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XXXIV. Dove Grantanaglia si guadagna il titolo di conte degli Imenòtteri.
Intanto l'avventura del Formicaleone e, prima, l'incontro dei suoi aiutanti di campo avevano fatto perdere a Gigino parecchio tempo, e quando egli arrivò in vicinanza del villaggio delle Api, era già buio.
- Ho paura d'aver fatto tardi! - mormorò l'ex-imperatore, arrampicandosi sull'albero.
- Ma dove andiamo? - si arrischiò a domandargli Grantanaglia, che da un pezzo lo vedeva impensierito.
- Andiamo a salvare un villaggio di api, minacciato da un ladrone nero.
- Benissimo! Così si potrà mangiare un po' di miele. -
Gigino assunse un tono severo:
- Luogotenente! Qui si tratta di una gloriosa spedizione per un nobile scopo; e tu invece non pensi che a mangiare!
- È vero; ma questo dipende dall'aver lo stomaco vuoto, così vuoto, che mi pare, Dio ci liberi, d'essere stato succiato anche io da un formicaleone. -
Le due formiche a questo punto si fermarono dinanzi all'ingresso dell'alveare. Alcune api entravano e uscivano agitate, facendo atti disperati e ronzando con voce concitata:
Si capiva subito che tutto il villaggio era sossopra.
Gigino, seguìto dal suo luogotenente, si slanciò dentro senza che le sentinelle confuse, atterrite, vi badassero neppure, e non tardò a giungere al luogo dove si svolgeva il terribile dramma.
L'enorme Testa di Morto aveva invaso l'arnia: essa era là col suo gran corpo villoso, palpitante di ingordigia, con le immense ali nere frementi di voluttà, con la proboscide anelante, mentre tutto un popolo di api l'attorniava, cercando invano di opporsi alla sua marcia devastatrice.
I pungiglioni delle assalite tentavano inutilmente di forare la corazza elastica, cedevole e molle da cui era difeso il corpo del mostro, e in mezzo alla terribile confusione si udiva urlare con voce ansante:
- Essa ci saccheggerà tutti i magazzini!
- Mangerà anche i nostri piccini!
- Finirà con l'uccidere la nostra Regina! -
A questo punto Gigino si volse al suo luogotenente, e disse a bassa voce:
- Capisci! Si tratta di una Regina, e bisogna salvarla a ogni costo.
- Ma come, se sono impotenti le api con le loro spade?
- Imbecille! Dove non possono le spade possono le tanaglie. -
La Testa di Morto, nonostante le proteste e i colpi di quella moltitudine di api, continuava a rimpinzarsi allegramente di miele, come se niente fosse.
- Ahi, la mia gamba! -
E mentre si volgeva indietro, soggiunse con un gemito doloroso:
- Corpo di una patata! Chi è che mi taglia le antenne? -
Nello stesso tempo, Gigino, ritto sulla testa del mostro gridava:
- Grantanaglia! Se le lasci una sola gamba attaccata, non sei più mio luogotenente! -
La Testa di Morto a quell'assalto inaspettato tentò di sollevarsi adoperando le ali, e incominciò a sbatterle terribilmente, lanciando via a gambe all'aria le api che le si affollavano intorno.
Ma il luogo era angusto: inoltre qualcuno aveva pensato anche alle ali, poiché a un certo punto una di esse cadde recisa, e poco dopo si staccò anche l'altra.
La Testa di Morto, senz'ali, senza antenne, tentò ancora di sollevarsi puntellandosi sull'unica gamba rimasta, ma anche quella fu recisa, e l'enorme corpo mutilato del mostro cadde pesantemente senza potersi più movere.
Un grido di gioia echeggiò nell'arnia:
- Vittoria! -
Poi una voce, dominando il rumore di mille altre, domandò:
- Ma chi ha potuto ridurre a tal punto il ladrone? -
Gigino riconobbe quella voce e gridò:
- Dolcina! Sei tu? -
- Ah! - replicò l'ape arrampicandosi sul dorso della Testa di Morto. - La formica che incontrai sulla rosa! Come sei qui?
- Conoscevo le intenzioni di questo signore nero, e venni a salvare il tuo villaggio.
- Tu? Oh grazie! - gridò Dolcina. - Sorelle!... salutate questa formica; a lei dobbiamo la nostra salvezza!... -
Un evviva fragoroso rispose a questo annunzio, e Gigino, ringraziando commosso, esclamò:
- Un momento! Io non sono il solo ad aver diritto a questi applausi. Grantanaglia! Grantanaglia, dico! -
Ma Grantanaglia non rispondeva.
- Quell'ingordo - pensò Gigino - deve essersi rimpiattato in qualche magazzino di miele. Ma quando ritorna, mi deve sentire! -
Intanto Dolcina, con quella voce affettuosa e piena di tenerezza che adoperava quando parlava coi fiori, gli diceva:
- Tu rimani qui, non è vero? È troppo tardi perché tu possa tornare a casa tua.
- Eh sì; molto più che io non ho casa. -
Dolcina parve maravigliata di questa dichiarazione, ed era lì lì per domandare tutti i come e i perché che le suggeriva la simpatia destatale dal suo liberatore: ma siccome era un'ape molto attaccata ai propri doveri, mise subito un freno alla curiosità e disse:
- Avrei una gran voglia di conoscere la tua storia, ma me la racconterai domani. Resta inteso che tu e la formica che hai chiamato, se c'è ancora, rimarrete qui. Intanto bisogna che aiuti le mie sorelle a liberare la casa da questo impiccio. -
E mentre Gigino scendeva dal dorso della Testa di Morto, ella si unì alle altre api per sollevare il corpo del mostro.
Ma il suo peso e il suo volume erano tali, che non era facile impresa il rimoverlo, tanto che un'ape esclamò:
- Sentite, mie care: buttar fuori dall'arnia questo po' po' di bestione è una cosa impossibile: io proporrei di tirarlo da un lato, se ci riesce, e di mummificarlo. -
La proposta fu approvata all'unanimità, e tutte, messesi da una parte, raddoppiando gli sforzi dèttero di leva al corpo del ladrone, che finalmente riuscirono a rivoltare.
Appena mosso, una voce fioca uscì di sotto balbettando:
- Ah! un altro po' che aveste indugiato, sarei morto soffocato sotto questo macigno. -
Era Grantanaglia che, dopo aver recisa l'ultima gamba della terribile farfalla, vi era rimasto sotto.
Gigino accorse e lo sollevò, esclamando con solennità:
- Luogotenente, tu sei un prode soldato!
- Sfido! - mormorò Grantanaglia - tu mi avevi minacciato di degradarmi se lasciavo una sola gamba a questa canaglia.
- Hai fatto il tuo dovere: e, per premio, in presenza a questo popolo generoso, ti creo conte degli Imenòtteri. -
Grantanaglia non comprese tutta l'importanza di questa onorificenza, ma capì che l'imperatore Ciondolino gli aveva dato un segno di distinzione tra gli altri insetti, e mormorò con gratitudine:
- Grazie! -
Intanto il corpo della Testa di Morto era stato rotolato da un lato dell'arnia, e Gigino messovi sopra una gamba, accennando al lugubre teschio giallo stampato sul dorso del ladrone, esclamò:
- Non c'è neanche bisogno di spese per il mortorio: questo egregio signore, sia pace all'anima sua, aveva già pensato a farsi incidere perfino la lapide sul groppone! -