Vamba
Ciondolino
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SECONDO VOLUME

XXVI. Come si possa incominciare la traversata di un lago in vaporetto e terminarla a cavallo.

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XXVI. Come si possa incominciare la traversata di un lago in vaporetto e terminarla a cavallo.

 

- Ma questo è un battello a vapore! - gridò Gigino sentendosi trasportare al largo con una velocità straordinaria.

Infatti i due lunghi remi continuavano a vogare con colpi secchi e misurati, come mossi da una potente molla nascosta, il cui scatto, secondo il giudizio di Ciondolino, non poteva esser prodotto che da una grande caldaia a vapore.

L'imbarcazione sulla quale il nostro eroe viaggiava aveva la forma snella di un canotto; ma, mentre egli era trasportato rapidamente sulla superficie del lago, vedeva passare attorno, sull'acqua, altre barche di forme diverse e curiosissime, le quali apparivano e sparivano misteriosamente, senza che un segno qualunque rivelasse l'arcana forza che le moveva.

- Ma in questo lago c'è una vera flotta! - pensò Gigino.

E per un momento, dimentico del santo scopo che voleva raggiungere, e ritornando ai suoi ambiziosi sogni di grandezza, accarezzò con compiacenza quello di divenire un temuto ammiraglio, e fantasticò subito una serie infinita di battaglie navali, nelle quali, naturalmente, era sempre lui che faceva colare a fondo i bastimenti nemici.

E con questa magnifica idea nel cervello, si mise a passeggiare sulla coperta della barca in su e in giù, come un vecchio lupo di mare, finché, accortosi che a un certo punto dal piano del battello sporgeva una infinità di tubi, disposti fitti fitti l'uno accanto all'altro, si fermò e disse:

- Ho capito: questi sono i portavoce. -

E accostatevi sopra la testa, e vedendo che i piccoli tubi erano aperti, chiamò:

- Macchinisti! Fochisti! Attenti!... -

Una voce rispose:

- Ehi!... Chi c'è?

- Sono io, l'ammiraglio Ciondolino! Venite tutti fuori! -

Vi fu un momento di silenzio. Poi la voce misteriosa riprese:

- Venir fuori? Ma che! È meglio andar dentro! -

Immediatamente i due lunghi remi si distesero, dettero un colpo terribile, e il battello, dopo aver fatto un movimento come per drizzarsi sull'acqua, si ficcò giù a capofitto nel lago, trascinando Gigino, il quale ebbe appena il tempo di pensare:

- Ah! è un battello sottomarino! -

Egli s'era aggrappato disperatamente ai tubi che gli avevan servito con così cattivo esito da portavoce; ma non tardò a comprendere che il viaggio sottacqueo sarebbe durato un pezzo, tanto che egli, rimanendo attaccato dov'era, avrebbe avuto tutto il tempo d'affogare una diecina di volte.

Si lasciò dunque andare, e agitandosi furiosamente riuscì a venire a galla; ma per l'acqua bevuta e per lo sforzo fatto era talmente esausto di forze, che comprese subito d'essere incapace a lottare e, vistosi perduto, mormorò come una pia preghier queste due parole:

- Mamma mia! -

Improvvisamente un'ombra passò su di lui.

Gigino stese le braccia e incontrò qualche cosa, cui egli, con un movimento disperato, si aggrappò, mentre qualcuno esclamava:

- Ohi! chi è che mi piglia per una gamba? -

A questa voce il povero naufrago riprese tutto il suo coraggio e tutta la sua prontezza pensando:

- Questa è dunque la gamba di qualcuno... di qualcuno che passeggia tranquillamente sull'acqua! È proprio quel che mi ci vuole. -

E arrampicandosi su su per quella gamba, una gamba nera e molto lunga, con una agilità e una forza di cui non si credeva oramai più capace, uscì fuori dall'acqua e si trovò precisamente sulla groppa di un personaggio strano, il quale ripeteva:

- Ma chi è che mi monta addosso?

