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8. A Firenze
Seduto qui tra ’l susurrio de l’aure
in faccia a’ colli, a la marina cerula,
da ’l cor ti mando questo grato cantico,
e dietro a lui fremente slancio l’anima
Come una schiera di loquaci rondini
verranno a riposarsi su le cupole
e sopra i campanili;
e poi tutte comprese da’ tuoi fascini
in folleggiante coro
ti diranno per me con dolce eloquio:
Quanti ricordi ne ’l mio petto susciti
o regina de l’Arno, o mia florivola
inspiratrice al canto!
Quanti ricordi di possenti palpiti
di illusïoni care, di delirii,
Che bei momenti sotto le marmoree
presso l’urne de’ Grandi ove pareami
mentre passavan mille raggi tremoli
a rompere l’orror de l’ombre mistiche
e l’organo gittava ne gli spazii
come un inno di gloria a l’Invisibile,
O tesori de l’Arte, o grandi immagini
davanti a cui co’ l’alma in grembo a’ secoli
ridite voi le mie feconde lagrime
tutte le febbri generose, e gl’impeti
Erano belli, o mia Fiorenza, i taciti
quando a ’l flagrante solleon splendeano
ed io correva insiem co’ le libellule
e m’esultava a’ polsi il sangue fervido
Da le vette di Fiesole su ’l vespero
tutta distesa ne la valle florida
ti salutava il Sol co’ baci rosei,
con quell’arcano e prepotente fascino
cantando gli stornelli in schietto eloquio
da’ fianchi baldanzosi, da le guancie
venian da lunge mille blandi effluvii
con certe ondate larghe che fremeano
ed io pensavo a tante cose splendide
lento sfogliando un ramo,
e riguardando il Campanil ch’ergeasi
Erano belle le tue notti limpide
mentre la luna spargeva tra gli alberi
e l’Arno bisbigliava insiem co’ l’aure
mesto come sospir d’amante, armonico
Surgëano a l’azzurro ciel le cupole
le torri foscheggianti, gli antichissimi
le statue ne ’l chiarore s’animavano
mentre un tremolo canto dileguavasi
e da’ felici giardini spandeasi
un provocante odore,
ed io pensavo all’Alighieri e all’estasi
quando i guerrier reddìan da le vittorie
tra le corone, i cantici de ’l popolo,
per la salute de la gran Repubblica
quando a ’l bel sole de ’l fiorito maggio
di sotto a’ padiglioni
coronati di rose i lieti giovani
in ordin lungo le ridenti vergini
ivan danzando per le piazze splendide
ed in mezzo a’ clamori ed a gli strepiti
— Ov’è il disìo de gli occhi miei? — la giovine