Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
Lettura del testo

2 - HORTUS LARVARUM

15 - Romanza della donna velata

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

15 - Romanza della donna velata

 

Chi dunque ne la mia memoria oscura

susciterà quel duplice ricordo?

Una musica e un sogno. (E una figura

di donna?) Oh, ch'io ritrovi il primo accordo

e rivivrà la dolce creatura,

ed il sogno con lei, nel mio ricordo;

e l'una e l'altro non morranno più.

 

Ma quale fu la musica? Ma quale

fu il sogno? Ma qual era il vostro viso,

donna velata? Il giorno era autunnale

(mi sovviene del giorno, all'improvviso!)

ed il sole era come un grande opale

in un ciel così bianco che un sorriso

di piena luna non è forse più.

 

D'altro ancor mi sovviene. Giungea piano

a me il suono, fin su la ringhiera;

e pareami venisse di lontano.

Ai penduli rosai qualche leggera

aura facea, ne le pause, uno strano

bisbiglio. Ed anche quella musica era

dolce; ma non so quale fosse più.

 

Profondavasi innanzi una contrada

nobile e calma; e un fiume la partiva

lento, che mettea foce in una rada

cerula. E Il fiume lungi m'appariva

nel diffuso vapor come la spada

appannato da l'alito; o spariva

subitamente, non luceva più.

 

D'altro ancor mi sovviene. Se talora

io mi volgeva, senza sollevare

le tende ove languia l'onda sonora,

io scorgeva a traverso quelle rare

trame confusamente la signora

misteriosa e vago luccicare

il cembalo ne l'ombra, e nulla più.

 

La musica fluiva, nel sovrano

incanto di quel giorno moribondo,

con tal dolcezza che il mio cuore umano

non la sostenne. Ed un oblìo profondo

de la vita mi trasse in un lontano

mondo. Ah perché di quel lontano mondo,

anima mia, non ti sovviene più?

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL