Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
Lettura del testo

2 - HORTUS LARVARUM

5 - Sopra un'aria antica

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

5 - Sopra un'aria antica

 

Non sorgono (ascolta,

ascolta) le nostre parole

da quell'aria antica?

Io t'ho dissepolta.

E al fine rivedi tu il sole,

tu mi parli, o amica!

 

Queste tu parlavi

parole. Non odi? Non odi?

Ma chi le raccolse?

Da gli alvei cavi

del legno i tuoi modi

sorgono, che il vento disciolse.

 

Dicevi: «lo ti leggo

nel cuore. Non mi ami.

Tu pensi che è l'ultima volta!».

La bocca riveggo

un poco appassita. «Non m'ami.

È l'ultima volta.

 

Ma, prima che tu m'abbandoni

il vóto s'adempia.

Oh, fa che sul cuore io ti manchi!

Tu non mi perdoni

se già su la tempia

baciata i capelli son bianchi

 

Guardai que' capelli,

su quel collo pallido i segni

degli anni; e ti dissi: «Ma taci!

Io t'amo». I tuoi belli

occhi erano pregni

di lacrime sotto i miei baci.

 

«M'inganni, m 'inganni»

rispondevi tu, le mie mani

baciando. «Che importa?

Io so che m'inganni;

ma forge domani

tu m'amerai morta

 

Profondo era il cielo

del letto; ed il letto profondo

come tomba, oscuro.

Era senza velo

il corpo; e nel letto profondo

pareva già impuro.

 

Vidi per l'aperto

balcone un paese

lontano solcato da un fiume

volubile, chiuso da un serto

di rupi che accese

ardeano d'un lume

 

vermiglio, nel giorno

estivo; ed i vènti

recavano odori

degli orti remoti ove in torno

andavano donne possenti

cantando tra cupidi fiori.

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL