Vamba
Ciondolino
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PRIMO VOLUME

XXIII. Un "segretario particolare" che esce da una pallottola di quercia.

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XXIII. Un "segretario particolare" che esce da una pallottola di quercia.

 

E ora che avrebbe fatto?

Ecco la domanda che Gigino si faceva mentre ritornava sui suoi passi, e alla quale non sapeva rispondere.

Solo, sperso per il mondo, senza famiglia, senza amici! Tale era la triste situazione di questo povero insettuccio, che poche ore prima era stato per essere eletto il primo imperatore delle formiche.

- Del rimanente - pensava Gigino - anche Napoleone primo si ritrovò a essere esiliato a Sant'Elena! -

Ma a quel che pare questo raffronto storico era un magro conforto per lui, perché traversando il fosso dove la vespa aveva il nido, guardò con profonda malinconia la casa già barricata dell'amica Amofila e mormorò:

Ahimé! tutti hanno una casa..., e io solo non ho un buco dove passar la notte! -

A questo punto gli venne un'idea che lo riconfortò tutto di speranza e di gioia.

- Veramente una casa ce l'ho..., e in questa casa c'è anche la mia mamma e lo zio Tommaso!... Ah! se io la sapessi ritrovare!

L'idea era buona, sì; ma appena Gigino si mise ad accarezzarla, gli si presentò così irta di difficoltà, che esclamò con amarezza:

- È un'idea pazza!... Come posso fare io, così piccolo, io povera formicoluccia, per la quale ogni fil d'erba è un albero, ogni cespuglio una foresta, ogni sassolino uno scoglio, ogni zolla una montagna, a orientarmi verso un luogo che non vedo, che non so dove sia? -

Così scoraggiato, camminando come e dove lo conducevano le gambe, era giunto ai piedi di un'enorme quercia.

- Se salissi fino in cima? - pensò. - Chi sa che di lassù io non possa scorgere la mia casa! -

Animato da questo pensiero, incominciò ad arrampicarsi con una vigoria della quale non si sarebbe giudicato capace, specialmente sapendo che oramai era un gran pezzo che non aveva mangiato.

A un certo punto si fermò e guardò intorno: nulla. Ricominciò a salire, giunse fino alle foglie più alte, guardò ancora: intorno a sé non scorgeva che un mondo confuso, e non tardò a comprendere come con la vista di una formica sia impossibile distinguere le cose molto lontano.

A un tratto fu distolto dai tristi pensieri che gli ispirava questa constatazione, da un rumore curiosissimo, che sentiva vicino a sé, sulla stessa foglia dove s'era fermato.

Allora soltanto s'accòrse d'esser accanto a una galla, a una di quelle palline rossicce che nascono spesso sulle foglie di quercia, e delle quali egli stesso s'era tante volte servito per giocare in campagna.

Gigino salì sopra alla galla, e non fu poco sorpreso nell'accorgersi che il rumore veniva prossimo dall'interno di essa: era un rumore sottile, come di un delicatissimo succhiello che sgretolasse un legno durissimo, per esempio un tronco di bossolo.

Girò in tondo alla pallottolina, osservandola minutamente per tutto; e non trovando sulla scorza nessun buco, si domandava qual mistero essa racchiudesse nel suo interno, quando improvvisamente sentì dietro di sé una vocina leggera e affaticata, la quale diceva:

- Finalmente ci sono! -

Gigino si voltò di botto. Una piccola testa faceva capolino da un bucolino aperto nella galla, e si volgeva qua e guardando intorno con una viva curiosità.

- Com'è bello il mondo! - aggiunse la vocina, con un fremito di piacere.

- Sii dunque il benvenuto! - esclamò Gigino - e cerca di venire su tutto. -

Dal buco uscirono due zampette che si aggrapparono all'orlo, e immediatamente uscì fuori un piccolo personaggio, lungo appena un paio di millimetri, nero, con le antenne diritte e fornito di due paia d'alucce trasparenti e sottili.

- Toh! - esclamò Gigino. - Una piccola mosca!

