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La vedevo passare ogni mattina
sotto le mie finestre spalancate
quel demonietto d’una crestaina
piena di guizzi e di procaci occhiate:
la vedevo passare ogni mattina.
Eran biondi e ricciuti i suoi capelli
di sotto a ’l cappellin di seta nera
e su la fronte le scendean ribelli
dandole un’aria seducente e fiera:
eran biondi e ricciuti i suoi capelli…
Che begli occhi, perdio!… Che bel sorriso
su que’ turgidi labbri porporini
che si schiudean talvolta all’improvviso
per mostrare un tesoro di dentini:
che begli occhi, perdio! che bel sorriso!…
Spandean le vesti un lascivetto odore
di muschio intorno, ed un piedin guizzante
faceva indovinare lo splendore
d’una gamba nervosa e provocante:
spandean le vesti un lascivetto odore…
e tossivo per farla rivoltare,
e poi, pensando a tante cose strane,
non mi piaceva più di studïare:
come sbattevo quelle persïane!…
E un giorno un ciclamin lasciai cadere
mentre passava, e tutto rosso in volto
mi ritirai per non farmi vedere,
e mai non seppi se l’avea raccolto:
un giorno un ciclamin lasciai cadere…
Venne l’autunno, e più non la rividi
la bionda crestaina riccioluta
che m’aveva strappato ai libri fidi,
toccandomi una corda ancóra muta:
passò l’autunno, e più non la rividi!…
E poi riseppi ch’era all’ospedale
e che la tisi dentro la rodeva,
e che nessun conforto il lento male
un po’ men disperato le rendeva…
e poi riseppi ch’era all’ospedale!