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IX. Gigino comincia a darsi delle arie soldatesche.
Fusca disse ad un tratto a Gigino:
- Tu non hai ancora un'idea della nostra abitazione. Pulisciti, via, e poi risaliremo insieme verso l'ingresso.
- Pulirmi? - domandò Gigino meravigliato.
- Certamente. Durante il lavoro ci siamo parecchio impolverate, e spero che tu non vorrai rimanere involtato nel sudiciume come la ninfa di un Reduvio. -
La formica alludeva alla "Cimice mascherata", che vive nelle case degli uomini e che, allo stato di ninfa, ha il corpo tutto ravvolto di uno strato di polvere, di lana e di tutto quel ben di Dio che s'ammucchia nei cantucci delle case spazzate di rado.
Questa ninfa, che fa schifo a vederla, si serve di questo suo travestimento per dare addosso alle mosche e ad altri insetti, ai quali ella dà la caccia con l'astuzia e il tradimento. Invece, giunta allo stato d'insetto perfetto getta via il sudiciume da dosso e appare il Reduvio pulito, il quale si procaccia apertamente la vita affrontandone le lotte senza ricorrere a vili ipocrisie.
Come vedete, Fusca non ebbe torto di aggiungere questa sentenza:
- La pulizia è il primo indizio di un essere franco, leale, che ha dignità di sé stesso; e noi formiche ci teniamo molto a esser pulite. -
Gigino, in un momento di distrazione, esclamò:
- Ne convengo: ma come si fa, dico io, a pulirsi senz'acqua, né sapone, né asciugamno? -
La formica naturalmente non capì, e riprese:
- Su, via, metti in opera le tue zampette, e fatti bello. -
Gigino provò, e la prova non poteva riuscir meglio. Si accòrse che alla estremità di ogni gamba aveva una specie di piccolo pettine arcuato e dentato, col quale poté pettinarsi le antenne passandovele di sotto; e adoperando una zampa per l'altra, poté lisciare certi peletti corti che aveva pure in fondo alle zampe.
- Chi avrebbe detto - pensò fra sé - che avrei finito con l'avere i capelli quasi nei piedi? -
Ma a un tratto si arrestò piagnucolando.
- Che c'è?
- Oh povero me! Nientemeno m'esce il sangue da un capello! -
- Sta' tranquillo, - gli disse - non è niente. Si vede che tu, movendoti, hai strizzato una glandola.
- Sì. Quei peletti che si chiamano pulvilli, corrispondono a certe piccole glandole, che vi comunicano un liquido fluidissimo.
- E a che serve?
- Serve moltissimo. Quando dobbiamo camminare su una superficie liscia e verticale, come credi che si faccia per reggersi? Si butta fuori da ogni pulvillo una gocciolina di questo liquido, e ciò serve per sostenere il nostro corpo senza impacciare i nostri movimenti. -
Gigino, che nel lavoro di scavo aveva provato come le gambe servissero benissimo anche a grattar la terra e rigettare il terriccio mediante due artigli posti all'estremità di ciascuna di esse, non poté fare a meno di esclamare:
- Quanta roba, Dio mio, abbiamo in cima alle gambe! Gli artigli, i pulvilli, il pettine... Non ci manca altro che averci uno spazzolino per i denti, un fazzoletto da naso e una boccetta di benzina per levar le frittelle dal vestito!
- E ora - disse Fusca - andiamo su. -
Mentre risalivano verso l'ingresso, Gigino sentiva intorno a sé un gran lavorìo, e spesso le sue antenne incontravano altre formiche affaccendate.
- Che cos'è tutto questo andare e venire? - domandò alla sua compagna.
- È il trasporto delle nostre larve e delle nostre ninfe. Noi formiche in generale, sentiamo molto i cambiamenti della temperatura.
- Non avrei mai creduto che le formiche fossero così soggette a essere infreddate.
- Per questo durante il giorno trasportiamo secondo l'ora le larve e le ninfe in diverse stanze. Quando il sole è ardente, per esempio, le portiamo nelle sale più sotterranee: quando in quelle c'è troppo freddo le riportiamo nelle stanze più vicine alla superficie della terra. -
Gigino, che in fondo era stato sempre un buon ragazzo, pensando che anche per lui quand'era uovo, e poi larva, e poi ninfa, s'erano avute tante cure, si commosse e non poté fare a meno di dire:
- Che bestioline buone sono le formicole! Io le voglio dimolto bene, sa, e non trovo proprio parole per dirle quanta riconoscenza senta per lei, che mi ha assistito finora con tanto amore.
- Per carità, non facciamo complimenti. Tu farai ad altre quello che ho fatto per te, e io ho fatto a te quello che è stato fatto a me. Pensa che si deve sempre fare agli altri il bene che si desidererebbe fosse fatto a noi: figurati dunque se non si deve farlo quando questo bene non solo si è desiderato, ma si è anche ricevuto! -
Le nostre due formiche erano giunte all'ingresso del formicaio, che era stato già barricato, e Gigino notò lungo il corridoio di uscita alcune formiche, che passeggiavano in su e in giù con una certa aria d'importanza.
- E queste - domandò Gigino - che cosa fanno?
- Sono le sentinelle. Esse vigilano alle nostre porte per esser pronte, in caso di pericolo, a dar l'allarme alle altre che lavorano giù nell'edifizio.
- Anche io - disse subito Gigino - voglio diventare una sentinella!
- Lo sarai, non dubitare, - rispose Fusca - molto più che tu prometti di diventare una formica forte e robusta, e hai, per quanto mi sono accorta, tutte le qualità per essere un buon soldato.
- Un soldato? Ma che ci sono anche i soldati fra le formicole?
- Certamente. In caso di bisogno combattiamo tutte; ma nella nostra specie le grosse operaie che hanno la testa più forte e le mandibole più potenti, sono specialmente destinate alla nostra difesa.
- Al primo combattimento - disse Gigino entusiasmato - dò la mia parola che sarò fatto generale sul campo. -
E in così dire si portò la prima gamba destra alla fronte, e fece alle sentinelle il saluto militare.