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E ora che avrebbe fatto il povero esule, solo, di notte, abbandonato in una terra sconosciuta, privo d'ogni direzione, senza neanche esser sicuro, dopo il tuffo fatto nel lago, se si trovava sulla costa alla quale voleva approdare, o se era piuttosto tornato a quella dalla quale er partito?
- Potessi almeno trovare un ricovero dove passar la nottata! - pensò Gigino.
E si mise a cercare nei dintorni, e cercò tanto, che alla fine, sopra un monticello, scoprì un buco, dove entrò piano piano, indagando con le antenne e tenendo pronte le tanaglie per ogni caso.
Era una galleria tortuosa, molto vasta e lunghissima.
A un tratto, a una delle tante voltate di quel sotterraneo serpeggiante, sentì un suono grave e prolungato, che risvegliava in lui lontani ricordi, e che gli fece una impressione vivissima.
- Non c'è dubbio, - disse tra sé - qui dentro abita dicerto un professore di contrabbasso. -
E ben presto, udendo aggiungersi al primo un secondo suono e poi un terzo e un quarto e un quinto, ed elevarsi su per le volte spaziose di quelle buie cavità una solenne armonia in chiave di basso profondo, Gigino aggiunse:
- Altro che professore! Questo è un conservatorio musicale addirittura! -
E in un momento di pausa di quel melodioso coro di contrabbassi, non poté fare a meno di gridare:
A quest'applauso spontaneo seguì un po' di silenzio. Poi quegli egregi professori incominciarono a scambiarsi alcune note brevi, come se accordassero i loro strumenti, e infine intonarono tutti insieme, con un crescendo, questa frase melodica:
- Chi è di là? -
Gigino che comprese perfettamente il tono di questa musica, si avanzò e disse con voce carezzevole:
- Sono un povero insettuccio piccino piccino, che domanda alle signorie vostre illustrissime un po' di ricovero per questa notte. -
Una voce grave e solenne rispose:
- Vieni avanti. -
Il nostro esule andò innanzi con le antenne spianate, e incontrò altre antenne che cercavano di lui per istudiarlo, per conoscerlo.
L'esame, a quanto pare, fu favorevole a Gigino, poiché la stessa grave voce che lo aveva invitato a farsi avanti riprese:
- Riposa pure dove ti piace, e non temere. La buia casa dei Bombi non ascose mai il tradimento. -
La formica ringraziò con effusione d'animo; e trattasi in un cantuccio, distese con voluttà le sue povere membra stanche e affaticate.
Durante la notte il nostro eroe ebbe a sentire parecchi concerti di contrabbasso, e notò che in quel sotterraneo era un continuo affaccendarsi di individui che andavano e venivano camminando pesantemente e brontolando sempre. Potete dunque figurarvi con qual curiosità aspettasse l'alba, per aver modo di vedere com'erano fatti quegli strani professori d'orchestra.
Infatti, appena spuntò il giorno, un raggio di luce penetrò da una fessura dentro la stanza, ove egli si trovava, e vide intorno a sé parecchi individui grossi, tozzi, tutti pelosi dalla punta delle antenne a quella dell'addome, col corpo nero, fatta eccezione di una macchia gialla al torace, e con un paio d'ali come quelle delle vespe.
- Che magnifico branco d'orsi! -
Avevano infatti dell'orso, eppure erano insetti di costumi miti e cortesi, pieni di premure per la loro prole, pieni d'affetto per la loro famiglia, lavoratori instancabili, occupati sempre, dalla mattina alla sera, a surgere il nettare dei fiori e portarlo in casa per nutrire le larve.
I Bombi non sono artisti: essi scelgono la tana abbandonata di un topo o il sotterraneo di una talpa, e lì piantano il loro nido. Ma se nella loro casa manca l'arte, regna in compenso una perfetta concordia, e nelle loro piccole società tutti lavorano, i maschi e le femmine come le operaie, conducendo una vita semplice e onesta.
Buoni Bombi! Essi vanno sempre d'accordo brontolando sempre, e sono gentili con tutti, pure avendo l'aspetto grossolano di tanti orsacchiotti, il che insegna che non si debba giudicar mai la gente dall'apparenza, poiché spesso anche tra gli uomini v'è chi nasconde sotto una ruvida scorza sentimenti nobili e generosi.
Gigino, che aveva subito stretto una vera amicizia coi suoi ospiti, ebbe campo di apprezzar tutte le loro ottime qualità, tra le quali non ultima era la carità verso i poveretti.
Infatti, mentre egli esternava la sua gratitudine per l'accoglienza avuta, si presentò all'ingresso della casa un insetto alato, peloso e nero, che somigliava ad un Bombo, ma che all'accento dimostrava di appartenere a una famiglia diversa.
Egli piagnucolava:
- Fate un po' d'elemosina a un povero murtore disoccupato. -
E raccontò la sua storia pietosa. Era un Ape Muratrice e da due giorni lavorava al suo nido che aveva appoggiato alla parete esterna d'una abitazione d'uomini, quando un'altra Ape muratrice volendo approfittare del suo lavoro, l'aveva provocata e, dopo una lotta feroce nella quale la legittima proprietaria aveva avuto la peggio, s'era impossessata addirittura della sua casa.
La poveretta era fuggita tutta malconcia, in modo che non aveva più la forza di raccogliere un po' di miele, e ricorreva alla nota pietà dei Bombi per rifocillarsi.
E i buoni Bombi, commossi, le prepararono subito una lauta colazione, alla quale partecipò anche Gigino e molto volentieri, poiché il suo stomaco brontolava da un pezzo come se ci avesse avuto dentro tutti i contrabbassi dei suoi ospiti.
Dopo mangiato, tutti uscirono fuori, e l'Ape, esternata la sua gratitudine, stava per andarsene, quando Ciondolino, al quale aveva fatto molta impressione il racconto dell'insetto muratore, lo fermò dicendo:
- Scusa un momento. Tu hai ricevuto una ingiustizia, e io, se mi riesce, voglio ripararla. -
Egli si ricordava che la sua mamma gli aveva sempre detto come sia dovere di ogni galantuomo di prestarsi a favore dei deboli quando subiscono la prepotenza dei forti, e difendere a qualunque costo il diritto e la giustizia contro i malvagi che la offendono.
- Dov'è il tuo nido che ti è stato rubato? - chiese Gigino.
- Non ho potuto difenderlo io col mio pungiglione - disse - e spero poco che tu, mia buona formica, possa riacquistarlo. In ogni modo, guarda: il mio nido è sulla facciata di una casa d'uomini situata in questa direzione. essa è assai lontana, ma si riconosce da una pianta d'uva che stende le sue fronde sotto il tetto. -
E l'insetto muratore volò via senza udir Gigino che, lì lì per svenire dalla commozione, domandava ansiosamente: