Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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Libro terzo

31. Ricordo di Firenze

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31. Ricordo di Firenze

La vedevo passare ogni mattina

sotto le mie finestre spalancate

quel demonietto d’una crestaina

piena di guizzi e di procaci occhiate:

la vedevo passare ogni mattina.

Eran biondi e ricciuti i suoi capelli

di sotto a ’l cappellin di seta nera

e su la fronte le scendean ribelli

dandole un’aria seducente e fiera:

eran biondi e ricciuti i suoi capelli…

Che begli occhi, perdio!… Che bel sorriso

su que’ turgidi labbri porporini

che si schiudean talvolta all’improvviso

per mostrare un tesoro di dentini:

che begli occhi, perdio! che bel sorriso!…

Spandean le vesti un lascivetto odore

di muschio intorno, ed un piedin guizzante

faceva indovinare lo splendore

d’una gamba nervosa e provocante:

spandean le vesti un lascivetto odore…

Io sbattevo talor le persïane

e tossivo per farla rivoltare,

e poi, pensando a tante cose strane,

non mi piaceva più di studïare:

come sbattevo quelle persïane!…

E un giorno un ciclamin lasciai cadere

mentre passava, e tutto rosso in volto

mi ritirai per non farmi vedere,

e mai non seppi se l’avea raccolto:

un giorno un ciclamin lasciai cadere…

Venne l’autunno, e più non la rividi

la bionda crestaina riccioluta

che m’aveva strappato ai libri fidi,

toccandomi una corda ancóra muta:

passò l’autunno, e più non la rividi!…

E poi riseppi ch’era all’ospedale

e che la tisi dentro la rodeva,

e che nessun conforto il lento male

un po’ men disperato le rendeva…

e poi riseppi ch’era all’ospedale!



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