Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
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Libro primo

9. Sera d’estate

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9. Sera d’estate

SU ’L «LUNGARNO NUOVO» A FIRENZE

A Cesare Fontana.

Surge ne ’l vespero bruno tra gli alberi

Fiorenza, e placida riguarda il limpido

fiume che si dilegua

ed i colli di Fiesole.

Sale ne ’l perleo cielo e rifolgora

con raggio candido l’astro di Venere,

e li effluvî de’ fiori

per le frescaure volano.

Le case s’alzano bigie nell’aria

belle di splendide loggie marmoree:

lunghesso l’Arno in fila

i fanali scintillano.

S’odono garruli risi di femmine:

intorno gl’ilari monelli ruzzano:

ne le frequenti piazze

suonano allegre musiche.

Passano in rapidi cocchi e dileguansi

le beltà pallide da ’l guardo languido

con onde di profumi,

svegliando disii fervidi;

passano: e i rigidi cocchier, mirabili

per aureo fregio, la frusta schioccano

girando attorno gli occhi

con posa aristocratica…

Qua e le facili modiste ridono

forte e saettano cosguardi tremuli

gli smilzi damerini

da l’occhialetto lucido:

gli amanti cercansi con ansia vigile

scambiando trepide spinte ne l’ gomito:

colori e visi rosei

gaiamente si mescolano.

E l’Arno frangesi con risa e strepiti,

con pianti e gemiti a i ponti immobili:

spiran ne l’aria ebrezze

di desiderii e musiche…

O bionda Lilia, come sei fulgida!

come ti brillano quegli occhi ceruli!

come hai dolce il sorriso!…

Ti sei vista allo specchio?

Vaghi ti cadono su ’l fronte i riccioli,

su ’l labbro tremola un desiderio…

Ah! così non guardarmi!…

Il tuo sguardo m’affascina.

Dammi la candida mano: abbandònati

qui su ’l mio braccio: parliam di gioie…

Non senti?… Tutta l’aria

è una melòde e un balsamo.



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