Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Poema paradisiaco
Lettura del testo

3 - HORTULUS ANIMAE

17 - Suspiria de profundis

III.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

III.

 

Guardavi gli occhi miei tu, l'altra notte

ardere... Ho sete. Spengi tu la fiamma

che mi consuma; toglimi il dolore,

buona sorella; caccia questo male!

Ah, tu non puoi. Non guarirò già mai.

Apri. Ti prego: fa ch'io veda il cielo.

 

Come rifulge, innanzi l'alba, il cielo!

Come, nel suo morir lento, la notte

palpita! Oh come palpita! Non mai

io vidi l'Orsa rendere tal fiamma.

Hanno gli astri pietà di questo male,

alta pietà del grave uman dolore...

 

Io gemo dal mio letto il mio dolore.

Vago de l'alba, ride umido il cielo.

Levo io la fronte angusta, arsa dal male.

Sente l'alba ed i veli ampi la notte

agita pe' suoi mille archi di fiamma.

O cielo, o notte, chi v'attinse mai?

 

Ah non io già v'udii risponder mai,

allor che su da l'anima in dolore

la preghiera sorgea come una fiamma!

Pur, muta allora mi scendea dal cielo

una promessa; e ne l'immensa notte

pareami allora piccolo il mio male.

 

O sorella, ben altro è questo male.

Non guarirò, non guarirò più mai.

Morissi al meno! Fosse al men la notte

ultima questa e l'ultimo dolore

questo al conspetto del soave cielo

e non m'ardesse più l'atroce fiamma!

 

Ah tu non sai, ah tu non sai che fiamma!

Perché mi guardi tu? Guardi tu il male

divorarmi? Io ti veggo alta su'l cielo,

simile a un giglio. Io non ti vidi mai

così pallida, mai su'l mio dolore

così pallida. Un giglio ne la notte...

 

Perché mi guardi? Vedi tu la fiamma

crescer ne gli occhi miei? Vedi tu il male

cangiarsi in morte? - Oh sorridente cielo!

 



«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL