Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Primo vere
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Libro terzo

22. A la signorina Silvina Olivieri

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Libro terzo

22. A la signorina
Silvina Olivieri

Via da la rosea bocca fluiscevi

la nota a volo per l’aria tepida

si come un effluvio da ’l fiore

ne’ mattini placidi d’aprile;

sotto le ciglia più bruni e fulgidi

gli occhi ogivali brillano: guardano

lontano lontano per l’alto

da ignoti fantasimi sorrisi.

Lenta, serena si perde l’anima

de ’l vostro canto ne’ dolci fascini;

dileguan suavi i pensieri

come un volo di farfalle in cielo.

Ed intraveggo giù oceani

vasti d’azzurro: passano incognite

fanciulle da l’ali lucenti,

bianche, da le lunghe chiome d’oro;

poi palme verdi, pagode ergentisi

in orizzonti fiammei di porpora,

baiadere da’ fianchi di tigre

riguardanti con occhi fatali…

Ma ecco in mesto sospir si smorzano

l’ultime note: un subitaneo

sinfonico schianto di suoni

da li avorii prorompe fremendo;

prorompe a l’aria con strani turbini,

con trilli e fughe, come un volubile

nugolo di passere argute

che trasvola per li occasi rossi.

E segue il canto: la voce ha brividi,

strappi, sussulti, ha risi, ha murmuri,

bimolli che sono velluti,

che son baci e carezze di dee,

fa che s’allungan sì come vipere

vive ed alate ne l’aria lucida,

ricami sottili di trilli,

aüdacie, lentezze, agonie…

Siete una maga?… Io veggo un rapido

fluttar di forme indescrivibili,

mi sento svegliare ne ’l petto

gli entusiasmi de ’l mio primo amore;

e le sopite speranze aëree

con lieto ritmo ne ’l cor mi cantano;

torno a’ sogni pieni di sole,

a le febbri de l’arte divine…

Tal forse un giorno fra l’onde cerule

de ’l ionio mare gl’inni mesceano

fatali a ’l vagante nocchiero

le sirene da ’l virgineo seno.

Ivan gli alati suoni per l’aure

dolci siccome l’ambrosie olimpiche,

lontan lontano palpitanti

con gli effluvii de li aranci via.

Bella Zacinto intravedeasi

tra’ violacei vapor de ’l vespero:

in fondo una cerchia nivale

di montagne sorrisa da ’l sole.



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