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XVII. L'imperatore Ciondolino primo.
La mattina dopo, all'alba, Gigino riunì nella sala centrale del formicaio le formiche anziane e, col tono altero di chi è avvezzo al comando, disse senz'altro:
- Vi annunzio che stamani ho intenzione di attaccare le Rossastre e di dar loro una battaglia campale. -
Il professore scosse la testa e disse gravemente:
- In tal modo noi che eravamo dalla parte della ragione passeremo alla parte del torto. Perché, invece di valersi del diritto della difesa contro le aggressioni dei tristi, vogliamo diventare anche noi tristi e aggressori?
- Bisogna finirla una buona volta! - esclamò Gigino in tono reciso. - D'altronde la vittoria che ho riportata ieri deve essere per voi una garanzia sicura.
- Male! - disse il professore. - Tu incominci già a rinfacciare alle tue compagne i servigi prestati, e a vantarti di aver fatto il tuo dovere.
- Dovere o non dovere - continuò Gigino con alterigia - se non ero io, chi sa come andava. Insomma io ho tutto disposto, e tra poco mi metterò in marcia col mio esercito. -
A queste parole il professore saltò su irritato.
- Il tuo esercito? Il tuo esercito? E chi ti dà il diritto, o insensato, di appropriarti la vita delle tue compagne? Hai forse dimenticato che qui, nella nostra società, tutti sono uguali di fronte agli stessi doveri e ai medesimi diritti?
- Se tutti siamo uguali - disse Gigino con sdegno - perché nessuno ha fatto ieri quello che ho fatto io? -
E, senza intender ragione, senza cedere neppure ai consigli affettuosi di Fusca, uscì dalla sala esclamando:
- Vogliate o no, i soldati che mi hanno visto combattere ieri, hanno fiducia in me e mi seguiranno! -
Infatti la maggior parte delle formiche, ubriacate dalla vittoria del giorno avanti, accolsero con entusiasmo la proposta di Gigino, il quale mise insieme una forte colonna di combattenti, e uscì senz'altri discorsi, dal formicaio dicendo fra sé:
- Non sbagliavo a dire che l'esercito era mio! Oramai io posso contare pienamente sul suo appoggio e, al ritorno, il colpo di Stato è sicuro! -
A un certo punto egli ordinò l'alt, e schierati i soldati incominciò a distribuire i gradi, prima di tutto allo scopo di stuzzicare l'ambizione dei suoi seguaci e renderseli così più devoti, e poi per poter fare il seguente discorso:
- Ufficiali, sott'ufficiali e militi! Voi mi avete già dato una prova del vostro valore, e non dubito che anche oggi mi aiuterete a sterminare il nemico.
- Evviva il generale Ciondolino bianco! - gridarono in coro le formiche.
- Ufficiali, sott'ufficiali e militi! Io vi ho preparato per oggi una lieta sorpresa, mediante la quale la vittoria è già assicurata! Rimanete qui, per ora e aspettatemi. Al mio ritorno ripiglieremo la marcia contro il nemico. -
Detto questo, Gigino affidò il comando a Testagrossa e Grantanaglia, due valide formiche che egli aveva nominate suoi aiutanti di campo, e nelle quali riponeva completa fiducia.
Infatti Testagrossa, un soldato poco intelligente ma di una resistenza straordinaria, e Grantanaglia, una formica armata di due mandibole terribili, che non aveva altro difetto che quello d'aver sempre appetito, avevano date al loro condottiero tali prove di devozione, che Gigino poteva essere sicuro di loro.
Egli dunque si recò presso la foglia di zucca, proprio in quel posticino ombroso, dove il professore buttava via il suo tempo a predicare la pace universale delle formiche, e dove Gigino trovò il Coleottero col quale il giorno prima aveva stretto alleanza.
- Bravo! - gli disse. - E gli altri Bombardieri dove sono?
- Eccoli lì, - rispose il Coleottero.
Infatti Gigino vide sotto un foglia i compagni del suo alleato e, dopo averli contati, esclamò:
- Siete in dodici. Benissimo! Essi, naturalmente, sono sotto il tuo comando, non è vero?
- Certo.
- Dunque stammi bene a sentire. Io sono il generale... per ora, s'intende, perché spero di diventare qualche cosa di più... io sono il generale delle formicole. Il mio esercito è schierato poco distante di qui, e ora lo condurrò a rintracciare il nemico. Una volta scoperto, noi lo spingeremo verso queste parti, hai capito? Allora, appena ti accorgi che esso è a tiro, ordina il fuoco e, bum!, fallo bombardare senza misericordia.
- Non dubitare, - rispose il Bombardiere - faremo una carneficina.
- Dunque, addio, e buon appetito a suo tempo. -
Gigino raggiunse il suo esercito.
- Niente di nuovo? - domandò a Testagrossa e a Grantanaglia.
- Sì, generale, - rispose Grantanaglia. - Abbiamo veduto poco lontano un drappello di Rossastre che venivano verso di noi. Appena esse ci hanno visto, sono scappate via.
- Avanti, dunque. Scoperto che avremo la colonna nemica, noi gireremo la posizione e spingeremo gli avversari verso quella pianta di zucca. Là - soggiunse Gigino con aria d'importanza - ho già disposto la nostra artiglieria. Battaglione avantiii... MARCH! -
L'esercito si mosse rapidamente.
Gigino era accanto a una delle formiche che il giorno avanti avevano inseguito le Rossastre mentre fuggivano verso il loro formicaio, e che perciò conosceva la strada.
Infatti, guidato da lei, Gigino non tardò a scoprire l'esercito nemico, che pareva lo aspettasse.
Egli con un'abile manovra fece girare i suoi soldati in modo da trovarsi dietro alla colonna avversaria, la quale parve non accorgersi delle intenzioni del nemico.
- Che formicole zuccone! - mormorò Gigino. - Esse non conoscono la tattica. -
E, seguìto dai suoi, piombò sulle Rossastre le quali, essendo appena una cinquantina, non tentarono neppure di opporre resistenza.
- Spingetele innanzi!... - gridava Gigino ai suoi soldati.
Ma non ce n'era neanche bisogno. Pareva quasi che le Rossastre non domandassero di meglio che di essere incalzate verso la pianta di zucca, e non interrompevano la fuga che per rivoltarsi ogni tanto verso i loro persecutori, come per assicurarsi che erano ancora alle loro spalle.
A un tratto, mentre esse erano in prossimità della pianta di zucca, si udì un grido:
- Fuoco! -
Una scarica ben nutrita seguì il comando, e le Rossastre si trovarono improvvisamente avvolte in un nuvolo di fumo, il cui odore acre e nauseabondo impediva il respiro.
Il comando si ripeté ancora, e le scariche si rinnovarono più fitte e più violente, mentre Gigino, fatto fermare l'esercito, indicava ai suoi seguaci la densa nube che si inalzava poco lontano, esclamando:
- Sono i miei Bombardieri che accolgono il nemico a suon di mitraglia! -
Tutte le formiche, a quell'inaspettata soluzione del combattimento, gridarono entusiasmate:
- Evviva! -
Poi, siccome il puzzo delle scariche dei Bombardieri incominciava ad arrivare fino a loro, Gigino fece fare una conversione a sinistra, e mentre le Rossastre già quasi asfissiate si dibattevano negli ultimi spasimi dell'agonia, condusse il suo esercito in un luogo riparato da alcuni sassi e, schieratolo dinanzi a sé, fece il seguente discorso:
- Ufficiali, sott'ufficiali e militi! Prima di partire per questa battaglia, alcune formiche anziane vollero opporsi ai miei disegni, con ogni sorta di argomenti. Eppure, guardate!, i miei disegni non potevano essere coronati da miglior successo e, in grazia di potenti alleati che io ho saputo conquistare alla nostra causa, il nostro villaggio è finalmente salvo dai suoi implacabili nemici.
- È vero! - gridarono i soldati.
- Ma in questa circostanza - continuò Gigino - ho potuto osservare che il sistema, col quale è governato il nostro formicaio, è un sistema assurdo, in piena opposizione coi sentimenti di libertà e di progresso, che deve avere ogni formica moderna. Se tutte le formiche sono uguali, noi continueremo a essere sempre in lotta con le solite anziane impastate di vecchie idee e di mille paure. Ufficiali, sott'ufficiali e militi! Io direi, dunque, che sceglieste piuttosto tra voi una formica di genio e di coraggio, nella quale aveste piena fiducia, e la creaste vostro capo, vostro re, magari vostro imperatore.
- Sì, sì!... - gridarono tutti.
- Insomma ci vuole una formica di gran talento, come me, per esempio, la quale conosca la tattica militare, come la conosco io, e che sappia all'occasione vincere una battaglia come questa... che ho vinto io. Ci vuole una formicola che sappia guidarvi alla gloria, e io saprei come fare. Ma io in questo non c'entro, e voi siete libere di scegliere chi vi pare e piace. -
E in così dire Gigino fece per ritirarsi con una modestia così grande, che pareva perfino impossibile.
Ma dall'esercito uscì un grido unanime:
- Noi vogliamo Ciondolino!... -
Gigino non se lo fece dire due volte, ed esclamò pronto:
- Allora dunque diremo: Ciondolino primo, imperatore di tutte le formicole. -
E tutti gridarono:
- Evviva Ciondolino primo! -