria?

- Che c'entriamo noi? I maschi hanno le ali come le femmine. -

Gigino credeva di diventar matto.

- Ma la scusi un pochino. Lei dice: le femmine hanno le ali, e sta bene. I maschi hanno le ali, e va benone. Ma che si potrebbe sapere, allora, che cosa siamo noi che non le abbiamo?

- È semplicissimo. Noi non siamo né maschifemmine.

- Eh?

- Noi siamo formiche neutre. -

A questa notizia, Gigino, se non fosse stato di carnagione molto nera, sarebbe diventato bianco come un cencio di bucato.

Egli prima di tutto ci teneva a esser maschio.

Pure dal momento che aveva voluto essere una formica, se fosse diventato femmina, pazienza. Ma non essere nulla, non essere né un maschio né una femmina era una cosa che non poteva mandar giù e ripeteva fra sé rabbiosamente:

- Neutro! Dunque io sono neutro come quei maledetti verbi che non sono né attivipassivi, e che non si arriva mai a trovare la maniera di coniugarli! -

E in un impeto di disperazione gridò alla formica che pareva si aspettasse quella sfuriata:

- Io non voglio essere neutro: ha capito? Perché lei ha da sapere che qui si è mancato ai patti, e che io ero un maschio e intendevo di rimanere un maschio, e che quel signore con la palandra verdognola non aveva il diritto di farmi diventare quel che gli pareva e piaceva; oppure se aveva un po' d'educazione, avrebbe dovuto dirmelo prima! Insomma, pochi discorsi: io voglio essere un maschio e voglio le ali... Anzi, la guardi: non si potrebbe fare in modo d'appiccicarmi quelle che si è levato quella formicola che fa le uova? -

La formica sorrise con benevolenza e rispose:

- Questo tuo sfogo è naturale, perché s'invidia sempre coloro che hanno l'apparenza di essere più felici di noi. Ma, credilo, se spesso si potessero studiare da vicino coloro che furono l'oggetto della nostra invidia, noi ringrazieremmo sempre la Natura del destino che essa ci ha imposto. -

Ma per quanto la formica dicesse, per Gigino il colpo era stato troppo forte.

Come nel momento in cui aveva sentito dire che era vicina l'ora della lezione, egli sentì un nodo alla gola, e recatesi le prime due gambe alla fronte, fu per per dare in uno scoppio di pianto.

Ma poi, sul più bello, pensando che gli toccava a piangere da centoventitré occhi, gli parve troppa fatica, e disse fra sé:

- Se, Dio guardi, mi metto a piangere con tutti questi occhi, c'è da veder tornare il diluvio universale! -

 

 


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