- Sono io; - rispose Ciondolino mettendosi a cavalcioni - vale a dire una formica armata di una eccellente paio di tanaglie, mediante le quali ti prega di trasportarla alla riva. -

Il tono col quale egli disse queste parole, rivelava un essere deciso a tutto fuorché ad affogare, e non ammetteva repliche; motivo per cui quel curioso tipo che passeggiava pacificamente sull'acqua, riprese il suo cammino senza fare osservazioni.

Intanto Gigino considerava con curiosità il suo dromedario acquatico.

Era un insetto scuro, col corpo lungo e sottile, con la testa lunga quasi un terzo del corpo, armata di due antenne lunghissime anch'esse: le sei zampe poi, tutte uguali, che si discostavano molto dal corpo, erano di una lunghezza straordinaria.

- Benedetto le tue gambe! - disse il nostro eroe con accento amichevole - e beato te, che puoi fare a meno dei battelli sottomarini! Scusa, mi dici chi sei?

- Sono un'Idrumetra, - rispose l'insetto; e aggiunse con compiacenza: Noi idrometre abbiamo anche le ali, benché non le adoperiamo. -

In così dire aprì leggermente una specie di astuccio nero, coriaceo, che si stendeva sul dorso, sotto al quale erano nascoste due alucce leggiere, scure anch'esse.

- Non faccio per dire, - proseguì lo strano passeggero acquatico - ma nel mio gruppo vi sono campioni anche più valorosi di me, i quali affrontano le correnti e scorazzano perfino sui mari tropicali. -

Gigino a questo punto, visto che aveva che fare con un individuo garbato, sentì il dovere di fargli le sue scuse per il modo brusco col quale gli aveva domandato un posto di viaggiatore sul suo groppone, e stabilita così tra cavalcatore e cavalcato una schietta cordialità, gli raccontò per filo e per segno l'avventura che gli era capitata, descrivendogli come meglio poteva il battello incantato che l'aveva trascinato sott'acqua.

L'idrometra pensò un poco, poi disse:

- La Notonetta!

- Ah! è dunque questo il nome di quella barca misteriosa?

- No: è il nome di un insetto del mio ordine, che vive come me negli stagni, con la differenza che io passeggio sulla superficie dell'acqua, ed esso va giù tra la melma dove una caccia accanita agli altri insetti acquatici che uccide con un terribile rostro avvelenato. Spesso viene a galla, stando sempre a pancia all'aria com'è suo costume, mostrando il suo petto giallo, il suo ventre peloso e le sue sei gambe distese, il cui ultimo paio molto più lungo degli altri serve per vogare; e viene a galla precisamente per respirare, poiché i peli che la Notonetta ha sotto il ventre e che tu hai afferrati credendoli piccoli tubi, le servono appunto per fare la sua provvista di aria.

- Che cosa mi dici! - esclamò Gigino stupefatto.

- Proprio così; - proseguì l'Idrometra. - E ti meraviglierai anche di più, quando ti avrò detto che la Notonetta ha ali più robuste delle mie, in modo che sono perfettamente adatte al volo.

- Ecco un insetto veramente privilegiato! - esclamò Ciondolino pieno d'ammirazione.

Così chiacchierando, l'Idrometra era giunta alla riva, dove la formica pose piede a terra esclamando:

- Cara Idrometra, tu mi hai reso un servizio che io, se campassi mill'anni non dimenticherò mai. A che ordine d'insetti appartieni?

- A quello degli Emitteri.

- Ebbene, io benedico tutti gli Emitteri. Ma, se vedi la Notonetta, le dirai che quello non è il modo di trattare i viaggiatori! -

L'Idrometra sorrise, e rivoltasi indietro s'incamminò a gran passi dalla riva.

Gigino seguì con lo sguardo finché gli fu possibile quell'ombra nera, le cui gambe lunghe e sottili sfioravano silenziosamente la superficie del lago; poi quand'essa fu sparita, si guardò intorno ed esclamò con profonda mestizia:

- E ora? -

 

 

 


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