Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
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2 - HORTUS LARVARUM

4 - L'ora

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4 - L'ora

 

Passano l'ore. Tace

la stanza in una eguale

ombra. Voce non sale

da la via. Tutto è pace.

 

Ella aspetta che l'Ora

giunga. Da più d'un giorno

ella aspetta il ritorno

fatale di quell'ora;

 

da più d'un giorno aspetta

la vita, ella che muore

sola. E passano l'ore,

passano l'ore. E aspetta!

 

Sola, tacita, senza

un gemito, che mai

spera? Non altro omai,

forse, che la demenza.

 

Resta immobile, sotto

il peso d'un pensiero

unico. d'un pensiero

assiduo, non rotto

 

da alcuna tregua, sia

pur breve. Non la tocca

altra cosa. La bocca

disse già: - Così sia. -

 

E così sia. Bisogna

morire. Oggi? Domani?

Quando? Senza domani

è il giorno ch'ella sogna.

 

Oh se Iddio l'ascoltasse!

Ma non verrà quel giorno.

Oh se almeno, al ritorno

dell'Ora, le scoppiasse

 

il cuore! - Questo spera,

forse: non più la vita

ma la morte, infinita-

mente più dolce. O sfera,

 

corri! - E il suo sguardo segue

sul pallido quadrante

la sfera che l'amante

non sazio, ne le tregue

 

del piacere, più volte

già con la man furtiva

tenne, mentre languiva

ella ne le sue sciolte

 

chiome e non così lesto

era l'inganno ch'ella

di tra le nere anella

non travedesse il gesto.

 

Prossima è l'Ora. Tace

la stanza in una eguale

ombra. Voce non sale

da la via. Tutto è pace.

 

Pendon ritratti oscuri

d'amiche morte da la

Parete d'onde esala

quell'odore dei muri

 

vetusti, quell'odore

dei muri ove un tessuto

lentamente ha perduto,

come un fiore, il colore

 

suo primo ed ha, se il sole

illumina, il sorriso

tenue ch'è in un viso

d'inferno. (Non si duole

 

forse un'anima in ogni

cosa?) E gli occhi soavi

dei ritratti son gravi

di sconosciuti sogni;

 

e lunghi, lunghi come

le mandorle; e seguaci.

Chiuse le labbra ai baci,

chiuse per sempre al nome

 

ch'ebbero caro. - O donne

beate che non più

amano, che non più

aspettano! L'insonne

 

ama, aspetta: da quanto? -

Vien l'Ora. Non si sente

alito. Vagamente

il cembalo in un canto

 

luce; e sopra vi luce

una coppa ov'è un fiore

solo. Altro nel sopore

de la stanza non luce.

 

Tutto è silenzio. Tace

la stanza in una eguale

ombra. Voce non sale

da la via. Tutto è pace.

 

Oh Morte! L'Ora scocca,

funebre. Ella morrà.

S'irrigidisce; ma

non mette da la bocca

 

grido. Il cuore le trema,

vivo!, per ogni fibra.

Cupo il cembalo vibra

e a lungo. Par che gema.

 

 


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