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50. V
Bacchanalia
Passa in trionfo, o splendido figlio di Semele, o nume
ritto su ’l cocchio! Ondeggino a’ vènti fremendo le chiome
alto il tirso ne ’l pugno divino de l’indiche genti
penda fluttuando, e rosee ridan le carni ne ’l bacio
il Sole. Passa, o Bromio, in trionfo, noi chini avvolgendo
noi che qui, sotto il colle!… t’alzammo un altare. Vi trema
acque; vi cantan le api su ’l vespro una lene canzone;
e verdi vi s’arrampican
l’edere con secreti pispigli; e tre viti sorelle
da’ racemi. Ampio intanto l’autunno co’ i caldi colori
le vendemmie rubenti; a me tra man si torcon le strofe
io su le rosse bocche e su’ turgidi seni le bacio:
con un riso protervo di sfida, e dileguan ne’ campi
bellissima tra l’Evie, a cui sbendasi Amore ne li occhi
su ’l labro, m’odi: fuggonci l’ore veloci su ’l capo
schernendo; e già, fantasima
grigio, brumaio ghigna da ’l norte un maligno sorriso
pincerna, ne’ cristalli il Falerno, l’amor dei poeti,
fra le labbra il vermiglio licore ne’ baci… Oh i bei baci
labbra umide ne’ baci! Oh il gaio vermiglio trionfo
Bevi, bianca Bassaride, e baciami, e ridi! Non siamo
celebrïamo, o Nemesi, a’ nostri selvatici amori?