Passano l'ore. Tace
la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.
Ella aspetta che l'Ora
giunga. Da più d'un giorno
ella aspetta il ritorno
fatale di quell'ora;
da più d'un giorno aspetta
la vita, ella che muore
sola. E passano l'ore,
passano l'ore. E aspetta!
Sola, tacita, senza
un gemito, che mai
spera? Non altro omai,
forse, che la demenza.
Resta immobile, sotto
il peso d'un pensiero
unico. d'un pensiero
assiduo, non rotto
da alcuna tregua, sia
pur breve. Non la tocca
altra cosa. La bocca
disse già: - Così sia. -
E così sia. Bisogna
morire. Oggi? Domani?
Quando? Senza domani
è il giorno ch'ella sogna.
Oh se Iddio l'ascoltasse!
Ma non verrà quel giorno.
Oh se almeno, al ritorno
dell'Ora, le scoppiasse
il cuore! - Questo spera,
forse: non più la vita
ma la morte, infinita-
mente più dolce. O sfera,
corri! - E il suo sguardo segue
sul pallido quadrante
la sfera che l'amante
non sazio, ne le tregue
del piacere, più volte
già con la man furtiva
tenne, mentre languiva
ella ne le sue sciolte
chiome e non così lesto
era l'inganno ch'ella
di tra le nere anella
non travedesse il gesto.
Prossima è l'Ora. Tace
la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.
Pendon ritratti oscuri
d'amiche morte da la
Parete d'onde esala
quell'odore dei muri
vetusti, quell'odore
dei muri ove un tessuto
lentamente ha perduto,
come un fiore, il colore
suo primo ed ha, se il sole
illumina, il sorriso
tenue ch'è in un viso
d'inferno. (Non si duole
forse un'anima in ogni
cosa?) E gli occhi soavi
dei ritratti son gravi
di sconosciuti sogni;
e lunghi, lunghi come
le mandorle; e seguaci.
Chiuse le labbra ai baci,
chiuse per sempre al nome
ch'ebbero caro. - O donne
beate che non più
amano, che non più
aspettano! L'insonne
ama, aspetta: da quanto? -
Vien l'Ora. Non si sente
alito. Vagamente
il cembalo in un canto
luce; e sopra vi luce
una coppa ov'è un fiore
solo. Altro nel sopore
de la stanza non luce.
Tutto è silenzio. Tace
la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.
Oh Morte! L'Ora scocca,
funebre. Ella morrà.
S'irrigidisce; ma
non mette da la bocca
grido. Il cuore le trema,
vivo!, per ogni fibra.
Cupo il cembalo vibra
e a lungo. Par che gema.