Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
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1 - HORTUS CONCLUSUS

8 - Autunno

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8 - Autunno

 

Autunno, che negli occhi suoi specchiasti

e nel mar taciturno il tuo fulvo oro

- tutte le acque un immobile tesoro

parvero, e gli occhi più del mare vasti -,

 

Autunno, io non sentii mai così forte

la tristezza che tu solo diffondi

- quante di me ne' tuoi boschi profondi

son cose morte tra le foglie morte!

 

come ieri. Fu ieri la suprema

tristezza e fu l'amor supremo. Ah mai,

ne l'ore più segrete, mai l'amai

come ieri. Ancor l'anima ne trema.

 

Ella taceva, chiusa ne la nera

tunica dove sparsi erano fiori

pallidi, Autunno, come i tuoi che indori

sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

 

guardava il golfo solitario, china

come colei che un peso immane aggrava.

- Ombra de la sua fronte! - O non guardava

forse dentro di sé la sua ruina?

 

Forse. Non domandai. Ma così piena-

mente a lei rispondean tutte le cose

visibili, apparenze dolorose

d'anime involte ne la stessa pena,

 

che io credetti vedere il suo dolore

in quelle forme, vivere in un mondo

espresso intero dal suo cuor profondo,

irradiato da quel solo cuore;

 

e fu per me ciascuna forma un segno

che svelava un mistero: quasi un muto

verbo; e più nulla fu disconosciuto,

anche per me, ne l'infinito regno.

 

 


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