Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
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2 - HORTUS LARVARUM

6 - Invito alla fedeltà

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6 - Invito alla fedeltà

 

Ed egli le diceva

sorridendo (sul viso

in ombra era un sorriso

ambiguo), le diceva:

 

- A che, dopo tanti anni,

rompere la catena?

Giova l'antica pena -

mutar con nuovi affanni?

 

Nulla forse per noi

sarebbe nuovo, o amica.

La tenerezza antica

ha pur gli incanti suoi.

 

Per l'amor che rimane

e a la vita resiste,

nulla è più dolce e triste

de le cose lontane.

 

Il nostro amor sia come

un pomeriggio lento.

Ne l'aria senza vento

fluiscon le tue chiome,

 

che già folte di rose

ondeggiarono al sole.

La mia mano viole

su la tua tempia pose;

 

e, quando tra i miei fiori

la tua fronte si china,

il cuor tutti indovina

gli occulti tuoi dolori.

 

Non ti parlo. Conosco

l'ombra del tedio e certe

stanchezze, e il peso inerte

de la carne, ed il fosco

 

nembo che tiene oppressa

l'anima per interi

giorni, senza pensieri,

senza sogni: ahi, la stessa

 

mia pena! E, se talvolta

parlo, so che lontano

il tuo cuore o che in vano

io ti ripeto: «Ascolta».

 

Ma a che, dopo tanti anni,

rompere la catena?

Giova l'antica pena

mutar con nuovi affanni?

 

Amare, amare ancóra

come amammo, ancor dire

quelle parole, udire

quelle parole, e l'ora

 

attendere con quelle

ansie, e alternar quei gesti

bassi con quei celesti

sospiri, e da le stelle

 

a le rose quei sogni

tessere, e avere al fine

quei disgusti, e il confine

già conosciuto d'ogni

 

senso giungere... Vuoi

tu ritentar la sorte?

Nulla, fuor che la morte,

sarà nuovo per noi.

 

Siamo dunque fedeli

al nostro antico amore!

Tutti del tuo pudore

son lacerati i veli;

 

e nessuna carezza

t'è più ignota, nessuna.

Al sole ed a la luna

salì la nostra ebrezza.

 

Ma pur, talvolta, quale

profondo incanto è in questa

desolata foresta

di ricordi, ove sale

 

il nostro sogno lento:

più lento che leggiere

fumo da l'incensiere

in aria senza vento.

 

Siamo dunque fedeli

poi che tanto ridemmo,

poi che tanto piangemmo

sotto immutati cieli!

 

Per l'amor che rimane

e a la vita resiste,

nulla è più dolce e triste

de le cose lontane.

 

Ed io le amo lontane

ne' tuoi occhi velati

come in laghi velati

apparenze lontane.

 

E tu, lascerai tu

dunque ne l'abbandono

le cose che non sono

più, che non sono più!

 

 


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