- Domando scusa - riprese l'altro. - Io non sono una mosca: sono un Cinipe.

- Un Cinipe?

- Sì: ordine degli Imenotteri.

- Allora, caro Cinipe, anche tu sei mio parente alla lontana; e in questa qualità spiegami un po' come hai fatto a entrare dentro a questa pallottola!

- Entrarci? Ma io non ci sono entrato: sono semplicemente uscito... -

Gigino lo guardò maravigliato.

- Questa è nuova! O che si può uscire da una pallottola senza esserci entrati?

- Da noi Cinipi si usa così: la mamma (e io lo so e posso dirtelo per una semplice e naturale intuizione) depone il suo uovo su una foglia di quercia come questa, pungendola col suo ovopositore, che è appunto l'organo dal quale vengon fuori le uova. Questa puntura produce una ferita, e questa ferita ha la virtù di gonfiare in quel punto la foglia, producendovi sopra un bitorzolo o una pallottola che, crescendo, attira dentro di sé l'umore della pianta. Intanto l'uovo rimasto dentro si schiude e ne esce la larva, la quale trova in quell'umore il suo alimento e in quella pallottola la sua casa. stiamo un annetto al sicuro, finché ci si trasforma in ninfe e diveniamo insetti perfetti..., e allora si comincia a bucare dal di dentro la galla e, piano piano, ci si apre una strada e si vien fuori come ho fatto io. Ma t'assicuro che c'è da rodere!

- Che è molto dura questa pallottola?

- Entra dentro, e vedrai! -

Gigino non se lo fece dir due volte. S'introdusse nel buco fatto dal Cinipe, e solo allora poté farsi un concetto esatto della fatica che doveva aver durato il suo nuovo amico.

Infatti, nell'interno della galla legnosa, eravi una specie di cameretta circondata da una materia molto più solida di quella che formava l'esterno della pallottola, una materia quasi petrosa, una specie di nocciolo di ciliegia.

- E tu, - esclamò Gigino stupefatto - hai potuto bucare una parete così dura? Ti fo i miei complimenti.

- Grazie... Se tu sapessi come sono felice ora! Capisci? Star rinchiuso dentro non è un gran divertimento; ma si sa che un giorno ne dovremo uscire, si sa che ci spunteranno le ali, e che saremo destinati a vivere nell'aria... Ah! ecco ora la grande, la vagheggiata ricompensa della mia lunga prigionìa!

- Beato te! - mormorò Gigino con tristezza. Ah se anche io avessi le ali! -

A un tratto gli venne un'idea, che gettò in quell'ombra di tristezza un raggio di speranza. Egli si accostò ansiosamente al giovane Cinipe e gli disse:

- Senti, amico mio. Io avrei bisogno di un gran piacere da te... Te ne prego... Tu sei appena nato... Ebbene: tu puoi incominciare la vita con una buona azione... Ti assicuro che non la dimenticherò mai... Accetti?

- Tu discorri dimolto; ma io, scusa sai, ho ancora da sapere di che si tratta.

- Hai ragione. Si tratta, dunque, che io vorrei trovare una certa abitazione di uomini, con una pianta d'uva che si stende sulla facciata. Tu con una volatina in giro potresti guardarci.

- Eh! ma come vuoi che faccia, io che vengo al mondo ora, a conoscere le abitazioni degli uomini? -

L'osservazione era giusta, e Gigino dovette far miracoli per dare ad intendere a un dipresso al giovane insetto come era fatta la sua villa. Finalmente, quando gli parve che avesse capito, gli disse:

- Tu che hai le ali, potresti volare in tutte le direzioni e tornar qui a dirmi se sei riuscito o no a vedere il posto che mi preme di trovare. Accetti?

- Accetto: tanto più che mi struggo di adoperar le ali... , e ! -

Il Cinipe si staccò dalla foglia e volò via, mentre l'imperatore Ciondolino gli gridava dietro:

- Se ci riesci, ti eleggo mio segretario particolare! -

 

 

 


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