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22. A la signorina
Silvina Olivieri
Via da la rosea bocca fluiscevi
la nota a volo per l’aria tepida
si come un effluvio da ’l fiore
sotto le ciglia più bruni e fulgidi
gli occhi ogivali brillano: guardano
Lenta, serena si perde l’anima
de ’l vostro canto ne’ dolci fascini;
come un volo di farfalle in cielo.
Ed intraveggo là giù oceani
vasti d’azzurro: passano incognite
bianche, da le lunghe chiome d’oro;
poi palme verdi, pagode ergentisi
in orizzonti fiammei di porpora,
riguardanti con occhi fatali…
Ma ecco in mesto sospir si smorzano
da li avorii prorompe fremendo;
prorompe a l’aria con strani turbini,
con trilli e fughe, come un volubile
che trasvola per li occasi rossi.
E segue il canto: la voce ha brividi,
strappi, sussulti, ha risi, ha murmuri,
che son baci e carezze di dee,
fa che s’allungan sì come vipere
vive ed alate ne l’aria lucida,
Siete una maga?… Io veggo un rapido
fluttar di forme indescrivibili,
mi sento svegliare ne ’l petto
gli entusiasmi de ’l mio primo amore;
con lieto ritmo ne ’l cor mi cantano;
Tal forse un giorno fra l’onde cerule
de ’l ionio mare gl’inni mesceano
le sirene da ’l virgineo seno.
Ivan gli alati suoni per l’aure
dolci siccome l’ambrosie olimpiche,
con gli effluvii de li aranci via.
tra’ violacei vapor de ’l vespero:
di montagne sorrisa da ’l sole.