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La fiamma intelligente Disegno di un nuovo ordinamento dell'esercito liberatore Del provveditore ai diporti alle gare e alle cerimonie |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Del provveditore ai diporti alle gare
e alle cerimonie
42] Il Provveditore ai diporti alle gare e alle cerimonie ha un officio simile a quello del greco Agonoteta che presiedeva ai giuochi spettacolosi e stabiliva i premii: anche simile a quello del primitivo Edile preposto alla decenza del vivere comune, dalla qual decenza gli antichi non disgiungevano il decoro e quindi la grandezza e la bellezza: anche simile a quello dei magistrati che nelle belle repubbliche italiane si chiamavano Officiali dell’Ornato o dell’Apparato e apparecchiavano le feste le pompe le nozze le esequie.
43] Il Provveditore
appresta e fornisce il campo di giuochi e la palestra per ogni Legione;
provvede tutto quel che in arnesi in strumenti in vestimenti in calzari occorre agli esercizii;
regola sorveglia accelera l’addestramento delle squadre atletiche;
distingue e favorisce gli atleti in cui riconosca le migliori attitudini di vigore e di destrezza, di coraggio e di astinenza;
indice le gare pubbliche fra le squadre addestrate e instituisce i premii;
cura l’apparato dello stadio, le divise, le insegne;
abolisce ogni vistosità volgare, ogni discordanza stridente, ogni vanagloria goffa;
imprime a ogni spettacolo il carattere della più schietta tradizione greco-latina, dando il massimo rilievo agli scorci della forza e ai ritmi del movimento semplificati dalla nudità.
44] Il Legionario non può dirsi compiuto se non sia esperto
nel correre;
nel fare ai pugni;
nel lottare;
nel remare;
nel nuotare;
nel cavalcare qualunque cavalcatura;
nel montare su qualunque albero o trave;
nell’inerpicarsi fino a una finestra, a una gronda, a un tetto, a un fumaiolo;
nel gettarsi giù dall’altezza più disperata;
nello spalancare una porta con un colpo di spalla;
nell’intraprendere con le mani e coi piedi la più ripida delle rocce;
nel salire e nel calarsi per una fune;
nel passare attraverso le fiamme salvo;
nell’assottigliarsi per passare attraverso spiragli e fenditure;
nel raggomitolarsi per restar dentro al più stretto nascondiglio in agguato;
nel fischiar forte e nel variare il fischio per segnali;
nell’imitare le voci degli uomini e delle bestie;
nel cantare;
nel sonare;
nel ballare.
45] Le parate, le esequie, le consegne delle bandiere e dei gagliardetti, le messe commemorative davanti all’altare da campo, le onoranze ai compagni prodi, tutte le cerimonie devono svolgersi secondo la più nobile e severa ordinanza.
Ogni Legione moltiplichi i suoi segni; ma le forme, le dimensioni, i colori, le figure, le imprese sieno scelte con arte italiana e con spirito romano.
Un bel gruppo di stendardi, di gagliardetti, di pennoni, di guidoni spiegati al vento è il gioioso orgoglio d’una milizia in marcia.
Le aste dei vessilli sieno lunghe come le lance usate dalla nostra cavalleria; e abbiano il calce saldo e acuto, da poterle conficcare nel terreno.
46] Ogni Legione abbia il suo coro e la sua fanfara; e, per l’una e per l’altra, la sua scuola.
Ogni Legione abbia la sua canzone di marcia, secondo la celerità prescritta del suo passo.
Sieno instituite gare corali e strumentali.
Sieno promosse grandi riunioni di tutti i cori per cantare insieme il medesimo inno nei giorni solenni.
I trombettieri sieno allenati come combattenti, in fiato e in ardire.
Le fanfare di battaglia sieno ristabilite. L’assalto sia di nuovo accompagnato dallo squillo incitatore, quando il silenzio non sia necessario alla sorpresa o quando sia inutile la cautela.
Le trombe a squillo portino l’insegna della Legione in un drappo quadrato appeso alla canna.
I trombettieri ottimi abbiano per distintivo d’onore una tromba d’argento senza ritorte con inciso il motto: Sin che avrò fiato.
47] Di tutte queste cose il Provveditore ha cura e carico, coadiuvato partitamente da suoi ufficiali bene scelti e istrutti.