Vamba
Ciondolino
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PRIMO VOLUME

XV. Dove Gigino è fatto generale sul campo.

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XV. Dove Gigino è fatto generale sul campo.

 

Avete mai sentito raccontare, cari ragazzi, le scene di Buffalo-Bill, il famoso colonnello Cody, che riproduceva in pubbliche rappresentazioni nelle principali capitali d'Europa i costumi della vita americana, nelle lande deserte e sconfinate, dove i cow boys, quei pastori che vanno sempre a cavallo e che portano in capo quei grandi cappelli di feltro, vengono continuamente minacciati dalle pelli-rosse, quegli indiani selvaggi tutti ornati di penne, i quali vivono di aggressioni e di rapine?

Ebbene, dovete sapere che le formiche rossastre sono, tra le formiche, una specie di pelli-rosse. Feroci, selvagge, incapaci al lavoro fanno una guerra accanita alle formiche civili, e, riunite in vere e proprie bande di ladroni, assalgono i formicai, vi penetrano dentro, rubano gli armenti (ossia i gorgoglioni e i gallinsetti) e se li portano via nelle loro tane.

E il peggio è, che questi predoni rubano anche le uova e le larve delle formiche laboriose, e sapete perché? Per tenere con loro le formiche che ne usciranno, come tante schiave, obbligandole a lavorare, ad accudire alle faccende di casa, a servirli e riverirli e perfino a pettinarli!

Per questo i loro formicai, a differenza degli altri, sono formicai misti, perché, oltre gli individui della loro specie, contengono quelli tenuti in schiavitù.

Così in un formicaio misto di formiche guerriere come le rossastre o le sanguigne, si troveranno sempre, oltre le formiche rossastre e sanguigne, le formiche della specie fusca o rufa, le quali essendo molto intelligenti e laboriose, sono preferite alle altre nell'ufficio dei servitori.

Figuratevi, dunque, con quale impazienza la colonna di predoni, che aveva assalito il formicaio dove era Gigino, aspettava il momento di potervi irrompere dentro, per far man bassa su tutto e su tutti!

Ma a un tratto si udì un grido:

- Morte ai briganti! -

Era Gigino, che col suo esercito piombava nel mezzo della colonna nemica.

Le formiche rossastre, che non si aspettavano quella mossa, rimasero sopraffatte.

Invano tentarono di riunirsi: Gigino con le sue compagne non tardò a dividere la colonna di predoni in due, togliendole così il modo di opporre una resistenza ordinata, e gettando lo scompiglio, la confusione e lo spavento in quegli assalitori, divenuti così improvvisamente assaliti.

E la mossa era stata così rapida, che essi non poterono pensare che a salvarsi con la fuga.

- Inseguite questi ladri matricolati! - gridò Gigino alle sue compagne - e non risparmiatene neppure uno, se vi riesce! -

Mentre l'esercito vittorioso inseguiva i fuggitivi, egli si avvicinò lesto lesto all'ingresso del formicaio e vi appoggiò sopra una foglia secca in modo che non rimanesse aperto che un piccolo passaggio, da bastare appena per una formica.

Le rossastre già penetrate giù nella galleria d'ingresso, c'erano ancora: esse, essendo voltate in giù, non avevano avuto il tempo d'accorgersi della piena disfatta del loro esercito che stava di fuori, e seguitavano nei loro tentativi per andare innanzi.

- Questi malfattori - mormorò Gigino - hanno visto il nostro ingresso, e non è bene che ne portino a casa il disegno della pianta! -

Quindi postosi di traverso alla foglia e protendendo verso il buco rimasto aperto le due gambe davanti, gridò:

- A me, Fusca! Caccia fuori questa canaglia! -

A quel grido avvenne dentro l'angusto canale una confusione indescrivibile. Le rossastre, spaventate a sentire una voce nemica dal luogo dove avevano lasciato il loro esercito, si voltarono indietro con sforzi inauditi, e si affrettarono disordinatamente verso l'uscita, incalzate da Fusca e dalle sue compagne.

Pigiate, strizzate da ogni parte, si affollavano all'ingresso, dove, trovato finalmente il piccolo passaggio lasciato aperto, uscivano a una a una.

Era quello che voleva Gigino.

Egli era pronto, con le mandibole aperte, e appena vedeva una formica rossastra affacciarsi al buco, le tagliava senza tanti complimenti la testa, esclamando ogni tanto, come le guardie che stanno all'ingresso dei teatri:

- Abbonato! Torna il signore! -

Gigino aveva già fatto undici teste e stava per compir la dozzina, quando sentì esclamare:

- Ohe! Che cosa fai? -

Era Fusca.

- Oh, scusa, - disse Gigino. - Che vuoi? Oramai ci avevo fatto l'abitudine. Guarda! -

Fusca vide infatti sulla foglia che copriva l'ingresso, tutte le teste degli invasori, dei quali neppure uno era scampato.

- Ora lascia fare a me, - soggiunse Gigino.

E girando qua e , raccolse tanti piccoli stecchi che piantò intorno al buco del formicaio, dopo avere infilato nella punta di ciascuno una testa di nemico.

- Questo - disse Gigino quand'ebbe finita l'operazione - mi pare un buon avvertimento per quelli che vorranno venire a rubare nel nostro villaggio.

- Torneranno, non dubitare; - disse Fusca - le Rossastre sono implacabili, e domani le vedremo daccapo all'assalto. -

Mentre Fusca parlava, si udirono alcuni clamori poco distanti.

Era l'esercito vittorioso che tornava dall'avere inseguito il nemico.

Appena le formiche videro Gigino tutto contornato dalle teste delle formiche nemiche, dettero in un urlo:

- Evviva il nostro condottiero! Evviva l'eroe col ciondolino bianco! -

Gigino si tastò la bandierina, e ripensando alla mamma, mormorò fra sé:

- Povera mammina mia! Chi sa che consolazione sarebbe per te, se tu potessi vedere il tuo Gigino diventato generale delle formiche! -

 

 

 


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