Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
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3 - HORTULUS ANIMAE

17 - Suspiria de profundis

II.

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II.

 

- Odi tu? Odi tu? Questo romore

sempre questo romore... Ascolta! Ascolta!

Forse dormi, sorella? - Dorme in pace.

E sogna. Alcun romore nel silenzio

del suo sangue non giunge. Il suo respiro

è come un flutto languido, lontano.

 

Vanno i suoi muti sogni assai lontano.

La notte è immensa. Cade ogni romore.

E come un flutto placido il respiro

del bianco petto; eguale. Anima, ascolta.

Ella, dormendo, genera il silenzio;

crea dal petto una lene onda di pace.

 

Oh memoria! Piovea dal ciel la pace

ai lidi; l'acque ardean presso e lontano;

pendea la luna sul divin silenzio;

faceano l'acque e gli alberi un romore

alterno, come di parole. - Ascolta! -

Vincea tutte le voci il suo respiro.

 

Movea per certo allora il suo respiro

i cerchi de le stelle in quella pace.

Ora dorme, co' sogni. Anima, ascolta!

È come un flutto languido, lontano...

Ahi me! Non odi tu? Questo romore,

sempre questo romore... Ov'è il silenzio?

 

Oh desiderio mio lungo, oh silenzio

agognato! L'incanto del respiro

è dunque rotto? E mai questo romore

non mi darà, non mi darà mai pace?

Nessuno mai mi porterà lontano,

in fondo a un mare, in un sepolcro? Ascolta,

 

buona sorella: déstati ed ascolta.

Non odi tu? - Non giunge nel silenzio

del suo sangue la voce mia. Lontano

me la traggono i sogni. Ed io respiro

quest'aria ov'ella beve la sua pace!

Dunque è vero? È così? Questo romore

 

è supplizio a me solo? Anima, ascolta.

Fosse rombo di morte! Alto silenzio,

dopo ne la gelata ombra, lontano.

 


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