Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
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Libro primo

3. Ai bagni

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3. Ai bagni

Con tenue murmure l’Adria velivolo

da ’l lido torrido di fulve sabbie

lunge lunge sfumava

in un colore glauco.

Sovra le candide tende che ascondono

a li occhi cupidi l’ignude veneri

con un sorriso d’oro

da ’l ciel guardava Apolline:

e su pevitrei flutti fremeano

risate amabili, vocine tremule,

ed i piedini bianchi

ad ora ad or mostravansi…

Fra i larghi lintei scossi da l’aure

intravedeansi candori nivei:

sol le fanciulle ardite

fuor de’ coperti usciano.

E c’era Dàlia ne ’l velo roseo,

c’era Valeria da ’l viso pallido,

c’era Lille la bruna,

Ida, Matilde, Giulia…

Ma tu, mia Lilia, fra quel femmineo

stuolo tutt’ilare scherzavi, e nitido

parevi astro che asconda

l’altre luci col raggio.

Com’eri splendida!… Le trecce madide,

a’ nodi indocili, cadean su gli omeri:

da la negletta veste

bianche beltà sfuggivano.

I risi e gl’incliti vezzi di Venere

da li occhi ceruli ti traluceano:

melodïosi accenti

da’ tuoi labbri volavano…

Ed ora un piccolo grido di gioia

mettevi, e rapide l’altre accorrevano,

e tu mostravi ad esse

una bella conchiglia.

Ed or gli aligeri che s’inseguiano

pel sereno aere guatavi: od ilare

palma battevi a palma

verso le cimbe ondivaghe…

Tal pel fluttisono mare la cipria

Diva e le Grazie lievi scorreano:

un profumo d’elisie

rose molcea quell’aure:

e l’occhi-glauche figlie di Dòride

a stuol seguivano l’aurëo cocchio,

spargendo intorno perle

lucenti e alati cantici…

Ma io con estasi dolce guardàvati,

e un foco ardeami le vene e l’anima,

e da quel t’amai,

o mia divina Lilia.

Soave effluvio mi parve l’aere;

la terra parvemi fiorente e giovine;

l’acque intorno frementi

e mi parvero musiche.



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