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XIII. Evviva la bandierina bianca.
A un tratto una formica si fermò in mezzo a quel tafferuglio, esclamando con voce concitata:
- Ferme tutte! Che cosa fate? -
Essa, ponendosi dinanzi a Gigino e protendendo in avanti le antenne tremanti, aprì le mandibole in aria minacciosa, pronta a difendere l'insetto assalito.
Le formiche si ritrassero.
- Vergognatevi! - riprese Fusca con accento severo. - Chi insegna a voi, che siete appena nate da un giorno, ad arrogarvi il diritto di vita e di morte sulle vostre compagne?
- Non è una nostra compagna - si arrischiò a dire una giovane formica.
- Ha il ciondolino bianco! - aggiunse un'altra, incoraggiata dalla prima.
Fusca riprese sempre più adirata:
- Che ciondolino e non ciondolino! L'ovo che ha generato questa nostra compagna è stato riconosciuto e raccolto da me e da un'altra formica anziana, e io mi maraviglio altamente che voi, non ancora uscite dalla nostra tutela, prive come siete di ogni esperienza e di ogni sapere, osiate dare dei giudizii sul nostro operato. -
Alcune formiche anziane che erano accorse, dettero piena ragione a Fusca, mentre il professore, con le due zampe anteriori riunite dietro il dorso, tentennava la testa brontolando:
- Sempre le stesse! Le formiche non arriveranno mai a vincere il pregiudizio e la diffidenza che le fa così crudelmente inospitali. Peccato!... Eh, l'ho speso bene il mio tempo!... -
Intanto, sia lode al vero, le formiche giovani erano rimaste un po' mortificate e rimasero addirittura confuse quando Fusca, preso per una gamba Gigino e mostrandolo, disse:
- Guardate e riconoscete il vostro torto: essa ha il corpo nerastro e il torace e il davanti della testa di colore rossastro. Non sono questi i segni caratteristici della nostra famiglia? Chi potrà negare che sia una formica "fusca" come me e voi? -
A queste parole, dalle avversarie di Gigino si dissipò come per incanto ogni sentimento di avversione, e riaccostatesi a lui lo baciarono in segno di pace.
Fusca, sempre tenendolo per la gamba, lo condusse seco, dicendogli col suo solito accento affettuoso:
- Vieni in casa: hai bisogno di riposarti dalle forti emozioni passate. -
Quando furono in una stanza quieta e appartata, Gigino lasciò libero sfogo alla sua angoscia esclamando:
- Ah cara signora Fusca, quanto è buona con me e quanto le sono grato! Se sapesse come sono infelice!
- Via, via... - replicò la buona formica. Calmati.
- Si dice bene, calmati. Ma intanto chi me lo leva il ciondolino bianco di dietro?
- Non è niente, credilo. Io ti avevo sempre visto qualche cosa di bianco che non era naturale.
- Anche nell'ovo, eh? - domandò Gigino ricordandosi degli ultimi disperati sforzi che aveva fatto per nascondere la bandierina quando era avvenuta la prima trasformazione.
- Sì, anche nell'ovo: e ce l'avevi quando divenisti larva, e dopo, quando ti trasformasti in ninfa. Ma non ci feci caso. Ora poi che tu sei molto cresciuta, è cresciuto anche quell'affare.
- È cresciuto dimolto, non è vero?
- Eh sì... Ma non ci pensare. Pensa invece a diventare una buona e brava formica operaia, e vedrai che tutti ti rispetteranno anche col ciondolino bianco di dietro. -
E in così dire, Fusca uscì dalla stanza.
Gigino era stato più volte lì lì per confidare il suo segreto alla nutrice, e s'era sempre trattenuto per un senso di vergogna.
Ma ora, rimasto solo, si abbandonò al suo dolore e al suo risentimento contro il destino, che lo condannava ad avere sempre quell'odiosa bandierina di fuori.
- Neanche a diventar formicola ho potuto liberarmi di questo pezzetto di camicia! - esclamò con rabbia. - Quand'ero bambino ero canzonato continuamente dal mio fratello e dalla mia sorella. Ora sarò preso per zimbello anche dalle formicole! E meno male prima! Almeno allora con una mano potevo rimettermela dentro i calzoni; ma ora come si fa? È rimasta attaccata al corpo, e bisogna portarla sempre, sempre! Pensare che lo dicevo continuamente: Io questi calzoni vecchi aperti di dietro non li voglio più. Ma la mamma non volle intender ragione, e... -
Qui Gigino s'interruppe a un tratto. Il pensiero della mamma che tornava per la seconda volta nella sua mente, dacché era divenuto formica, lo occupò tutto, facendogli dimenticare il resto.
- La mamma! - mormorò con un gran sospiro. - Povera mamma! Povera mammina mia bella, quanto tempo è che non ti vedo, e tu chi sa quanto hai pianto e come piangi e quanto piangerai pensando al tuo Gigino! Ah mamma cara, abbi pazienza, e perdonami se sono stato cattivo fino al punto da indirizzarti un rimprovero! Tu sei sempre la mia mamma buona, e io anche di lontano, anche se sono diventato una formicola, voglio essere sempre il tuo figliuolo, il tuo Gigino, e ti voglio sempre bene come prima, e desidero tanto di vederti, di darti un bacio, di avere qualche cosa di tuo con me. Ah, ma questo ce l'ho! Ho questo pezzettino di camicia che mi facesti tu, e che veniva fuori a causa dei calzoni che mi avevi fatto tu. Per te, mamma mia, io ho avuto da bambino questa bandierina di dietro e ce l'ho ancora. E io la benedico questa punta di camicia che mi ricorda la mia mamma, e ora sono tanto contento di averla conservata, anche diventando formicola! Chi sa! Forse mi porterà fortuna, perché dicerto tutto quello che fa una mamma, anche quando non pare, è sempre fatto per il bene dei suoi figliuoli. -
E Gigino, commosso, piangendo e ridendo, si mise a ballare tirandosi colle gambe la bandierina che gli pendeva di dietro.
E questa volta pianse di cuore, da tutti e centoventitré gli occhi!