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47. II
Vogata
Deh, com’è bello il fiume tra i caldi scarlatti e le nubi
Ne la veste turchina che prodiga assente a le forme,
Va la piccola barca ne l’acque veloci che vezzi
travolvere; da riva giù in fondo si specchiano i pioppi,
tremulanti a la vasta canzone che dentro ci canta
canta anche tu l’estrema canzone a l’occaso di luglio
fiammeo! Canta, o bellissima
rematrice, a la rosea figlia di Giuno il peàna,
come colùbri a l’aure, vibrino, balzino, folli
a l’aure: i muti pesci da l’ime dimore verranno
barca più lenta; i pioppi dileguano glauchi accennando
fumi caldi ne ’l cielo con tenui risi d’opàle,
con occhiatine languide
di perla, con sbadigli di talco per l’alto. Due bruni
di canne ratti a volo si levan frullando. La barca
e mi naviga l’anima in plaghe lucenti; sereno
mi scorre il pitïambico
flessuoso. Lasciamo che il fiume su ’l dorso ci culli,
ch’io su ’l petto ti culli, su ’l petto fremente piacere!
In questa solitudine
ampia d’alberi e d’acque non siamo noi i giovini genii
amori? noi che risa, che baci, che canti, che sogni
mesciamo ne ’l crepuscolo?